Balneari, la guerra delle spiagge si sposta nei tribunali: diffide ai Comuni dopo la proroga del governo alle concessioni

ROMA - Sulle spiagge è iniziata una guerra tra governo, associazioni ambientaliste e Comuni che arriverà nelle aule dei tribunali amministrativi e il settore rischia il caos nella prossima stagione estiva: diffide a raffica stanno arrivando ad alcuni sindaci, dalla Puglia alla Toscana fino all’Emilia Romagna, che stanno prorogando le concessioni.

Dopo il pasticcio del tavolo del governo Meloni, che per evitare il rispetto della direttiva Bolkestein che prevede gare pubbliche ha conteggiato il totale delle spiagge libere al 67 per cento con dati farlocchi prendendo a base di misura anche porti, aree commerciali e scogli inaccessibili; dopo la risposta della Commissione europea che minaccia di avviare la procedura di infrazione e dopo alcune sentenze dei Tar che chiedono di non applicare la norma del governo Meloni che proroga le concessioni al 2025, regna una grande confusione nel comparto. I Comuni non sanno cosa fare, e quelli che stanno avviando le proroghe delle concessioni, in base alla norma approvata nel “milleproroghe” qualche mese fa e che allunga i termini al 2025, si stanno vedendo ricevere diffide che rischiano di costare care ai dirigenti comunali che le proroghe le devono firmare: e alcuni iniziano a rifiutare di firmarle.

L’associazione più attiva in questo senso è quella di Mare libero, guidata da Roberto Biagini. Qualche giorno fa ha inviato una diffida al Comune di Bari, che aveva avviato le proroghe delle concessioni in base alla norma approvata dalla maggioranza di centrodestra in Parlamento. Norma dichiarata in contrasto con le norme europee. “Il Consiglio di Stato con sentenze rispettivamente del primo marzo 2023 e del 28 agosto 2023 ha ribadito il rispetto della scadenza al 31 dicembre 2023 per le concessioni, affermando non compatibile con il diritto comunitario, e quindi disapplicando ai casi loro sottoposti, anche le proroghe previste dalla legge ‘Draghi’ e dalla legge ‘Meloni’”, dice Biagini, che con la sua associazione sta diffidando mano a mano tutti i Comuni o gli enti che stanno avviando le proroghe delle concessioni: come Comacchio, Soverato, Sapri Savona, Montignoso Massa Carrara. Anche il Friuli Venezia Giulia sta avviando proroghe, come fatto dal Comune di Bari, che con una delibera di giunta ha chiesto ai suoi uffici di avviare il rinnovo delle concessioni: “Il Comune di Bari con questa delibera anziché orientarsi per l’applicazione del diritto comunitario, ha consapevolmente escluso di dover attivare le procedure ad evidenza pubblica per l’individuazione dei nuovi concessionari una volta scadute le concessioni in essere e ne ha invece esteso l’efficacia”, dice Biagini.

La diffida è un atto formale che anticipa l’eventuale ricorso al Tar, ma soprattutto indica come responsabile dell’eventuale danno erariale il dirigente comunale che firma le proroghe. Ed è qui che si sta creando il panico negli uffici degli enti locali. Ma allo stesso tempo sta naufragando il piano del governo Meloni per prendere tempo: prima la norma che proroga le concessioni al 2025, che alcuni Tar e il Consiglio di Stato hanno bocciato, ma anche la trattiva con l’Unione europea è tutta in salita: i numeri sulle spiagge ”libere” che secondo il governo Meloni sono ben il 67 per cento, sono stati bocciati dalla Commissione europea. Anche perché per calcolare questa percentuale sono stati presi a riferimento anche porti, aree commerciali e scogli inaccessibili. Un paradosso. L’Italia rischia una procedura di infrazione, ma soprattutto, con l’avvio della guerriglia amministrativa e le diffide che arrivano ai Comuni si sta andando vero il caos assoluto in vista della prossima stagione estiva.