Il messaggio di papa Francesco alla Cop28: “No ai nazionalismi, serve una conversione ecologica multilaterale”

Per affrontare il “delirio di onnipotenza” rappresentato dal cambiamento climatico, così come per promuovere la pace nel mondo, è necessario uscire dalle “strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi” e dare un nuovo impulso al “mutlilateralismo”, via maestra di una urgente “conversione ecologica”: così papa Francesco nel messaggio inviato alla Cop28 di Dubai, alla quale non ha potuto partecipare a causa di una bronchite acute.

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“Offesa a Dio, peccato strutturale”

“Purtroppo non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l’ora è urgente”, scrive Bergoglio nel messaggio che è stato letto dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. “Sono con voi perché, ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo. Sono con voi perché la devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni”. Al tema della “cura della casa comune” il Papa ha dedicato la sua enciclica Laudato si’ (2015) e l’esortazione apostolica Laudate Deum, pubblicata lo scorso quattro ottobre, nella quale fustiga, in particolare, il negazionismo climatico.

Causa umana “acclarata”

E’ “acclarato”, afferma il Papa, che i cambiamenti climatici in atto “derivano dal surriscaldamento del pianeta, causato principalmente dall’aumento dei gas serra nell’atmosfera, provocato a sua volta dall’attività umana” e “il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza”.

Riscaldamento e raffreddamento

Il principale ostacolo sono “le divisioni che ci sono tra noi” e la via d’uscita, scrive il Papa che negli anni ha molto insistito su questo punto, è “la via dell’insieme, il multilateralismo. E’ preoccupante in tal senso – nota Francesco – che il riscaldamento del pianeta si accompagni a un generale raffreddamento del multilateralismo, a una crescente sfiducia nella Comunità internazionale”, ed è invece “essenziale ricostruire la fiducia, fondamento del multilateralismo. Ciò vale per la cura del creato così come per la pace: sono le tematiche più urgenti e sono collegate. Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune, afferma il Papa, che rilancia la proposta di un fondo mondiale per eliminare la fame “con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari”.

“La strettoia dei nazionalismi”

“Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, sono schemi del passato”, insiste il Papa: “Abbracciamo una visione alternativa, comune: essa permetterà una conversione ecologica, perché “non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali”. Assicuro in questo l’impegno e il sostegno della Chiesa cattolica, attiva in particolare nell’educazione e nel sensibilizzare alla partecipazione comune, così come nella promozione degli stili di vita, perché la responsabilità è di tutti e quella di ciascuno è fondamentale”.

Sintonia col “global south”

Jorge Mario Bergoglio insiste, in particolare, nel farsi avvocato dei paesi più poveri in sintonia con il “global south”: “Colpiscono – afferma – i tentativi di scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite. Sono tabù da sfatare con fermezza”. Francesco chiede al riguardo che “non venga penalizzato lo sviluppo di tanti Paesi, già gravati di onerosi debiti economici; si consideri piuttosto l’incidenza di poche nazioni, responsabili di un preoccupante debito ecologico nei confronti di tante altre. Sarebbe giusto individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano su diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi”.

San Francesco e la buona politica

Il Papa auspica che la Cop di Dubai rappresenti “un punto di svolta: manifesti una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica, attraverso forme che abbiano tre caratteristiche: siano “efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili”. E trovino realizzazione in quattro campi: l’efficienza energetica; le fonti rinnovabili; l’eliminazione dei combustibili fossili; l’educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi. Per favore: andiamo avanti, non torniamo indietro”. Francesco, che conclude il suo intervento citando quel san Francesco del quale ha assunto il nome, pungola i capi di Stato e di Governo presenti sottolineando che “a nulla giova conservare oggi un’autorità che domani sarà ricordata per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario. La storia ve ne sarà riconoscente. E anche le società nelle quali vivete, al cui interno vi è una nefasta divisione in “tifoserie”: tra catastrofisti e indifferenti, tra ambientalisti radicali e negazionisti climatici... E’ inutile entrare negli schieramenti; in questo caso, come nella causa della pace, ciò non porta ad alcun rimedio. E’ la buona politica il rimedio”, afferma il Papa.