Antonella Viola e la politica: «Da ragazza mi innamorai di Pannella, poi ho scelto la scienza»
Padova, l'immunologa: «Un partito mi voleva capolista alle Europee. No, non era il Pd. Schierarsi fa perdere credibilità, la divulgazione è il mio impegno civile»
A ogni tornata elettorale, spunta come «certa» la candidatura dell’immunologa Antonella Viola, professoressa ordinaria di Patologia Generale all’Università di Padova. Corteggiata sia a destra che a sinistra, immancabile nei «totonomine», ogni volta, puntualmente, la scienziata ripete che non fa (e non farà) politica.
Antonella Viola, è vero che il Pd di Schlein vuole candidarla alle prossime elezioni Europee?
«No, è una bufala. Mai stata contattata dal Pd. Ho ricevuto una proposta molto seria due settimane fa da un’altra forza politica, non dirò mai quale, che mi voleva come capolista, ma l’ho rifiutata. Ho detto di no e ne sono convinta, in questo momento non avrei la possibilità di andare a vivere a Bruxelles, stravolgere la mia esistenza, lasciare l’insegnamento, lasciare pure mio marito che per il suo lavoro non potrebbe trasferirsi…».
Quindi nessun incarico a Buxelles?
«Sarebbe interessante per me lavorare a livello europeo sui temi cruciali della sanità, che sono molti, da Big Pharma, all’accesso alle cure, alla prevenzione, ma non in questo momento della mia vita. Sono però sempre a disposizione, come già è successo in passato, come consulente o per dare pareri sui temi di cui mi occupo, naturalmente solo gratuitamente. Lo ritengo un dovere civile ed è quello che porto avanti facendo divulgazione, parlando alla gente e spiegando temi importanti in modo accessibile a tutti e tutte».
Nessuna fascinazione per la politica militante?
«Non voglio legarmi. Non sono mai stata iscritta a nessun partito, non ho mai fatto politica. Il mio è un approccio laico, neutrale. Schierarsi fa perdere credibilità, soprattutto nel caso di scienziati o medici e ricercatori. Se si hanno competenze strategiche utili al bene comune è giusto metterle a disposizione, ma questo non significa schierarsi».
Perché oggi c’è lontananza dalla politica, dimostrata anche dall’astensionismo al voto?
«La politica oggi è lontana dai problemi quotidiani delle persone, il vero dramma è che è lontana soprattutto dai giovani. I vari governi che si sono alternati non hanno avuto azioni incisive sui temi più vicini alla gente, la sicurezza sul lavoro, la parità di genere, il fine vita, le adozioni, la sanità. La ricerca scientifica, poi, è sempre stata la Cenerentola di ogni governo. L’astensionismo credo sia dovuto alla convinzione (sbagliata) che il proprio voto non fa la differenza. Ma è anche vero che ovunque, più forte è la democrazia e meno affluenza c’è alle urne, il distacco dalla politica riguarda tutte le democrazie. In questo caso può avere anche una lettura positiva: la maggioranza delle persone non vede grossi stravolgimenti da un governo all’altro e così non è motivata ad andare a votare. Poi certo, sia a destra che a sinistra, ci sono personaggi poco credibili, poco preparati e poco onesti, questo scoraggia l’elettorato».
Da ragazza faceva politica, andava in piazza a manifestare?
«Sono stata innamorata di Pannella quand’ero ragazzina e non potevo ancora votare, prima dei 18 anni. Mi colpivano molto le sue battaglie, il suo mettersi in gioco completamente anche con il corpo, questo mi aveva avvicinata alla politica. Poi alcune scelte dei Radicali mi hanno delusa. E contemporaneamente i miei studi mi avevano portata all’estero, alla fine ho scelto la scienza. Al liceo partecipavo a manifestazioni e scioperi, ma mi è sembrato che il modo migliore per incidere nella società fosse attraverso il mio lavoro e la mia ricerca».
Come si spiega che a ogni elezione il suo nome venga tirato in ballo?
«Me lo domando anch’io. Quando si tratta di intervenire su questioni sociali, ad esempio la violenza contro le donne, le migrazioni, i diritti, non mi tiro mai indietro. Ma evidentemente un’intellettuale scienziata non viene considerata, così la lettura diventa politica. Io rifiuto i confinamenti, perché scienziati e scienziate non possono essere anche intellettuali? Il mio impegno civico e sociale non vuol dire schierarsi politicamente».
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