
“Spiegherò tutto ai pm”, poi però Pozzolo tace: ecco tutte le contraddizioni sullo sparo di Capodanno
Ci sono ancora molte incognite sulla dinamica dello sparo di Capodanno nella sala della Pro loco a Rosazza, il borgo di 99 anime a 70 chilometri da Torino. Due sole certezze finora. La prima: almeno due testimoni ascoltati in procura accusano il deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo, al momento l’unico indagato dalla procura di Biella, di aver esploso il colpo che ha ferito alla coscia l’elettricista Luca Campana. La seconda, Pozzolo nega di aver sparato, ma prima lascia intendere che sa chi ha esploso il colpo e che lo dirà ai magistrati, poi di fronte ai pm tace. Il tutto in attesa dei risultati degli accertamenti irripetibili delegati ai carabinieri del Ris di Parma.
La retromarcia e i silenzi di Pozzolo
"Confermo che il colpo è partito accidentalmente – afferma Emanuele Pozzolo il 2 gennaio - non sono stato io a sparare”. E ancora prima ai carabinieri, la notte stessa: “La pistola mi è scivolata dal giubbotto, qualcuno l’ha raccolta, non ho sparato io”. Allora chi è stato a sparare? “Ne parlerò con la magistratura”, spiega il 10 gennaio a Repubblica, lasciando intendere di voler fare il nome di avrebbe armato la sua North American arms calibro 22. Invece, a sorpresa, il 18 gennaio il deputato di Fratelli d’Italia compare in procura a Biella e si avvale della facoltà di non rispondere. Finora, dunque, restano sul tavolo tutta una serie di dichiarazioni contrastanti rese dal deputato.

L’accusa dei testimoni: “Ha sparato lui”
Allusioni, mezze verità. In attesa dei risultati del Ris di Parma e di fronte all’unico dato certo. Finora ci sono almeno due partecipanti alla cena di Capodanno organizzata dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro nella sala della proloco di Rosazza che lo accusano di aver sparato. Sono Pablito Morello, il caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e suo genero, il ferito, Luca Campana, un elettricista di 31 anni.
Gli accertamenti del Ris
Sia chiaro, è una piena facoltà dell’indagato il potersi avvalere della facoltà di non rispondere, specie in assenza dei risultati degli accertamenti irripetibili ancora in corso al Ris di Parma. Esami delegati dalla procura sulla matrice dello stub fatto a Pozzolo al mattino del 1° gennaio, sull’arma e sui vestiti, che Pozzolo non ha voluto consegnare appellandosi all’immunità parlamentare. I Ris lavorano per rilevare le impronte digitali sull’arma e per confrontare l’ogiva estratta dalla coscia Campana con quelle degli altri quattro proiettili ancora inesplosi nel tamburo della pistola.
Su quest’ultimo punto non ci sono molti dubbi. Sono rilevanti invece le testimonianze, gli accertamenti irripetibili e i rilievi eseguiti nella sala mai messa sotto sequestro, l’analisi delle tracce di sangue sul tavolino pieghevole usato come una barella per trasportare il ferito alla fine della scalinata, sulla statale dove lo aspettava l’ambulanza.
Il mancato stub al caposcorta di Delmastro
Al stato attuale più di tutto pesano le testimonianze. Quella di Morello, che ha visto il deputato con la pistola in mano quando è partito il colpo, quella di Campana, che lo ha denunciato e probabilmente quella di un altro politico locale presente alla cena. Tre uomini vicini a Delmastro. Eppure il silenzio di Pozzolo in procura fa pensare.
Così come la scelta di non fare lo stub a Morello, l’uomo che sembra fosse di lato a Pozzolo quando è partito il colpo e che certamente ha toccato la pistola, se non altro per metterla in sicurezza e riporla su una mensola quando Campana, che un attimo prima dello sparo ballava e mangiava datteri canditi al cioccolato, era già ferito, sanguinante, seduto sulla sedia verde nella cucina della Pro loco.