Bomba atomica e armi nucleari: la minaccia dell'Iran
Con l'allargamento del conflitto tra Israele e la Repubblica islamica, torna la paura di una guerra nucleare. Abbiamo chiesto all'esperto iraniano Saeid Golkar, professore negli Stati Uniti, a che punto è il programma nucleare degli ayatollah
Alla fine, Israele non ha attaccato nessun sito nucleare iraniano. Ma solo ieri, la Repubblica islamica, attraverso la voce del generale Ahmad Haq Talab, comandante del corpo di protezione e sicurezza dei centri nucleari iraniani, ha detto: «Il nostro Paese è pronto a affrontare qualsiasi minaccia da parte del regime sionista. I centri nucleari del nemico sono in nostro possesso e disponiamo delle informazioni necessarie su tutti gli obiettivi, per rispondere alla loro possibile azione».
Qualche giorno fa, sempre il governo iraniano ha fatto un’altra affermazione ancora più grave: «Siamo pronti a usare armi che non abbiamo mai utilizzato in precedenza per affrontare qualsiasi potenziale escalation da parte di Israele».
Con gli sviluppi della crisi mediorientale, torna centrale la paura di un conflitto nucleare e, di conseguenza, le domande che riguardano il programma iraniano. Ne abbiamo fatte alcune a Saeid Golkar, professore nato a Teheran ed esperto di storia iraniana e strategia militare, che oggi vive e insegna negli Stati Uniti.
A che punto è l’Iran con il nucleare?
«Negli ultimi tempi, gli ispettori internazionali hanno visto una produzione molto più veloce di uranio arricchito. Cosa che fa pensare che nei piani del regime ci siano quelli di arrivare pronti al momento in cui dovesse esserci bisogno di costruire velocemente armi nucleari. Mi sento di dire con certezza che mai come oggi l’Iran sia vicino alla capacità di possedere queste armi».
Però l’Iran afferma che non ha intenzione di costruire armi nucleari, ma di utilizzare il nucleare per scopi pacifici (medici e per l’energia).
«Questo è quello che hanno sempre detto, ma gli ayatollah mentono. Dopo che nel 2018 Trump ha messo fine all’accordo sul nucleare del 2015, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha molto meno controllo su quello che sta facendo il regime con il nucleare. E negli anni, sia la Cia che il Mossad hanno raccolto migliaia di documenti che provano come il governo iraniano abbia velocizzato l’arricchimento dell’uranio. L’Aiea ha scoperto uranio arricchito all’83,7% di purezza, parte dell’accordo del 2015 prevedeva che l’Iran potesse arricchire l’uranio fino al 5%, percentuale necessaria per le centrali elettriche. Per produrre armi nucleari l’uranio deve essere arricchito al 90%. Capirete che 83,7% è davvero vicino al 90%. Ma, anche in questo caso, non sappiamo quanti siano i chilogrammi di uranio arricchito disponibili oggi in Iran».
Quanto ci metterebbe l’Iran a costruire armi nucleari?
«L’anno scorso, gli ispettori internazionali hanno comunicato che l’Iran aveva già materiale sufficiente per realizzare tre bombe nucleari. Non è facile dare stime esatte sui tempi perché molto dipende dagli strumenti tecnologici che possiedono per la produzione di queste armi e, ripeto, nessuno sa davvero come stanno le cose all’interno del Paese. Ma, sempre secondo delle stime, ci potrebbero volere poche settimane per realizzare un ordigno nucleare che possiamo definire grezzo. Per quanto riguarda la realizzazione di una testata nucleare lanciata da un missile si parla di più tempo: uno o due anni. Ma sono tutte stime».
Se l’Iran comunicherà di avere armi nucleari, quale potrebbe essere il futuro del conflitto?
«Io non credo che assisteremmo a una guerra nucleare tra Israele e l’Iran. Ma sicuramente questo forza politica agli ayatollah che eserciterebbero una politica estera ancora più aggressiva di quella che stiamo vedendo oggi».