Taylor Swift, la regina pop più influente del pianeta: con la Swifterature è oggetto di studio nelle università

Il prossimo 11 febbraio a Melbourne si terrà il primo Swiftposium, un convegno organizzato da sette università australiane, ma aperto a tutti gli atenei del mondo, per indagare le implicazioni culturali, letterarie, economiche e musicali correlate alla fede nel personaggio di Taylor Swift e al culto della sua sterminata produzione discografica. Due giorni no-stop per parlare della regina pop più influente del pianeta (sì, più di Madonna e Beyoncé messe insieme), capace di alzare con l’indotto dei suoi concerti il Pil americano, causare movimenti tellurici nelle zone limitrofe agli stadi dove si svolgono i suoi concerti, superare al box office il film di Martin Scorsese e aumentare l’afflusso al voto dell’elettorato Usa con un post su Instagram. Non poco per una ragazza di 33 anni originaria di West Reading, Pennsylvania, che ha iniziato la sua carriera componendo brani di musica country in cui raccontava aneddoti della sua vita da 13enne nella provincia americana. 

La pop star trentatreenne sul palco durante le tappe negli Stati Uniti. Foto di Philip Montgomery/The New York Times
La pop star trentatreenne sul palco durante le tappe negli Stati Uniti. Foto di Philip Montgomery/The New York Times 

Come abbia fatto Taylor Swift a diventare Taylor Swift è quindi un argomento di studio analizzato attraverso corsi e dottorati in sociologia, psicologia e soprattutto letteratura e storia, ribattezzate rispettivamente Swifterature e Swiftory. Mentre alla Stanford University si analizza lo storytelling con il seminario The Last Great American Songwriter: Storytelling With Taylor Swift Through the Eras, al Berklee College of Music di Boston si analizzano composizioni e testi delle sue canzoni, a Houston si ripercorre la sua evoluzione artistica e alla University of Missouri le si dedicano classi di letteratura e storia. Altri progetti anche alla New York University, all’Arizona State e in Europa all’ateneo di Gand in Belgio. «È sempre più frequente che nelle facoltà Usa si tengano classi su personaggi contemporanei che rappresentano ottimi spunti per coinvolgere gli studenti», spiega Jordan Pellerito, ricercatrice presso l’Honors College del Missouri e curatrice del corso Taylor Swiftory: History & Literature Through Taylor Swift. «I ragazzi la conoscono così bene che riescono a usarla come una lente perfetta per leggere in profondità materie come storia, sociologia, psicologia, letteratura e marketing. Swift è unica come oggetto di studio perché i suoi testi, i video, i post diventano fonti primarie da cui estrarre informazioni per conoscere non solo lei, ma il mondo che la circonda. L’essere così autobiografica inoltre, le conferisce uno spessore di autenticità che il pubblico apprezza. E i suoi milioni di fan, la maggior parte dei quali giovani donne, vedono in lei un esempio per affrontare momenti difficili». 
Lo spiega bene lei stessa in Miss Americana, docufilm in streaming su Netflix: «Se non fossi io a scrivere i miei testi non sarei arrivata fin qui. È come se il pubblico leggesse il mio diario». E aggiunge: «Il mio codice morale, da bambina e anche adesso, mi porta a voler essere considerata una persona buona. Quindi cerco sempre di fare la cosa giusta e di comportarmi da brava ragazza». 

I fan di Taylor Swift si preparano ad assistere all’Eras Tour, che arriverà in Italia, allo stadio San Siro di Milano, il 13 e 14 luglio 2024. Foto di Philip Montgomery/The New York Times
I fan di Taylor Swift si preparano ad assistere all’Eras Tour, che arriverà in Italia, allo stadio San Siro di Milano, il 13 e 14 luglio 2024. Foto di Philip Montgomery/The New York Times 

Capelli biondi con la frangia, rossetto rosso, eyeliner all’insù, mai una scollatura, mai una mise troppo sgambata, mai un tacco troppo alto, Taylor Swift è una Barbie rassicurante «e la quintessenza del pop contemporaneo che, a sua volta, è la sintesi della società dei consumi», spiega Nello Barile, sociologo all’Università Iulm di Milano. «Nel suo essere superficiale e mutante, nel vuoto pneumatico che le aleggia intorno, nella banalità delle sue melodie, nella leggerezza con cui varia generi musicali passando dal folk al pop fino all’indie, incarna il momento storico incantando la GenZ. E con il racconto della storia della ragazzina di provincia che consegnava i cd nelle case discografiche accompagnata dalla mamma e che diventa poi una star multimilionaria, Swift incarna la realizzazione del sogno neoliberista». 
Taylor ovviamente non sarebbe d’accordo con questa lettura, soprattutto da quando, nel 2013, dopo la denuncia e il successivo processo in seguito a una molestia sessuale subita da un deejay radiofonico a Denver, ha deciso di togliersi il bavaglio e dire la sua, smettendo di fare la bambolina country, bella e poco pensante. Da allora si impegna soprattutto per i diritti delle donne e per battaglie come l’approvazione dell’Equality Act, il disegno di legge contro la discriminazione sulla base del genere e dell’orientamento sessuale. Senza rinnegare la sua identità pop dice: «Voglio vestirmi di rosa e parlare di politica». Così, anche quando Kanye West, qualche anno dopo, fomentando una querelle che durava dal 2009, ha scritto un verso di una canzone in cui si assurgeva il merito della sua fama (I made that bitch famous), lei gli ha risposto per le rime dando vita a un dibattito social sulla prevaricazione maschile, sfociato poi in altre fantasiose elucubrazioni che hanno visto la rete riempirsi di emoji di serpenti e i fan prendere posizione a favore dell’uno o dell’altra. Una lunga storia che è poi confluita in parole e musiche nell’album Reputation. 

I fan di Taylor Swift si preparano ad assistere all’Eras Tour. Foto di Philip Montgomery/The New York Times
I fan di Taylor Swift si preparano ad assistere all’Eras Tour. Foto di Philip Montgomery/The New York Times 

«I suoi testi sono speciali perché sono reali», sostiene Georgia Carroll, ricercatrice di sociologia all’università di Sidney, fan accanita e relatrice al prossimo Swiftposium. «Nei suoi primi brani, come per esempio Fifteen, parlava del liceo e dei primi amori. Poi è passata a raccontare la vita di una ventenne con tutti gli eventi belli e anche brutti che le sono successi. E adesso che di anni ne ha 33, canta la ricerca per trovare il vero amore. Taylor è bravissima a narrare storie e lo fa usando riferimenti alla letteratura classica. Non capita così spesso nella musica pop. Altro motivo del suo successo è il rapporto con i fan: è sempre connessa con loro, interagisce, li invita a casa sua per delle secret session facendoli sentire importanti».
Secondo Valentina Farinon, curatrice del corso Psychology of Taylor Swift. Advanced Topics of Social Psychology presso l’Arizona State University, la forza del culto della pop star è la capacità di convertire fedeli diversi. «Il suo pubblico sta diventando molto sfaccettato: chi si avvicina a lei incuriosito dal personaggio, chi per il posizionamento politico, la musica, o perché vuole godersi l’intrattenimento di alta qualità come l’Eras Tour. La sua brand identity è calibrata in modo che i vari ambiti del suo mondo non vadano in collisione. E poi, in un certo senso, è come se non ascoltarla o non conoscerla escludesse da qualcosa di veramente importante che sta succedendo. È come non aver visto Harry Potter: si può vivere anche senza, ma non se ne può ignorare l’esistenza».