Unicredit, Generali e Mediobanca, la Borsa crede al maxi polo finanziario: i titoli corrono a Piazza Affari
di Francesco Bertolino e Daniela Polizzi
Un maxi polo finanziario — che in Borsa potrebbe valere 100 miliardi — tra Unicredit e Mediobanca. E in prospettiva con vista sulle Assicurazioni Generali. La Borsa crede all’operazione descritta da Il Foglio spingendo i titoli dei gruppi che nello schema descritto sarebbero coinvolti: Mediobanca ha chiuso la giornata con +5,24%, Generali con + 3,26% (Banca Generali segna +2,73%) mentre Unicredit — presunto motore di tutta l’operazione — ha registrato un rialzo dell’1,81%. Ma la suggestione di un’operazione che smuoverebbe assetti e profili di business consolidati in Italia — finita peraltro sotto stretta osservazione da parte della Consob — ha messo il turbo ai titoli bancari. Da Banco Bpm (+5,4%) a Bper (+2,16%) che il mercato candida a un risiko attorno a Mps (+2,16%).
di Francesco Bertolino e Daniela Polizzi
Al mercato piace l’idea dell’m&a tra le banche. Unicredit, già oggetto di rumor sulla Pop Sondrio, possiede capitale in eccesso per 10 miliardi. Una combinazione con Generali, attraverso Mediobanca (ha il 13% del Leone), rafforzerebbe il gruppo guidato dal ceo Andrea Orcel nel risparmio gestito e nelle polizze. Generali è la prima in Europa per raccolta. Darebbe anche soddisfazione a un nocciolo di azionisti come il gruppo Caltagirone e Delfin (poco sotto il 10% a testa), che da tempo premono per lanciare Trieste in un’operazione trasformativa. Con loro potrebbe schierarsi anche la Fondazione Crt, che, sotto le insegne del nuovo presidente Fabrizio Palenzona, è salita al 2% della compagnia e ha fatto capire di essere un socio importante di Unicredit. «Niente da dire», ha tagliato corto il presidente delle Generali Andrea Sironi a margine di un convegno.
di Andrea Rinaldi
I nodi industriali di una ipotetica aggregazione sono numerosi e non facili da sciogliere, come dimostra il tentativo, poi archiviato, da parte di Intesa Sanpaolo di scalare Generali. Il mestiere del banchiere non è quello dell’assicuratore, se non altro sotto il profilo regolamentare e patrimoniale, e le sinergie non sono scontate. C’è poi da considerare che nel capitale di Unicredit figura Allianz (4%) che ha siglato con la banca un accordo che scadrà nel 2027. Resta poi da capire quale senso industriale possa avere l’asse Mediobanca-Unicredit. Il piano del ceo Alberto Nagel ha puntato sul wealth management. Mentre Unicredit si è alleata com Azimut nel risparmio gestito: è quindi da vedere se preferisca continuare la crescita interna oppure spendere 12 miliardi per Mediobanca con un premio che il Foglio ipotizza del 20%. Secondo Deutsche Bank tra i fattori che scoraggiano l’affare ci sarebbe «l’impatto diluitivo sui numeri di Unicredit e il rischio che l’investment banking di Mediobanca si disgreghi».
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