Così Netanyahu prepara l’attacco «punitivo» contro l’Iran: siti nucleari e cyber raid

di Davide Frattini

Sul tavolo una risposta per limitare le vittime civili

Così Netanyahu prepara l’attacco «punitivo» contro l’Iran: siti nucleari e cyber raid

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME
- Quando Yitzhak Shamir viene seppellito nel cimitero sul Monte Herzl il 2 luglio di dodici anni fa, � Benjamin Netanyahu — che era stato un giovane viceministro nel suo secondo governo — a commemorarlo. Adesso � lui alla guida del Paese e da appassionato della Storia e dei leader che l’hanno fatta (si sente uno di loro) ricostruisce la decisione presa dal premier nel 1991, quando cede alle pressioni di George Bush padre e non reagisce alle decine di missili Scud scagliati dal dittatore iracheno Saddam Hussein contro Tel Aviv e dintorni.

Shamir stupisce cos� gli israeliani, era un falco della destra, anche solo per il passato da comandante della banda Stern, responsabile di attentati contro i britannici prima della nascita dello Stato. In quel discorso Netanyahu aggiunge la sua interpretazione: �Shamir non � rimasto inattivo. Ha avvertito gli americani delle conseguenze, se i bombardamenti fossero continuati. E avrebbe colpito l’Iraq, non fosse finita la guerra del Golfo�.

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Bibi, com’� soprannominato, si starebbe preparando a seguire questa seconda opzione, gi� allora l’elogio funebre gli era servito a sostenere la sua determinazione a ordinare un attacco contro i siti nucleari iraniani, ha sempre considerato fermare le ambizioni atomiche degli ayatollah una missione esistenziale.

E proprio i centri di sviluppo potrebbero essere tra i bersagli della eventuale rappresaglia al bombardamento ordinato da Ali Khamenei, la Guida Suprema, nella notte tra sabato e domenica. Sarebbe l’operazione pi� complessa tra quelle possibili, i piani esistono, sono stati visti e rivisti, prevederebbe l’utilizzo degli F-35 in diversi squadroni che coprirebbero i quasi 2.000 chilometri di volo da varie direzioni.

Manca un elemento essenziale, se l’obiettivo � fermare il programma nucleare: per distruggere centrali come Fordow, costruita a 80 metri di profondit� dentro una montagna, sono necessarie le bombe �bunker buster� da 13 tonnellate che neppure l’amico Donald Trump gli ha fornito quand’era presidente.

Lo Stato maggiore potrebbe scegliere di colpire il regime dove fa pi� male e si nota meno, perch� non ci sarebbero esplosioni. Gi� nel 2009 gli hacker dell’esercito, assieme agli americani, hanno programmato il virus Stuxnet che ha infettato i computer installati nei laboratori e ha ritardato le ricerche degli scienziati. Un cyber-raid potrebbe anche concentrarsi sulle infrastrutture — in passato sono state bersagliate le pompe di benzina e le industrie — per mostrare agli iraniani quanto la dittatura dei mullah possa essere fragile.

Una risposta pi� tradizionale con missili o una missione dell’aviazione si concentrerebbe sulle strutture militari cercando di evitare al massimo le vittime civili.

Nel bersaglio ci sono le basi dei Pasdaran in Iran e i depositi di armamenti costruiti in questi anni dalle Guardie della Rivoluzione in Siria verso il confine con il Libano.


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16 aprile 2024 (modifica il 16 aprile 2024 | 21:53)

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