Alle radici di Sinner: Sesto rimane in silenzio, un lutto rovina la festa

SESTO — Quando cala il buio, i cortei di sciatori sfilano non per festeggiare, ma per salire sui bus per San Candido. I clacson non suonano nemmeno se uno tarda allo stop, Jannik Sinner sorride sullo striscione dell’edificio che ospita i vigili del fuoco e la biblioteca C. Gatterer. Dov’è la festa? Non c’è, semplicemente, perché per Sesto non è solo il giorno più grande di sempre, ma è anche un giorno di lutto. Niente caroselli, se una madre e due figli hanno perso la vita in un incidente stradale dall’altra parte dell’Alto Adige, i funerali sono già fissati per lunedì. Ma anche senza la tragedia, non ci sarebbe stato comunque il carnevale.

La gente del posto è così, 1800 abitanti radicati nella Val Pusteria che nemmeno per la vittoria in uno Slam rinunciano alla loro identità. Orgogliosi e riservati, come la famiglia Sinner, che tutti giurano di incontrare «al supermercato», ma poi nel giorno dei giorni non appare in pubblico, forse temendo i giornalisti, forse obbedendo al desiderio di protezione espresso da Jannik in persona. Legato alle sue montagne, pronto a presentarsi al bar con gli amici «e ordinare sempre caffè» ricorda il barista Claudio del Gaiso, mentre una signora che non vuole essere nominata ricorda l’ultima volta che il campione è venuto qui, e scherzando con gli sciatori di fondo ha detto: «Ma perché non prendete la seggiovia e scendete invece che faticare spingendo?».

Sono inequivocabili due chalet in legno, due matrioske una accanto all’altro, la più grande presenta l’insegna Appartements Haus Sinner. Alla finestre appaiono coppe per bambini, riempite da peluche un po’ impolverati: sono le tracce di Jannik bambino che vinceva sugli sci. Altri segni di vita? Un fioca luce dietro tapparelle abbassate. Ma nella presentazione degli appartamenti per vacanze, si capisce un po’ di più del luogo in cui è germogliato il talento: “Un paesaggio di idilliaca bellezza, circondato da una cortina di possenti montagne. Escursioni, mountain-bike, sci o sci di fondo: l’Alta Pusteria consente una vasta gamma di attività per il tempo libero”. «Questa è l’unica cosa che puoi fare qui: lo sport» racconta un’altra sestese. «Di bambini ne nascono pochi, il maestro di tennis può avere al massimo una dozzina di allievi».

Perché il tennis poi esiste in una terra di nevi, i due campi indoor sotto la volta lignea della Dolomitenarena hanno pure una data di nascita piena di suggestioni: «Sono nati nel 1976, l’anno della prima Coppa Davis, da un gruppo di imprenditori privati, prima che li rilevasse il comune» racconta Thomas Summerer, sindaco della Südtiroler Volkspartei, pure lui prima sciatore poi tennista. «Venivano i turisti tedeschi a giocarci, all’inizio erano in cemento. Quando ha cominciato a giocarci Jannik si è capito subito che aveva talento, coraggio, voglia di diventare quel che è». Chi vuole fare un “tenniskurs” dove è nato Sinner paga 13 lezioni 200 euro, o 26 lezioni 380. Sembra tutto così normale, ma normale non è. «Lui rispecchia la gente di montagna che troppo spesso viene presa in giro» assicura Fabian Ferrari, poliziotto. «Qui trovi fatica, umiltà, sincerità, valori che non vengono più considerati. Lui veniva deriso come il montanaro che gioca a tennis. Come l’ha presa? È andato avanti».