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Ex Ilva, l’assemblea non trova l’intesa sulle risorse: Bernabè congela le dimissioni
In mancanza di dichiarazioni ufficiali da rappresentanti dei due soci, pubblico e privato, le motivazioni del mancato punto d’incontro tra le due anime di Acciaierie d’Italia sono affidate a quel poco che trapela dalle ovattate stanze dei protagonisti. Sullo sfondo c’è la contribuzione pro quota richiesta, anche prima dell’assemblea di ieri, dalla parte pubblica: disponibile — previo via libera del ministero dell’Economia a Invitalia (scontato, stando alle dichiarazioni delle scorse settimane del ministro Giancarlo Giorgetti) — a contribuire purché lo faccia anche il socio privato. Richiesta dinanzi alla quale, evidentemente, la posizione di ArcelorMittal non ha permesso di trovare un punto d’incontro. Di qui l’aggiornamento dell’assemblea che, ovviamente, non è piaciuto ai sindacati che ieri hanno tenuto un presidio davanti alla sede di Milano di Acciaierie d’Italia. «Il rinvio — ha sottolineato Loris Scarpa, coordinatore siderurgia Fiom-Cgil — è frutto dello stallo tra governo e ArcelorMittal su chi mette le risorse finanziarie. L’assemblea dei soci del più grande impianto siderurgico d’Europa discute di 320 milioni della bolletta e non trova una soluzione quando servirebbero 5 miliardi». «Si è superato ogni limite — ha evidenziato il segretario generale della Uilm Rocco Palombella — e ancora una volta è prevalsa l’rresponsabilità dell’assemblea nel non assumere le decisioni necessarie». «ArcelorMittal — ha fatto eco Valerio D’Alò, responsabile siderurgia Fim Cisl — sveli veramente i suoi piani e decida se far parte degli investimenti di Acciaierie d’Italia o meno».