

Ci sarebbe stata anche una “specie di lettera” nell’auto di Filippo Turetta – così ha raccontato al pm l’ex studente – nella quale ammetteva di avere ucciso Giulia Cecchettin e dava indicazioni sul luogo in cui aveva tentato di nascondere il suo corpo.
Questo perché, dice Turetta in quello che sembra un tentativo di allontanare da sé l’accusa di un delitto premeditato, dopo l’assassinio dell’ex fidanzata avrebbe tentato più volte il suicidio. “Quando sono stato fermato dalla polizia tedesca, in auto c'erano delle coperte, una borsa con una scatola con qualcosa da mangiare, dei dolcetti, una bottiglia di sambuca, i regali per Giulia, due zaini”, elenca, riferendosi al momento in cui la sua fuga col corpo della ragazza in auto si ferma a Lipsia, il 19 novembre 2023.
Ma ci sarebbero stati anche “dei fogli di carta, ovvero una specie di lettera, che avevo scritto prima di tentare di suicidarmi a Berlino”. Nella lettera, riferisce, “ho scritto che ero colpevole, ho detto dove si trovava il corpo, il luogo, ho scritto ai miei genitori”. In auto, aggiunge per consolidare la tesi del raptus e del successivo pentimento, “potrebbe esserci anche un sacchetto che ho usato per provare a suicidarmi, il coltello e le sigarette: ho pensato che se avessi fumato e bevuto sambuca, sarebbe stato più facile suicidarmi”.
Turetta aveva poi raccontato di aver desistito dal suicidio dopo aver visto online un’intervista ai suoi genitori, i quali dicevano di sperare che il figlio fosse ancora vivo. “Non sapeva più cosa fare, non ha avuto alcun supporto”, sostengono invece gli investigatori.