
Percival Everett: “Gli Usa come l’Impero Romano. La democrazia è rischio, Trump fa leva sull’ignoranza”
SAN DIEGO — È apocalittica e raggelante, la visione che Percival Everett ha dell’America avviata verso le presidenziali: «Quanti abitanti di Roma erano consci che l’impero stava crollando, mentre la caduta era già in corso?». L’autore di Erasure osserva le primarie dalla sua cattedra alla University of Southern California, e aggiunge: «La democrazia è davvero a rischio, perché chi la minaccia punta sull’ignoranza».
Come giudica il clima politico negli Stati Uniti?
«Non siamo mai stati in una situazione così difficile. Il livello della nostra politica e delle persone coinvolte è tra i più bassi mai visti. È certamente molto imbarazzante».

Perché ora?
«L’effetto Trump. La continua mancanza di ordine nel processo politico e decoro nel modo in cui viene gestito. Ancora non capisco come i repubblicani gli abbiano consentito di ricandidarsi alla Casa Bianca. Dopo aver giustificato l’assalto al Congresso, comunque vadano a finire i processi in cui è imputato, il Partito di Lincoln doveva avere il coraggio di espellere questa persona. Avrebbe pagato un prezzo politico per un tale atto di civiltà, chiaro, ma ne sarebbe uscito come il salvatore della nostra democrazia. Invece ha preferito inchinarsi per puro tornaconto».
Il razzismo, contro chiunque non sia bianco, è stato un fattore?
«Assolutamente sì. La strategia consiste nel diffondere tra i conservatori il terrore che stanno perdendo il paese, e quindi dividere l’America, allo scopo di spingerli a votare Trump. Nello stesso tempo vengono fatti tutti gli sforzi possibili per impaurire le minoranze, quella nera ma non solo, affinché stiano lontane dai seggi e non aiutino i democratici a vincere. È ovvio, chiaro, innegabile, ma continuano a farlo nella più completa impunità e senza alcun genere di conseguenze».
Perché dall’altra parte non c’è entusiasmo per Biden?
«Sfinimento. Molte persone contrarie a questo genere di fascismo non considerano più la politica. Sono semplicemente stanche e quindi non inclini a partecipare. C’è un senso di disperazione. La democrazia offre sempre la possibilità di selezionare e mandare al potere le persone migliori, ma storicamente ciò non sta avvenendo».
Quindi la stessa democrazia è a rischio?
«Certo. Se uno come Trump, incriminato per 91 reati ma non processato, viene considerato dalla Corte Suprema un candidato eleggibile e torna alla Casa Bianca, chiaramente il sistema non funziona e la democrazia è a rischio».
Biden è un’alternativa abbastanza forte?
«Se al popolo americano venisse concesso di entrare nell’edificio, ossia partecipare al processo elettorale con l’idea di potere fare la differenza, ci sarebbe ancora la possibilità di fermare questa deriva».

Non ritiene ci sia un problema culturale profondo da risolvere?
«Dobbiamo diventare un paese intellettualmente più evoluto. L’istruzione è indispensabile non solo per la conoscenza che offre, ma anche per la capacità di selezionare i nostri leader attraverso la democrazia. I repubblicani invece puntano proprio sul consenso della classe meno istruita. Non vogliono che la gente sappia; non vogliono che abbia la capacità di pensare autonomamente, perché altrimenti non crederebbe più alle bugie che usano per vincere le elezioni. Vogliono gente che vota Trump proprio per la sua ignoranza».

Il successo basato sull’ignoranza?
«Tutto comincia davvero dalla lettura. Quando hai un presidente che afferma pubblicamente di non leggere nulla, cos’altro puoi aspettarti? È terrificante».

Come se ne esce?
«Voi siete di Roma, no? Una città che è stata la culla della civiltà e la cultura occidentale. Ma quanti abitanti di Roma si erano resi conto che l’impero stava crollando, mentre la caduta era già in corso? Spero non succeda anche a noi, ma sul piano intellettuale siamo avviati nella stessa direzione».
Nel suo nuovo romanzo James, in uscita il 19 marzo, racconta la storia di Huck Finn vista da uno schiavo nero. Perché?
«È un omaggio a Mark Twain, riscrivendo la sua opera attraverso gli occhi di un personaggio che lui non poteva vedere.È un invito a mettersi nelle scarpe degli altri. Oggi l’empatia manca molto agli americani: leggere un libro potrebbe essere un buon inizio per riscoprirla».