DAL NOSTRO CORRISPONDENTE DA PECHINO
Quaranta milioni di nomi e indirizzi di cittadini britannici rubati da hacker (di Stato) cinesi; malware piazzati nei sistemi di difesa, nelle reti elettriche e in altre infrastrutture civili degli Stati Uniti, sempre da parte di pirati cinesi che operano nel cyberspazio.
L’accusa formulata dai governi di Gran Bretagna e Stati Uniti denuncia un piano di spionaggio e infiltrazione che sarebbe partito da Pechino pi� di dieci anni.
Così gli hacker cinesi di Apt31 hanno rubato a Londra 40 milioni di nomi di elettori britannici (e puntavano a fermare i soccorsi Usa a Taiwan)
Regno Unito e Stati Uniti accusano Apt31, unit� di cyberguerra dello Stato cinese. Tra i suoi obiettivi: fermare i soccorsi americani a Taiwan. Il piano di spionaggio �partito da pi� di 10 anni�

Che cosa hanno fatto gli hacker cinesi in Gran Bretagna
Il controspionaggio di Londra dice che l’incursione cinese ha preso di mira il database della Electoral Commission, e tra il 2014 e il 2022 � riuscita a catturare informazioni sull’intero corpo elettorale britannico: 40 milioni di cittadini iscritti nelle liste, i loro indirizzi, le loro email.
Gli hackers del Partito comunista avrebbero �messo sotto sorveglianza� anche parlamentari, partiti politici, giornalisti e organizzazioni critiche nei confronti del governo cinese.
Se prendere di mira personalit� politiche e singoli individui � una tattica classica dello spionaggio, � meno evidente il motivo dell’infiltrazione nei server della Commissione elettorale di Londra. Che cosa potrebbe fare l’intelligence mandarina con questo materiale grezzo, con i nomi di 40 milioni di elettori? Secondo gli analisti questi dati, inseriti in un programma di selezione alimentato da Intelligenza artificiale e incrociati con altre informazioni, potrebbero fornire all’avversario cinese una conoscenza di intere categorie di cittadini britannici e di gruppi che influenzano l’opinione pubblica nel campo della politica estera del Regno Unito.
Che cosa hanno fatto gli hacker cinesi negli Stati Uniti
Il filone americano dell’azione di controspionaggio ha rivelato un piano pi� concreto e immediatamente comprensibile: �malware� (software malevolo che infetta i programmi informatici) infiltrato nel corso degli anni dai cinesi � stato trovato nei server di infrastrutture militari e civili degli Stati Uniti. Secondo l’intelligence Usa, Pechino userebbe i malware per evitare che gli Stati Uniti vadano al soccorso di Taiwan in caso di attacco. In sostanza, gli strateghi cinesi di cyberguerra pensano che gli americani sarebbero troppo preoccupati di difendere le loro forniture di elettricit�, acqua e cibo per impegnarsi nella difesa della lontana isola democratica che Xi Jinping ha giurato di riunificare.
Se si entra in questa ottica, il fatto che a Washington siano consapevoli dell’azione continua degli hacker statali cinesi, fa il gioco (psicologico) di Pechino. A Londra e Washington sono convinti che la Cina stia giocando una enorme partita di spionaggio e controinformazione. Il gruppo cinese di hacker individuato in questa operazione sulle due sponde dell’Atlantico � stato battezzato Apt31, sigla che sta per Advanced persistent threat (Minaccia avanzata e persistente).
I sette hacker e la societ� di copertura
Il Dipartimento della Giustizia di Washington ha incriminato sette hacker cinesi che per 14 anni avrebbero lavorato al piano di infiltrazione.
La centrale che dirigeva le incursioni, compiute inviando decine di migliaia di email con malware incorporati, userebbe come copertura una societ� tecnologica di Wuhan, la Xiaoruizhi Science and Technology Company. Gli americani hanno dato ai pirati cinesi anche nomi in codice suggestivi: Zirconium, Violet Typhoon, Judgment Panda e Altaire, tutti riconducibili al Ministero per la sicurezza statale della Repubblica popolare cinese e annidati a Wuhan.
La citt� da dove � partito il Covid-19 ora torna alla ribalta come origine di questi virus informatici.
Accertato che i cinesi hanno �svolto attivit� di ricognizione informatica su parlamentari britannici� mostrando di volersi infiltrare nel processo democratico del Regno Unito proprio nell’anno elettorale, Londra si prepara a dichiarare la Cina �una minaccia alla sicurezza nazionale del Regno Unito�. Il vicepremier Oliver Dowden ha assicurato comunque al Parlamento che il piano Apt31 �non ha avuto alcun impatto sul processo elettorale�. La replica di Pechino: �Si tratta di accuse senza fondamento, diffamazione senza prove che segnala mancanza di professionalit� nell’intelligence e nella politica britannica e americana�, ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri cinese.
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26 marzo 2024 (modifica il 26 marzo 2024 | 12:41)
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