Era passato un po' in sordina l'addio dello chef Vincenzo Manicone al Cannavacciuolo Bistrot di Novara, una stella Michelin dal 2019. Nessuna comunicazione ufficiale, ma un post Instagram in cui un altro ristorante (il Tancredi sul Lago di Garda) annunciava l'inizio della collaborazione con lo chef, facendo intendere che dall'altra parte il tutto si fosse concluso.
Non una parola sulla fine di un rapporto professionale - quello tra chef Manicone e il suo "maestro" - durato ben dodici anni, di cui quattro trascorsi nelle cucine di Villa Crespi. Un dettaglio che ha fatto pensare a una rottura non esattamente serena, e che forse può aver colto alla sprovvista il gruppo Cannavacciuolo, senza dargli il tempo di pensare a un piano B.
D'altra parte il ristorante novarese, ospitato all'interno dei bellissimi spazi del Teatro Coccia, non aveva più riaperto dopo la chiusura per ferie del primo gennaio. Che qualcosa stesse succedendo al format di successo ideato dallo chef di Villa Crespi era insomma ormai chiaro, e in diversi hanno fatto notare una concomitanza con l'addio di Emin Haziri, chef del Bistrot di Torino, fratello gemello di quello di Novara, che ha salutato rispettosamente il popolarissimo giudice di Masterchef per andare a camminare con le sue gambe al ristorante del Grand Hotel Royal di Courmayeur.
Se a Torino però il cambio di guida è stato veloce (ad Haziri è stato sostituito il giovanissimo Gabriele Bertolo), a Novara le cose sembrano essere più complicate. La serranda infatti è ancora chiusa, il futuro del ristorante sembra essere tutt'altro che certo, ed è ormai palese e per nulla nascosta l'impazienza della Fondazione Teatro Coccia, proprietaria dei seicento metri quadrati in cui si sviluppava il locale di Antonino Cannavacciuolo. Spazio che era stato dato in gestione al gruppo dello chef campano nel 2014, con un rinnovo fino al 2032 deciso appena a novembre dello scorso anno, poco prima della chiusura.
A farsi portavoce del malcontento della fondazione è il presidente Fabio Ravanelli, che ha fatto sapere di non aver avuto nessuna comunicazione ufficiale, ma di aspettarsi al più presto una decisione. Il problema - spiega Ravanelli - non è solo commerciale, ma di decoro cittadino: la Fondazione ammette infatti di aver continuato regolarmente a ricevere il canone di affitto concordato con il gruppo Cannavacciuolo (3500 euro al mese), ma il problema è un altro.
Il Teatro Coccia rappresenta infatti, con il suo austero porticato, uno degli angoli più prestigiosi della città, ed è un peccato - dice il presidente - vedere questo spazio con le serrande abbassate, quando invece andrebbe valorizzato. "Sono un imprenditore - ha dichiarato il presidente della fondazione all'Agi - e capisco bene che assumere decisioni importanti richieda talvolta un tempo non brevissimo. Ma da novarese e da presidente della Fondazione Coccia non posso che auspicare scelte rapide: quella vetrina chiusa non si può vedere, e anche il teatro ne risente. Abbiamo inaugurato la stagione a metà gennaio con il locale fermo, e non è stato bellissimo".