Se Trump sarà ancora presidente Usa all’Europa conviene restare unita
Caro Aldo,
la possibile elezione di Trump, sempre più probabile, mette preoccupazione tra i leader europei. I fronti caldi sono diversi, Russia, Ucraina, Israele, Cina. Sembra assurdo dipendere ogni quattro anni da chi sarà l’inquilino alla Casa Bianca...
Marco Ferrari
Ne sento tante, soprattutto in tv, di ipotesi sulla possibile rielezione di Trump e le inevitabili conseguenze. Lei che prevede?
Valerio Rocco
Cari lettori,
Trump nella sua rozzezza ha detto due cose molto chiare: «A Gaza Israele deve finire il lavoro»; «con me la guerra in Ucraina finirebbe in un giorno». Siccome è evidente che l’unico modo per far finire in un giorno la guerra in Ucraina è far vincere Putin e consegnargli la testa di Zelensky, non si vede perché Putin dovrebbe trattare ora. A lui conviene aspettare novembre. E lo stesso vale per Netanyahu. La differenza è che Israele è una democrazia. L’America di Biden per il futuro punta su Benny Gantz, l’ex capo di Stato maggiore che ora fa parte del gabinetto di guerra ed è stato accolto a Washington con tutti gli onori, per la rabbia di Netanyahu. Oggi in Israele ci sono estremisti, gli ultra ortodossi, che sostengono la guerra ma non la fanno, perché ne sono esentati. A morire mandano gli altri. Un’incongruenza cui il laico Gantz vuole porre fine. Forse non sarà il modo per chiudere la guerra; ma può rappresentare un passo significativo. La Russia una democrazia non è. Putin ne ha fatto un partner minore della Cina. Trump riuscirebbe a ricondurre Mosca dalla parte dell’Occidente, accontentandola in Ucraina e nello stesso tempo difendendo l’Europa? Mi pare difficile. Più probabile che Trump si limiti ad abbandonare l’Ucraina al suo destino, e l’Europa con lei. A questo punto molto dipenderà da Macron, Scholz, Sánchez, Tusk, e ovviamente Meloni. Sotto sotto, ognuno di loro tifa Biden, anche per non prendersi troppe responsabilità a Est e in Medio Oriente. Se avranno Trump, forse sarà il momento in cui riusciranno a unirsi. Se invece i Paesi europei andranno da Trump in ordine sparso, il rozzo tycoon se li mangerà.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
«Vasco, l’uomo che (forse) ispirò il nome del cantante»
Caro Aldo, leggendo le prime righe dell’intervista a Vasco Rossi, sono sobbalzato. Il nonno di mia moglie, infatti, si chiamava Vasco Zambon, classe 1918 (nella foto del giorno). Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Vasco era un carabiniere: fu mandato prima sul fronte greco e in poi su quello albanese, dopo l’Armistizio venne mandato in Germania, dove trascorse gli anni rimanenti in un campo per soldati prigionieri. Alla fine della guerra tornò nella sua Roncà (provincia di Verona), sposò Attilia con la quale andò a vivere a Montecchia di Crosara. La famiglia racconta (oltre a mia suocera, Vasco e Attilia ebbero altri due figli) che per qualche tempo rimase in contatto con un suo compagno di prigionia dell’Emilia: si scambiarono cartoline di cui però non è rimasta traccia. Vasco non amava molto raccontare le vicissitudini di quei mesi, ma sappiamo che si salvò da un bombardamento alleato, alla fine della guerra, grazie a una buca (o buttandosi in una buca, il ricordo non è chiarissimo). Non fece menzione di aver salvato qualcuno, ma se fosse successo non è detto che lo avrebbe confidato. Era umile, poco incline a vantarsi. Ho fatto in tempo a conoscerlo, a fargli qualche domanda su quella terribile esperienza. Ecco perché sono sobbalzato: Vasco non è affatto un nome comune; rimase in contatto con un compagno di prigionia dell’Emilia; anche lui parlò di essersi salvato grazie ad una buca. Forse, queste indicazioni potrebbero far capire a Vasco Rossi se si tratta dello stesso Vasco al quale il padre si ispirò nel dargli il suo nome. Vasco è morto nel 2009 ed è sepolto accanto alla sua Attilia.
Paolo Castagna
AGENZIA ENTRATE
«Contorsioni burocratesi per un rimborso di 56 euro»
Manuela Cambi , Figline e Incisa Valdarno;DANIELE PROTTI
«Mi resta il ricordo di quegli anni formidabili»
Francesco GentileSCUOLA
«Il video degli alunni sulla vita di Maria e Delfina Borgato»
Elisabetta Borgato Tutte le lettere
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Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
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