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Attacco al centro commerciale di Sydney, il killer con le sneaker e la maglietta da rugby: «Non è un terrorista»
Quanto all’inchiesta, andrà avanti «per molti giorni» ma è «ancora troppo presto per dire» cosa ci sia effettivamente dietro l’attacco. Compare un altro poliziotto, Anthony Cooke, che aggiunge: «Non c’è nulla che per ora possa indicare un movente legato a un’ideologia». Dagli investigatori non filtra alcun altro particolare, se non che l’uomo avrebbe agito da solo. È però certo che fosse noto alla banca dati. Anche se, almeno per il momento, non è chiaro per quali reati. I video ritraggono il killer con sneakers ai piedi e indosso bermuda e una maglietta della squadra nazionale di rugby, ma quello a tredici, quello dei Kangaroos. Che è un mondo separato, con meno regole, dal più celebre sport a quindici praticato in Europa. Le testimonianze di chi lo ha visto in azione a distanza ravvicinata sono tutte concordi. «Era calmo, incredibilmente calmo» dice una donna di mezza età, ancora visibilmente sconvolta, a una tv di Sydney. Un’altra testimone inquadra il momento in cui lo sconosciuto ha cominciato a uccidere: «Camminava come se stesse mangiando un gelato nel parco». Ma d’improvviso si è «messo a correre», accanendosi «su una donna in modo selvaggio. Dopo alcuni instanti di choc sono scappata. Ho sentito gente che gridava: run, run, run». Correte, correte, correte. «Ha colpito in modo assolutamente casuale» è il racconto che viene ripetuto da molti che hanno assistito alla strage al Bondi Junction Westfield, sei piani nella periferia est di Sydney. Però la stampa australiana già si sta chiedendo perché tra le sei vittime cinque siano donne. Il quarantenne che indossava la maglia dei Kangaroos potrebbe averle prese di mira deliberatamente? Dubbi ai quali per adesso è impossibile dare risposta. «L’indagine sarà lunga» è la frase ossessiva degli investigatori.