Kabir Bedi a Domenica In: «Il suicidio di mio figlio Siddharth è stato il momento più doloroso della mia vita»
Ospite di Mara Venier, l'indimenticato Sandokan ha parlato della tragica fine del suo secondogenito che, affetto da schizofrenia, si è tolto la vita nel 1997, a soli 25 anni
Si è sposato quattro volte, perché crede nel matrimonio e anche se con le prime tre mogli è finita per motivi diversi, Kabir Bedi non ha mai perso la speranza di avere un matrimonio felice «e ora ce l’ho», ha confessato l’indimenticato Sandokan a Mara Venier, che lo ha intervistato a “Domenica In” insieme a Barbara Alberti, Candida Morvillo, Katia Ricciarelli e Rossella Erra. «Con la prima moglie ci siamo separati gradualmente, la seconda l’ho lasciata io, la terza voleva vivere a Londra e io in India», ha continuato il 78enne attore, oggi sposato con Parveen Dusanji, che ha trent’anni meno di lui. E proprio dalla prima moglie Bedi ha avuto due figli, il più piccolo dei quali - Siddharth - si è suicidato nel 1997, a soli 25 anni.
«È stato il momento più doloroso della mia vita - ha ammesso la star - . Era un genio, laureato in informatica in America. Era un buon uomo, mai violento. Poi quando ha iniziato a soffrire di schizofrenia, dopo un incidente in Canada, lo è diventato. Io volevo salvarlo, ma ho fallito, perché si è tolto la vita. Ha preso questa decisione dopo aver avuto una discussione con me. Io volevo impedirglielo, ma lui era determinato a farlo. Non c'è dolore più grande di perdere un figlio e io mi sento in colpa». Per superare quel dolore così atroce la meditazione è stata fondamentale e gli ha permesso di cambiare la sua vita. «Ma a chi ci segue da casa dico: non voglio che perdiate la speranza, ora le medicine sono più efficaci di come lo erano allora», ha detto Bedi che, sempre amatissimo nel nostro paese proprio grazie al successo dello sceneggiato tv in cui interpretava la Tigre della Malesia («Per me ogni scusa è buona per tornare in Italia»), ha poi spiegato di condividere i sentimenti di Sandokan.
«Mio padre ha sposato una donna inglese ed ha combattuto per l'indipendenza dell’India - ha concluso l’attore - . L'esperienza in Italia ha cambiato la mia vita. Sandokan è una vera e propria icona culturale. Io sono nato quando l'India è diventata indipendente e dopo questo periodo, i miei genitori hanno abbandonato la vita politica, iniziando una vita religiosa. Mia mamma è diventata la più alta monaca buddista nel mondo. I miei genitori hanno scelto strade diverse, ma fra loro è sempre rimasto un rapporto incredibile. Si sono amati tanto nonostante fossero distanti. Dai miei genitori ho ereditato la tolleranza, la compassione, l'onestà e un senso di responsabilità sociale».