Inchiesta Genova, Cozzani: «I miei tre mesi di angoscia prima di dare il via libera a Spinelli»

diAndrea Pasqualetto

L'ex giornalista e membro del comitato di gestione del porto: stecche? Era un’impressione

Inchiesta Genova, Cozzani: «I miei tre mesi di angoscia prima di dare il via libera a Spinelli»

Giorgio Carozzi

«Sono stati tre mesi di angoscia, di tormento».
C’è un momento in cui la storia recente del porto di Genova cambia. Quando Giorgio Carozzi dice sì. Sì al rinnovo della concessione trentennale del Terminal Rinfuse a favore della società di Aldo Spinelli, il vulcanico imprenditore agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine per corruzione della Procura ligure. Carozzi è un giornalista in pensione del Secolo XIX grande esperto di traffici e banchine, ma soprattutto membro del Comitato di gestione del sistema portuale che si occupa delle scelte strategiche dello scalo marittimo. Come il rinnovo di quella concessione, ora cuore dell’inchiesta penale per via delle mazzette che secondo l’accusa sarebbero state pagate da Spinelli al governatore Giovanni Toti e a Paolo Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale. Era il novembre del 2021 e con il suo voto favorevole (in rappresentanza del Comune), insieme a quello del docente universitario Andrea La Mattina (in rappresentanza della Regione), dopo che in precedenza entrambi avevano votato contro bloccando di fatto il rinnovo, l’ago della bilancia si era spostato a favore del rinnovo.

Come mai ha cambiato idea? Secondo Toti l’avrebbe fatto per favorire l’armatore Aponte (socio di Spinelli nella Terminal Rinfuse ma al tempo stesso concorrente nella divisione degli spazi).

«Non scherziamo. Andò così: il presidente Signorini ci aveva chiesto di dargli una mano per impedire la spaccatura fra i due grandi clienti del porto di Genova (Spinelli e Aponte, ndr) che erano in netta contrapposizione. Bisognava trovare un punto d’incontro. Io sono amico storico di Alfonso Lavarello (presidente degli Aeroporti di Genova, ndr) e, considerato che lui è molto amico di Aponte, abbiamo studiato una convergenza. A noi interessava tutelare l’autorità portuale in tutto e per tutto, cioè il bene pubblico».

L’avete trovato questo punto d’incontro?

«Sì, ci siamo riusciti. Abbiamo inserito nell’atto di concessione la possibilità di revoca in qualsiasi momento senza pagare indennizzi».

Spinelli progettava di usare in futuro il terminal per i container al posto delle rinfuse. Un cambio di destinazione d’uso...

«Può intervenire la revoca».

Perché sono stati mesi di angoscia?

«Non tanto per il rinnovo in sé, cosa legittima. Peraltro, non c’erano altre istanze concorrenti. No, la mia preoccupazione riguardava la durata della concessione. Spinelli chiedeva addirittura 50 anni. Troppo. Poi è sceso a 40 e alla fine è arrivato a 30. Io avevo il pensiero di trovare una soluzione nell’interesse del porto e dei lavoratori».

Sempre Toti, nell’interrogatorio di giovedì scorso, dice: «Invitavo Bucci a far allineare Carozzi...». Il sindaco Bucci le ha fatto pressioni?

«È difficile che qualcuno possa farmene. Un conto è il dialogo, che può essere costruttivo, altra cosa sono le pressioni. Garantisco: non ne ho mai ricevute».

Lei parla con La Mattina: «La realtà è che secondo me, per uscirne vivi noi tre senza dare l’impressione che abbiamo preso la stecca, parlandoci chiaro, come ha preso il tuo (per la Finanza Signorini, ndr). Mazzette, dunque?

«Era un’impressione».

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24 maggio 2024

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