Invecchiamo più in fretta: l'ipotesi che può spiegare i casi di cancro fra i giovani
Un nuovo studio americano mette in luce un possibile motivo dei tumori prima dei 50 anni: stress e stili di vita scorretti favoriscono l'invecchiamento precoce e l'insorgenza di alcune neoplasie

Le statistiche, soprattutto americane, ma più recentemente anche italiane, hanno evidenziato un aumento dei casi di cancro fra i giovani, prima dei 50 anni. Perché? Gli scienziati provano a rispondere a questa domanda da tempo e una ricerca presentata in questi giorni a San Diego, durante il convegno annuale dell'American Association for Cancer Research (AACR), avanza una nuova ipotesi: le generazioni più giovani sembrano invecchiare più rapidamente, a livello cellulare, rispetto ai loro predecessori.
I fattori di rischio noti
L’età che avanza è un fattore determinante nello sviluppo di una neoplasia: con il passare del tempo, infatti, si accumulano gli effetti dei vari fattori cancerogeni e viene meno la capacità dell’organismo di riparare le mutazioni del Dna che favoriscono la formazione di un tumore.
«Oltre il 90% dei circa 395mila nuovi casi di cancro registrati annualmente nel nostro Paese riguarda cittadini over 50 - spiega Franco Perrone, presidente nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) -. Studi recenti stanno però evidenziando anche da noi un progressivo incremento dei tumori prima di quest’età, per motivi in parte noti e in parte ancora da studiare. Sappiamo che una causa è sicuramente da ricercare in fattori di rischio che sono purtroppo diventati molto comuni, anche in bambini e ragazzi: sedentarietà, dieta scorretta, sovrappeso, obesità, fumo, abuso di alcol. Altre ragioni restano da capire. Per esempio molto si sta indagando circa alcuni fattori inquinanti». In base ai dati raccolti finora l’inquinamento ambientale (in particolare quello atmosferico), che include varie sostanze cancerogene provenienti da attività umane (traffico veicolare, industrie, riscaldamento domestico) o da sorgenti naturali (radiazioni ionizzanti, raggi ultravioletti), è responsabile del 5% di casi di cancro. Una quota che raggiunge il 10% nelle aree più inquinate e che potrebbe rivelarsi anche maggiore quanto più peggiorano le condizioni dell’ambiente in cui viviamo.
Il nuovo studio
La nuova ricerca illustrata all'AACR, coordinata dalla Washington University School of Medicine di St. Louis e sostenuta dai National Institutes of Health statunitensi, ha analizzato i dati di quasi 150mila persone fra i 37 e i 54 anni contenuti nel vasto database della U. K. Biobank. Per calcolare l'età biologica dei partecipanti sono stati utilizzati nove marcatori contenuti nel sangue, utilizzati come «unità di misura» per rilevare lo stato di salute delle cellule e dei tessuti dell'organismo. «L'età cronologica indica semplicemente da quanti anni una persona è viva - ha ricordato il primo autore della ricerca Yin Cao -, mentre quella biologica fa riferimento alle condizioni "di salute" effettive del corpo ed è modificabile, può essere influenzata dagli stili di vita. Comprendere le cause che provocano precocemente tumori è fondamentale per mettere a punto strategie efficaci per poterli sia prevenire sia individuare in stadio iniziale».
I nove marcatori
I nove marcatori valutati per calcolare l'età biologica dei 148.724 individui partecipanti sono: albumina (una proteina prodotta dal fegato che diminuisce con l'età), creatinina (bassi livelli sono collegati a una migliore longevità), glucosio (con l'invecchiamento i livelli di zuccheri nel sangue restano elevati più a lungo), proteina c-reattiva (indice d'infiammazione, tassi elevati corrispondono a invecchiamento più rapido), percentuale di linfociti (difensori del sistema immunitario che calano col passare degli anni), volume corpuscolare medio (ovvero il volume medio dei globuli rossi che cresce con l'età), ampiezza di distribuzione eritrocitaria (la variabilità di volume dei globuli rossi tende ad aumentare con gli anni), fosfatasi alcalina (enzima che aumenta con l'invecchiamento), conta dei globuli bianchi (determinati livelli possono fornire segni di un invecchiamento precoce).
Gli esiti dello studio hanno evidenziato che i soggetti nati dal 1965 in poi hanno, rispetto ai nati fra il 1950 e il1954, il 17% di probabilità in più di invecchiamento precoce, cioè la loro età biologica è maggiore di quella anagrafica.
Stili di vita che stressano
Inoltre gli scienziati hanno calcolato che l'invecchiamento accelerato è associato a un rischio aumentato del 42% di sviluppare un tumore ai polmoni in età giovanile, del 22% di un tumore gastrointestinale e del 36% per un cancro della cervice. «Come segnalano gli stessi autori americani, le conclusioni di questo studio non sono definitive per molti motivi diversi e servono ulteriori conferme, ma aprono una prospettiva interessante - commenta Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom e direttore dell'Oncologia medica 1 dell'Azienda ospedaliera universitaria «Città della Salute» Molinette di Torino -. Il nostro organismo pare invecchiare più in fretta (e quindi essere esposto prima alla probabilità che si sviluppi una neoplasia) per l'esposizione a fattori che "stressano" il corpo, favorendo un invecchiamento precoce. L'età biologica, infatti, può essere peggiorata da stili di vita scorretti: alimentazione, attività fisica, giusto peso corporeo, benessere psicologico appaiono sempre più cruciali per far diminuire (o aumentare) il pericolo di ammalarsi di cancro e, più in generale di vivere più o meno a lungo e più o meno in salute. Insomma, i nostri ritmi e le nostre abitudini sono peggiorate generazione dopo generazione e questo influisce anche sul rischio di tumore».
«È già stato ampiamente dimostrato che un caso di cancro su tre sarebbe evitabile semplicemente seguendo un'alimentazione sana ed evitando comportamenti a rischio che purtroppo sono invece sempre più diffusi - conclude Perrone, direttore della Struttura di Sperimentazioni Cliniche dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli -. E partecipare agli screening, peraltro offerti gratis dal Ssn in Italia alle persone considerate più a rischio di ammalarsi, che consentono di individuare un eventuale neoplasia i primi stadi, quando le probabilità di guarire sono maggiori».