Boxe, Abbes Mouhiidine si arrende ad un verdetto scandaloso. Il presidente D’Ambrosi: “Vergogna, il Cio non ci tutela”

Che tirasse una pessima aria per la boxe italiana lo si era capito al primo match della spedizione azzurra: Sirine Charaabi dopo aver vinto il primo round, si era vista infliggere dall’arbitro due punti di penalità che avevano indirizzato l’eliminazione della vicecampionessa del mondo ma che soprattutto non stavano nè in cielo nè in terra. E pure il verdetto sfavorevole a Salvatore Cavallaro qualche ombra, sia pure più tenue, l’aveva lasciata. La conferma di tutto è puntualmente arrivata con il verdetto che ha privato la nazionale maschile della sua punta di diamante. Abbes Aziz Mouhiidine è stato sconfitto dall'uzbeko Lazizbek Mullojonov: verdetto di 4-1, solo un giudice ha dimostrato di capire di pugilato, gli altri quattro hanno visto altro. Paradossalmente e significativamente, lo stesso uzbeko ha disapprovato platealmente il verdetto a proprio favore.

L’ira del presidente D’Ambrosi

"Vergognatevi. E’ uno scippo. Pensavamo che il Cio tutelasse i pugili ed evitasse le nefandezze del passato. L'incontro dominato da Abbes e perso con un verdetto sciagurato dimostra che niente è cambiato. Ciò mi induce a fare serie riflessioni sulla mia ulteriore permanenza in questo mondo che ho amato e che amo al di là delle misere posizioni di potere che qualcuno anela", ha tuonato il presidente federale D’Ambrosi

Un inizio incerto, poi dominio dell’azzurro

Nonostante i suoi stretti collaboratori abbiamo cercato di frenarlo, D’Ambrosi è stato un fiume in piena. "Purtroppo gli sciacalli, anche quelli più anziani, approfitteranno di questa palese ingiustizia e fermeranno anche il cambiamento che a livello nazionale il pugilato lentamente stava subendo. Non so, quindi, se troverò la forza di ricandidarmi”. Veniamo ai fatti. Mouhiidine non ha iniziato bene il match, anche a causa di una testata – involontaria – dell’avversario che gli ha causato una ferita vicino all’occhio destro. Vada per il primo round all’uzbeko, ma poi la musica è cambiata. Abbes ha carburato sciorinando la sua boxe: ha preso il tempo all’avversario e sul ring c’è stato solo lui. Non è bastato.

Gli arbitri sono un grosso problema

Facile alimentare la cultura del sospetto, ma più che di malafede sembra il caso di parlare di incapacità. Dopo l’allontanamento di tutti i giudici di Rio (e lì c’era ancora l’Iba, sostituita ora dalla World Boxing, nuovo ente a cui la Fpi aderisce praticamente da poche ore e che dovrebbe garantire – forse – la boxe a Los Angeles), il Cio ha preso in mano la situazione ma la qualità arbitrale è andata inabissandosi fino a verdetti modesti come quello odierno.

Del caso Roy Jones si parla ancora a 36 anni di distanza

Non è certo la prima volta che la boxe olimpica è al centro di scandali. E, onestamente va detto, rispetto al match di Abbes in passato si è visto molto di peggio. Il caso di scuola resta quello di Seul 88, quando Roy Jones umiliò il pugile coreano (che ai quarti aveva fatto infuriare mezza Italia per eliminando senza merito Vincenzo Nardiello) in finale, dando vita al verdetto probabilmente più scandaloso dell’intera storia della boxe. Ma in quel caso c’era altro oltre all’incapacità.

All’orizzonte un caso per l’avversaria di Angela Carini

“Spero che i pugili italiani ancora in gara non subiscano lo stesso oltraggio di Abbes", ha chiuso D’Ambrosi. Alessia Mesiano, Irma Testa, Diego Lenzi e Angela Carini sono ancora in lizza. Ma all’orizzonte c’è anche altro che fa pensare. L’avversaria di Angela Carini, Imane Khelif, ai mondiali dello scorso anno, era arrivata alla finale senza poi disputarla. Le era infatti stato riscontrato un livello di testosterone molto alto, troppo. Speriamo bene...