Dalla Repubblica Ceca alla Grecia: il «sentiero» europeo di una coppia di spie russe

diGuido Olimpio

Elena e Nikolay Saposnikov sono stati per decenni agenti sotto copertura dei servizi di Mosca. Dall'estero hanno fornito appoggio e informazioni a «colleghi» per sabotaggi ed eliminazioni

Elena e Nikolay Saposnikov

Nikolay e Elena Saposnikov la coppia di perfetta. Due «illegali», agenti russi sotto copertura, protagonisti di una missione a lungo termine. Portata avanti con la consueta pazienza e molta astuzia.

Lui è ufficiale dell’Armata, combatte tre anni in Afghanistan, poi lo trasferiscono in un reparto schierato nell’allora Cecoslovacchia. Nel febbraio dell’89 è cacciato dal Pcus perché accusato di intrallazzi sulle forniture, una probabile manovra per nascondere il suo vero ruolo e aprire una scorciatoia per tornare a Praga. Infatti, nel 1991 chiede asilo politico ai ceki e lo ottiene nonostante la sua pratica sia incompleta. Probabile che abbia corrotto qualcuno o sia stato aiutato. Una volta sistemato fa arrivare la moglie Elena e due figli. È l’inizio della danza.

Nei primi anni 2000 Saposnikov entra nella Imex, compagnia che si occupa di armi ed è diretta da un ex funzionario dei servizi segreti locali. Guadagna poco ma conquista una posizione formidabile in quanto viene a conoscenza di vendite, transazioni, richieste di prodotti. Una massa di informazioni che gira a Mosca, agli uomini del GRU, l’intelligence militare. La coppia ha ormai acquisito la cittadinanza ceka, ha un nuovo passaporto, raccoglie dati sempre collegati al giro del materiale bellico. I suoi capi vogliono sapere di accordi in favore di avversari, cercano dettagli, pensano come ostacolare eventuali intese. La rete dei Saposnikov cresce, si allarga, si spinge oltre i confini nazionali. Per la precisione in Grecia.

Nel 2008-2009 Elena, usando «i risparmi dei genitori», acquista una villa a Nea Skioni, a sud Salonicco, prezzo di 275 mila euro, e la trasforma in un hotel. È solo «nebbia», perché la bella residenza di tre piani, con piscina, diventa una «casa sicura» del GRU diretta dai due, ormai trapiantati in territorio greco. È un aspetto interessante, già emerso in altre vicende dello spionaggio di Mosca: le «ombre» creano basi in Paesi diversi da dove poi devono operare. In particolare, la coppia assiste i movimenti dell’Unità 29155, incaricata di eliminare oppositori e sabotare impianti. Diversi membri del team e soprattutto il capo, il generale Andrei Averyanov, usano il «sentiero» ellenico, mantengono contatti con puntate nell’area di Salonicco per poi muoversi in direzione dell’Europa. Non sono trasferte turistiche. La storia ricorda altri soggiorni della 29155 in località montane dell’Alta Savoia, le soste in Costa Azzurra, le triangolazioni in aeroporti francesi e svizzeri. Tentativi di confondere le tracce.

La coppia di spie russe

Villa Elena, in Grecia

Indagini ufficiali e il lavoro dei ricercatori di The Insider hanno ricostruito però molte mosse, collegano il network ad episodi precisi: la sparizione di una nave carica di armi, le esplosioni nel deposito di munizioni ceko a Vrbetice (16 ottobre e 2 dicembre 2014), eventi simili in Bulgaria, attività di disturbo. Mosca vuole creare problemi alla filiera di rifornimento in favore di Georgia e Ucraina, esercita pressioni su commercianti di armi. Uno di loro, il bulgaro Emiliar Gebrev, subirà un tentativo di avvelenamento. Secondo gli inquirenti sono i Saposnikov a favorire le incursioni degli 007 nella Repubblica Ceca: possono farlo grazie alle loro amicizie, al ruolo in una delle imprese, alle complicità. Sempre The Insider sottolinea che le deflagrazioni a Vrbetice sarebbero state provocate da Alexander Mishkin e Anatoly Chepiga, spediti in Gran Bretagna nel 2018 per eliminare l’ex collega Skripal usando il Novichok. Compito fallito.

Nella suddivisione dei compiti sembra essere Elena ad avere un ruolo preminente, quasi fosse superiore di grado rispetto al marito. E per Insider sarebbe stata insignita, con una cerimonia riservata, del titolo di Eroe della Federazione russa. Un premio per il lavoro svolto dietro le linee nemiche. Medaglia prima che il tempo a disposizione stesse per scadere.

Praga apre un’inchiesta sui due nel 2021, chiede invano che rientrino dalla Grecia per rispondere alle tante domande, si accontenta solo di una rogatoria. Loro fanno muro, mantengono fede al ruolo di «imprenditori» all’oscuro di trame, spiegano i contatti con alcuni personaggi sostenendo che si è trattato di affari leciti. Sono, però, sulla difensiva. Nel febbraio 2024 Nikolay muore per un attacco cardiaco, dicono che bevesse molto, ma ora i greci vogliono comprendere meglio, per escludere che sia stato eliminato con qualche sostanza tossica. Saranno le analisi a escluderlo, sempre che non si tratti di una «pozione di Dio», veleno che non lascia residui. La moglie, 62 anni, ha messo in vendita da tempo Villa Elena e non è chiaro dove sia.

2 maggio 2024

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