Thiago Motta è studioso, espansivo, ossessivo, amabile: i volti dell'allenatore del Bologna
Thiago Motta è stato definito da Joe saputo «stranino». Vive in zona centro, mai cena al ristorante, quando c'è il sole arriva al centro sportivo con la Harley Davidson
Espansivo e riservato. Un controsenso sì, ma Thiago Motta è proprio così. Il presidente del Bologna Joey Saputo l’ha definito alla perfezione in una sola parola: «Stranino». Lo è per davvero. Garbo e rispetto sono il suo biglietto da visita, gli unici a farlo uscire di sé sono gli arbitri, ma quella è un’altra arte appresa dal maestro José Mourinho.
Thiago El Profe Motta a vederlo così sembra il signore perfettino e anonimo di un distinto condominio. Famiglia normale, tanto lavoro, zero mondanità, pettegolezzi neanche a parlarne. A Bologna vive a ridosso del centro, zona San Mamolo, ogni tanto lo si vede di mattina presto sotto i portici, la sera nessuno l’ha mai incrociato in un ristorante. La sua vita monastica l’ha costretto un giorno a lasciare un indizio al popolo: «Mi fate sembrare noioso, non lo sono». Però è un grande studioso, con una disciplina ferrea.
Le giornate le passa al centro tecnico di Casteldebole. Se c’è il sole si presenta con la sua Harley Davidson, color blu notte.
Spesso è lì prima dei dipendenti, neanche avesse il cartellino da timbrare. Alle 9 è già nel suo ufficio per preparare l’allenamento delle 11. Poi pranzo con la squadra, i giocatori vanno a casa, lui resta. La luce della sua stanza è sempre accesa. Meticoloso, riguarda le partite, i video da mostrare. Fino a qualche tempo fa si presentava in conferenza stampa con un quadernino, apriva e cominciava a parlare di calcio. Uno preciso, incapace di affidarsi al caso, schivo e di cuore.
Rapporti ottimi con tutti, la squadra di Motta va oltre la rosa dei calciatori e dello staff. Sono i camerieri del ristorante interno, gli autisti, i magazzinieri, li abbraccia tutti, non nega una parola buona o di motivazione a nessuno, anche a chi è in fondo alla piramide. Lo slogan del Bologna «We are one» ha in Motta il perfetto testimonial, trasmette il messaggio di una grande famiglia, la sente attorno a sé, ci crede.
La sua di famiglia invece è la moglie Angela Lee che vive a Cascais, in Portogallo, con le tre figlie, due gemelle. La signora Motta viene quando può, Thiago va a trovarla con Ryanair, come un comune mortale, in mezzo alla gente, niente business class. È la vita ordinaria di un genio «stranino». Indecifrabile, ma amabile. Non dategli del noioso.