Cameron: Zelensky ha il diritto di colpire oltre confine
La Brexit? «Stiamo cercando di essere vicini, amici e partner della Ue». Sulle sue dimissioni nel 2016: «Fu giusto lasciare»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Londra - È un governo in scadenza, quello del primo ministro britannico Rishi Sunak, a tre settimane dal voto che lo travolgerà. Ma la caratura internazionale di David Cameron, il suo ministro degli Esteri (ed ex premier lui stesso), va al di là della contingenza politica del momento: e di lui probabilmente sentiremo ancora parlare.
È anche per questo che ieri mattina si è presentato a Londra davanti alla stampa estera, dove ha risposto alle domande del Corriere e degli altri giornalisti.
Cosa si aspetta dal G7 e come vi state coordinando con la presidenza italiana?
«Ci stiamo coordinando strettamente con la presidenza italiana, il nostro premier davvero si compiace della sua relazione con la premier Meloni, lavorano assieme in modo molto costruttivo. La prima cosa che vorrei vedere sono sanzioni davvero dure contro aziende e individui russi che aiutano a continuare questa guerra e rifornire la macchina bellica russa. Dopo la Brexit, noi abbiamo costruito il nostro arsenale di sanzioni e oggi ne annunciamo di nuove. Cosa cruciale, non sono limitate solo ad aziende che operano in Gran Bretagna o in Europa: gli diamo la caccia in tutto il mondo. Quindi sanzioneremo aziende in Cina, in Turchia, in Kirghizistan, perfino in Israele, che riteniamo forniscano materiale a doppio uso per la macchina bellica russa. Dobbiamo anche dare la caccia alla flotta fantasma che porta il petrolio russo illegalmente in giro per il mondo: ogni volta che si avvicinano a un porto italiano, voglio fare in modo che siano bloccate. Mostreremo a Putin che siamo del tutto schierati dietro all’Ucraina: daremo la caccia al denaro, al petrolio, fermeremo il gas, fermeremo le navi, faremo tutto ciò che possiamo per fermare la macchina bellica russa e mostrare a Putin la follia delle sue azioni».
Non teme che l’avanzata delle destre alle elezioni europee possa mettere in pericolo questo sforzo?
«Il partito che ho aiutato a fondare, l’Ecr, è guidato in modo capace da Giorgia Meloni: lei è una degli avvocati di punta nel sostegno all’Ucraina e per respingere l’avanzata russa e la propaganda russa non solo in Ucraina, ma in tutto il mondo, qualcosa che verrà discusso al G7 che lei sta ospitando».
Però la guerra non sta andando bene per l’Ucraina.
«Vorrei sfidare l’idea che le cose non stiano andando bene. L’Ucraina ha affondato il 25% della flotta russa del Mar Nero; hanno perso una piccola parte di terreno, ma nulla in confronto all’enorme fetta di territorio che hanno conquistato dopo aver respinto l’invasione russa: e ora vediamo usata l’artigliera molto più efficace fornita dagli americani. L’Ucraina ha il diritto all’autodifesa e significa anche, se hai truppe russe che si ammassano al di là del confine, usare le armi per fermarle. Dal punto di vista del diritto internazionale e del senso comune, Kiev ha il diritto di colpire le forze russe mentre si organizzano per entrare in Ucraina».
A quattro anni dalla Brexit, cosa è andato bene e cosa no?
«Quello che funziona è che stiamo cercando di essere vicini, amici e partner della Ue: e lo vediamo sull’Ucraina, dove lavoriamo mano nella mano. Stiamo facendo funzionare l’accordo di cooperazione, stiamo risolvendo problemi e difficoltà e massimizzando le opportunità».
Si è pentito per essersi dimesso da premier dopo il referendum sulla Brexit?
«Mi sono dimesso perché ho sostenuto un argomento con decisione e alla fine mi sono convinto che non avrei avuto alcuna credibilità come primo ministro se avessi guidato il governo dopo un voto per uscire dall’Unione europea. Penso ancora che sia stata la decisione giusta e appropriata».
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