In rigoroso ordine di classifica: Piero Gros, Gustav Thoeni, Erwin Stricker, Helmuth Schmalzl e infine Tino Pietrogiovanna, che sorprese tutti al punto che fu necessario ripetere la foto ricordo
Da sinistra a destra Piero Gros, Gustav Thoeni, Erwin Stricker, Helmuth Schmalzl e Tino Pietrogiovanna
Ricorrono oggi, 7 gennaio 2024, i 50 anni dalla nascita della Valanga Azzurra, nome che ha fatto epoca, che ancora oggi � sinonimo di dominio e che dobbiamo alla fantasia di un grande giornalista, Massimo Di Marco. Ma mezzo secolo da che cosa? Dall’impresa dei 5 cavalieri di Berchtesgaden nel gigante del 7 gennaio 1974 sulle nevi della localit� ai piedi del �Nido dell’Aquila�, una delle residenze di Adolf Hitler. In rigoroso ordine di classifica: Piero Gros, Gustav Thoeni, Erwin Stricker, Helmuth Schmalzl e infine Tino Pietrogiovanna, che sorprese tutti al punto che fu necessario ripetere la foto ricordo (in un primo tempo fatta a quattro) . Il nostro sci non avrebbe mai pi� conosciuto un un en plein tanto clamoroso: avversari schiacciati e battuti; il primo degli �umani� fu il norvegese Haker. Fu anche il trionfo – era al secondo anno sulla tolda di comando della Nazionale – di Mario Cotelli, scomparso nel novembre 2019 e direttore tecnico di un’epopea unica, fondata su titoli olimpici e mondiali, su cinque Coppe del Mondo generali vinte di fila, dal 1971 al 1975: Gustav Thoeni ne conquist� 4, Pierino Gros vinse la sua proprio all’epilogo di quel 1973/74 che ospit� anche la magia del 7 gennaio in Baviera.
Come and� quel giorno tra le Alpi Salisburghesi, in quello che all’epoca, regnando ancora la �Cortina di ferro�, era l’ultimo avamposto della Germania occidentale? Era il terzo gigante dell’ottava edizione della Coppa del Mondo di sci. Nella zona di un canalino buio, molto ripido anche se non particolarmente ghiacciato, la Valanga Azzurra sparecchi� la tavola agli avversari, ufficializzando la supremazia in un’era che era comunque gi� stata avviata. Uno scatenato Pierino Gros , un mix di violenza e precisione, chiuse al comando la prima manche tracciata dal nostro Oreste Peccedi. Il piemontese inflisse scarti memorabili: 9 decimi a Thoeni (secondo), 1”52 a Schmalzl, quarto dietro all’austriaco Hauser uscito poi nella seconda. Il rivale pi� temibile avrebbe potuto essere Hans Hinterseer, ma l’austriaco salt� nelle prime porte. Pi� lontani, oltre la decima posizione, Stricker (2”43 da Gros) e Pietrogiovanna che era sceso col pettorale 43.
Non era semplicemente una gara, era allo stesso tempo una prova di selezione: in ballo c’erano i quattro posti per i Mondiali di Sankt Moritz. Le cronache ricordano che tra una manche e l’altra, all’interno del rifugio a monte, a tenere banco era stato Stricker. Il �cavallo pazzo�, rivolgendosi agli austriaci (tre erano davanti a lui) disse: �Vado sul podio lo stesso, scommettiamo?�. La sfida lanciata dal compianto Erwin pareva la solita spacconata, utilissima per calmare la tensione dell’attesa. Il tedesco (dell’Ovest) Messmann tracci� la seconda discesa piazzando 43 porte: sul ripido costrinse gli atleti a girare molto. Gros attacc�, ma non rischi� e concluse in 1’08”04: miglior tempo. Tocc� poi a Thoeni: poche sbavature annullate dalla sua classe innata. Schmalzl sbagli� e incass� quasi due secondi da Gros: quell’errore gli sarebbe costato il podio. Nella casetta di partenza, infatti, Stricker scalpitava, desideroso di vincere la scommessa che aveva fatto. Erwin affront� le porte con rabbia, foga e grinta (che lui aveva nel Dna). La sua sciata, spesso composta, fu per� redditizia: 1’08”33, secondo tempo di manche. Un incredulo Toni Sailer, leggenda austriaca e capo allenatore della squadra delle Aquile, al parterre confid� ad amici: �Dovremo rivedere tutto, allenarci giorno e notte: questi italiani fanno paura�.
Con la festa azzurra gi� avviata, dicevamo, Pietrogiovanna, fece il numero. Qualcuno nel nostro clan se ne rese conto: �Ragazzi, il Colonnello (era il soprannome del futuro coach di Deborah Compagnoni) sta mollando gli sci�. Nel canalino Tino esib� la sua famosa sciata �da elicottero�, definizione legata al gesticolare delle braccia: magari buffa, ma efficace; terzo di manche e quinto posto, con foto, appunto, da ripetere. Purtroppo quel giorno non c’era la Tv, ma i ricordi rimarranno eterni. E vengono ancora in mente le parole dure con cui Peccedi aveva bacchettato i suoi per aver deluso nel precedente gigante di Saalbach-Hinterlglemm: �Non sono qui per insegnarvi a sciare, ma per insegnarvi a vincere�. Detto e fatto. E Di Marco pot� coniare il termine Valanga Azzurra. Pierino Gros quel 7 gennaio 1974 l’ha ancora oggi nel cuore: �Un giorno indimenticabile. C’era l’austerity, c’era la crisi come oggi. Ma adesso la percepiamo di pi�, c’� chi stenta ad arrivare al 27 del mese. All’epoca vivevamo la nostra passione: famosi, acclamati, benestanti. Restituimmo tutto con i risultati: creammo un gruppo vincente di 10-12 atleti, diventammo un fenomeno sociale�.
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7 gennaio 2024 (modifica il 7 gennaio 2024 | 12:39)
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