«Primo attacco con armi Usa a Belgorod». L’ira di Mosca: «Errori fatali»
I russi: Himars utilizzati per colpire Belgorod
Un colpo che potrebbe avere «conseguenze fatali». Mosca punta il dito contro gli Stati Uniti e cavalca l’onda delle preoccupazioni europee dopo l’autorizzazione di Washington a Kiev per l’utilizzo di armi Usa a lungo raggio in territorio russo. Uno scenario che, secondo la propaganda russa, si sarebbe verificato domenica, quando sistemi Himars hanno lanciato missili contro un’installazione di difesa aerea nella città russa di Belgorod equipaggiata con missili terra-aria S-300/400. Le immagini diffuse in rete mostrano colonne di in fumo ma né Kiev, né tantomeno Washington, hanno confermato. Nessuna dichiarazione ufficiale nemmeno da Mosca ma ieri Sergei Ryabkov, viceministro degli Esteri, ha avvertito gli Stati Uniti di «conseguenze fatali» se permetteranno all’Ucraina di utilizzare armi americane per attacchi all’interno della Russia. Ryabkov parla di «errori di calcolo» e dell’atteggiamento «irresponsabile» degli americani che «hanno dato carta bianca a Kiev» e «non stanno facendo niente per fermare le pericolose azioni provocatorie dei loro servitori», ha tuonato il vice ministro, avvertendo che «per gli Stati Uniti ci sarà sicuramente un prezzo da pagare».
Finora l’amministrazione Biden ha consentito a Kiev di colpire obiettivi all’interno della Russia solo in caso di minaccia immediata per le forze ucraine. Non è chiaro se l’attacco a Belgorod rispetti queste regole di ingaggio ma nei giorni scorsi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in più riprese, ha manifestato la necessità di ampliare il raggio d’azione degli attacchi. E ieri Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri di Kiev, ha spiegato alla sua controparte estone come l’Ucraina stia facendo pressioni sui suoi alleati «per espandere la portata».
In queste settimane gli attacchi oltre confine sono aumentati dopo che le forze russe hanno lanciato a inizio maggio una nuova offensiva nel nord-est dell’Ucraina, puntando su Kharkiv. Fonti del governo americano, citate dal Washington Post, hanno manifestato inquietudine: Mosca potrebbe percepire i raid nel suo territorio come minacce alle proprie «capacità di deterrenza strategica», con il rischio che venga alterata la fiducia reciproca tra gli Usa e la Russia in materia di armi nucleari. Inoltre uno dei radar presi di mira, nella regione di Orenburg, si trova molto lontano dall’Ucraina, ai confini sud-orientali del territorio russo europeo, e serve tra l’altro a prevenire possibili minacce dalla Cina. «Bisogna stare molto attenti, non è un gioco, siamo sulla lama del rasoio», ha avvertito il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ribadendo la posizione dell’Italia contro l’uso delle proprie armi inviate all’Ucraina per attacchi sul territorio russo.
La Cina ha respinto le parole di Zelensky che ha accusato Pechino di «sabotare il vertice di pace» in programma a Lucerna il 15 e 16 giugno facendo pressioni su altri Paesi perché non vi partecipino. «L’uso della forza politica non è nello stile della diplomazia cinese», ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning. Il portavoce del presidente, Sergei Nikiforov, ha confermato che Zelensky parteciperà al vertice del G7 in Italia, di persona oppure online mentre la Casa Bianca ha ufficializzato il forfait di Biden in Svizzera: Washington invierà comunque una delegazione di peso guidata dalla vice presidente Kamala Harris e dal consigliere alla Sicurezza nazionale Jake Sullivan. Ma il presidente non ci sarà.