Privatizzazioni a tappeto e proteste in Argentina dopo il trionfo di Milei

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di Sara Gandolfi

Il presidente eletto � gi� al lavoro per formare il nuovo governo e annuncia un viaggio subito in Usa e Israele. �Per abbassare l’inflazione ci vorranno due anni�

Privatizzazioni a tappeto e proteste in Argentina dopo il trionfo di Milei

Il presidente eletto dell’Argentina, Javier Milei, si insedier� il prossimo 10 dicembre, a quarant’anni esatti dal ritorno alla democrazia dopo la dittatura militare. Cosa accadr� in seguito, � ancora un mistero. �Entriamo in una geografia sconosciuta�, dice lo storico e giornalista Carlos Pagni. �� il successo di un candidato senza struttura, che si � costituto in figura pubblica solo cinque anni fa difendendo idee ultraliberali e con lo slogan �fuori tutti�. Come trasformer� quegli slogan in realt�? All’indomani della netta vittoria al ballottaggio contro il peronista Sergio Massa (55,69% contro 44,30%), il leader di La Libertad Avanza ha promesso �un cambiamento drastico, senza alcuna gradualit�. E ha luned� mattina ha annunciato le prime misure: privatizzazione dell’agenzia di stampa Telam, della tv e della radio di Stato. In un’intervista radiofonica, ha per� riconosciuto che �per portare l’inflazione a livelli internazionali, ci vorranno tra i 18 e i 24 mesi� e ha avvertito che la promessa �dollarizzazione� dell’economia non sar� immediata.

Il programma di Milei promette la diminuzione della pressione fiscale, maggiore flessibilit� del lavoro e un taglio della spesa pubblica di almeno il 15%, attraverso una drastica riduzione degli impiegati statali e dello Stato sociale. La sua ricetta contro l’inflazione, arrivata al 142%, � draconiana: vuole “dollarizzare” l’economia – portando ad esempio il Salvador di Nayib Bukele – ed eliminare la Banca Centrale.

Sul piano internazionale, Milei ha confermato che visiter� gli Stati Uniti e Israele ancor prima di insediarsi alla Casa Rosada. Domenica sera, la ministra designata per gli Esteri, la deputata Diana Mondino, dopo l’annuncio della vittoria ha ribadito a noi giornalisti riuniti nella sala stampa dell’Hotel Libertador che l’ambizione del futuro governo � che �l’Argentina torni ad essere una grande potenza nel mondo�. Quindi, ha corretto la linea rispetto alla possibile rottura delle relazioni con Cina e Brasile: �Sono state travisate le parole di Milei. Un conto sono le relazioni personali, altro le questioni di Stato. L’Argentina non romper� le relazioni politiche, diplomatiche o commerciali con nessuno�.

Formalmente, la transizione dei poteri dall’attuale governo peronista di Alberto Fern�ndez comincer� subito. Il nuovo governo, secondo il programma, dovrebbe essere composto da pochissimi ministeri: Interno, Economia, Infrastrutture, Giustizia, Sicurezza, Difesa, Esteri e Capitale Umano, che riunirebbe tre settori chiave: Bambini e Famiglia, Salute, Lavoro e Istruzione. Milei dovr� per� dedicare i prossimi giorni soprattutto alla costruzione della governabilit� in un Paese spaccato in due e in cui il peronismo permea buona parte delle istituzioni. La clamorosa vittoria alle urne, scrive il quotidiano El Clarin, �gli ha dato la legittimazione necessaria per arrivare alla presidenza, ma questa non basta per poter governare�. Anche perch� in Parlamento, la formazione libertaria di Milei — La Libertad Avanza — pu� contare soltanto su 38 deputati e sette senatori, quasi tutti alla prima esperienza legislativa. Dovr� dunque negoziare con gli altri partiti – il suo temperamento focoso non lo aiuter� – e in particolare consolidare l’accordo pre-elettorale con Juntos por el cambio, l’alleanza di centro-destra dell’ex presidente Mauricio Macri. Il probabile patto di governo non sar� incondizionato: per fornire il sostegno legislativo necessario per varare le leggi delle grandi riforme strutturali, Macri sicuramente chieder� ministri, segretari, direttori e ambasciatori.

Il peronismo sconfitto non star� a guardare, ma il pi� agguerrito avversario di Milei saranno le piazze. I sindacati sono gi� sul piede di guerra, come i funzionari pubblici che temono un taglio draconiano nei loro posti di lavoro. Anche i difensori dei diritti umani e le femministe sono pronte ad alzare gli scudi se, come preannunciato, il nuovo governo cercher� di liberalizzare il porto d’armi, abolire la legge sull’aborto o ridurre le pene dei militari condannati per genocidio. Milei non ha intenzione di farsi cogliere impreparato. �Quando c’� un crimine, viene represso�, ha detto luned� mattina, annunciando che sta lavorando con il capo eletto del governo di Buenos Aires, Jorge Macri, affinch� le forze di sicurezza agiscano nel caso ci siano blocchi stradali di protesta. �Dio non voglia, ma potrebbero finire per causare, diciamo, una situazione delicata per strada. ... In qualunque definizione esista di Stato, esso � responsabile della sicurezza e della giustizia. Quando c’� un crimine, viene represso. L’ho detto gi� ieri “ fuori dalla legge, niente”�.

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20 novembre 2023 (modifica il 20 novembre 2023 | 15:34)

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