Ambra Angiolini: «Sono nata bulimica. Mi riempivo la pancia di cibo, finché l’amore mi è entrato in pancia: mia figlia»

di Emilia Costantini

L’attrice � protagonista dello spettacolo �Oliva Denaro� dal romanzo di Viola Ardone, ispirato alla storia esemplare di Franca Viola, con la regia di Giorgio Gallione

Ambra Angiolini: «Sono nata bulimica. Mi riempivo la pancia di cibo, finché l’amore mi è entrato in pancia: mia figlia»

Ambra Angiolini

Franca Viola � la ragazza di Alcamo che, nel lontano 1965, ebbe il coraggio di rifiutare un matrimonio riparatore e dire di no non solo al suo ex fidanzato, che la rap� e la violent�, ma a tutto un sistema di rapporti basato sulla sopraffazione del maschio sulla femmina. Una storia esemplare, cui si ispira il romanzo Oliva Denaro di Viola Ardone, da cui � tratto lo spettacolo interpretato da Ambra Angiolini. Una produzione Goldenart, con la regia di Giorgio Gallione, autore della drammaturgia in collaborazione con la protagonista.

�Quel “no” ha cambiato il codice penale - esordisce Ambra, dall’8 marzo al Duse di Bologna - Il mio personaggio � una ragazza siciliana che cerca il suo posto nel mondo: vive nell’Italia di quegli anni, dove la legge stabiliva che, se l’autore del reato di volenza carnale avesse sposato la “parte offesa”, avrebbe automaticamente estinto la condanna. Oliva, proprio come Franca, rifiuta la classica “paciata”, dice no alla violenza e al sopruso. Una storia che, purtroppo, riguarda tutte noi ancora oggi: ci ritroviamo a dire dei no che non vengono rispettati�.

E si trasformano in femminicidi...
�Proprio cos�. � la crisi profonda di un maschile che non c’entra niente con l’essere uomini. Sono dei maschi che non accettano le trasformazioni sociali e, invece di mettersi in discussione, usano l’unica forma di superiorit� che hanno a disposizione nei confronti di una donna che li rifiuta: non vuoi essere mia? e io ti ammazzo. Una donna che dice no, va rispettata due volte, ma quante denunce di soprusi, botte, violenze, ancora adesso non vengono ascoltati. Le donne sono tuttora vittime di ingiustizie, dei giudizi altrui, solo perch� cercano un ruolo indipendente nella societ�.

Ambra Angiolini teme i giudizi altrui?
�Ci convivo da sempre, ma mi rifiuto di diventare il bidone dell’indifferenziata delle frustrazioni altrui e metto dei confini: non permetto a nessuno di calpestare il mio giardinetto e di lasciarvi degli escrementi�.

Essere nata e cresciuta in un quartiere periferico di Roma, Palmarola, cosa le ha insegnato?
�Quel quartiere mi resta nel cuore. Nel palazzo dove abitavo con la mia famiglia, non ero mai sola. Con i vicini di casa era uno scambio continuo: se avevi bisogno di latte, lo andavi a chiedere alla signora della porta accanto la quale, se aveva bisogno di pane, veniva a chiederla a noi. Una comunit� ricca di umanit�, dove si sapeva tutto di tutti, ma non erano pettegolezzi, solo voglia di essere solidali, una famiglia allargata�.

Come mai, in un ambiente cos� sereno, a 15 anni � diventata bulimica, come racconta nel suo libro �InFame�?
�Non c’� un perch�. Sono nata bulimica, forse una predisposizione genetica. Mi riempivo la pancia di cibo, finch� l’amore mi � entrato in pancia, che si � riempita di senso e ne � uscita la mia prima figlia Jolanda: io ho partorito lei e lei ha partorito una nuova me... abbiamo in teoria la stessa et�.

Era ancora una ragazzina quando ebbe il primo grande successo con �Non � la Rai�. Il pi� bel ricordo di Gianni Boncompagni?
�Gianni mi ha regalato una lente per guardare il mondo in un modo diverso...�.

Cio�?
�Avere la voglia di inventarlo, di non accontentarsi di come � il mondo, ma cercare un modo originale di parlare agli altri. Avevo 14 anni, ricordo una sua frase fondamentale: Ambra pensa che grazie a te non si salveranno i bambini dal cancro e che la gente continuer� a morire in guerra, quindi prendi le distanze e conta sempre dieci passi per allontanarti dal nostro mestiere. L’ultima volta che l’ho visto, fu a una cena insieme, poco prima della sua scomparsa: quella sera mi dichiar� tutta la sua stima, il suo rispetto, il suo orgoglio per avermi formato. E poi mi disse: non perdere la tua professionalit�, pur di fare, fare, fare... Fu un saluto bellissimo�.

Un sogno ancora chiuso nel cassetto?
�Un anno fa ho aperto tutti i cassetti: i sogni che erano dentro stavano ammuffendo... Ora ho la sensazione di stare nel sogno realizzato, il teatro, la forma espressiva che amo di pi�: � un contesto che fa poco rumore e continuo a sceglierlo pur essendo una faticaccia fare le tourn�e. Ma quando, mentre recito in palcoscenico, non vedo cellulari accesi in platea, vuol dire che per il pubblico sono pi� interessante, che ho vinto sui social o sulla chat del momento... e, a fine spettacolo, vado a casa contenta�.


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2 febbraio 2024 (modifica il 2 febbraio 2024 | 07:03)

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