La premier offre il Pnrr ma non conquista ex forconi, campesinos e delusi da Lollobrigida
ROMA — Nella gara di solidarietà verso gli agricoltori che protestano Giorgia Meloni mette sul tavolo il Pnrr: «Le risorse del Pnrr dedicate al mondo degli agricoltori, che per noi è molto importante, passano da 5 a 8 miliardi», annuncia visitando lo stabilimento Enel che produce pannelli solari in una Catania in festa, addobbata per Sant’Agata secondo un’antica tradizione «che io credo valga la pena di difendere», precisa la premier. Mentre Gianni Alemanno (Movimento Indipendenza) si affida a un altro santo: «Sono stato alla fiera agricola di San Biagio nella provincia di Verona e ho incontrato i rappresentanti della protesta dei trattori», afferma. Scagliandosi poi contro la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, «che è la principale responsabile di una politica pseudo ambientalista che sta distruggendo l’agricoltura in tutta Europa».
Non sono i soli esponenti politici che in queste ore stanno partecipando alla corsa per ottenere i favori degli agricoltori esasperati. Attestazioni di simpatia che però continuano a essere rinviate al mittente dai manifestanti, che si mostrano più che refrattari a qualunque sponsorship. Persino quella interna: contestatissime le principali organizzazioni agricole, soprattutto Coldiretti, considerata la più vicina al governo. Ma oltre ai vecchi leader i “trattori” sono pronti anche a sconfessare i nuovi: ieri una nota degli agricoltori e allevatori di Ragusa ha preso le distanze da Danilo Calvani, ex leader dei forconi nel 2013, indicato come una delle figure di riferimento dei movimenti di questi giorni, molto più difficili da “incasellare”, rispetto a quelli di dieci anni fa. «Per quanto ci riguarda, anche memori dell’esperienza vissuta nel 2013, ci teniamo a precisare che non riconosciamo assolutamente alcun leader né nazionale né regionale autoproclamatisi tali nell’attuale protesta dei trattori, nata spontaneamente sulla scia delle manifestazioni dei colleghi francesi e tedeschi», spiega la nota dalla Sicilia.
Nella giornata di ieri tra gli esponenti politici che più si sono mostrati vicini agli agricoltori, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio: «La Regione è al vostro fianco», ha assicurato a una delegazione del collettivo Agricoltori autonomi. In pista anche Gian Marco Centinaio (ex ministro dell’Agricoltura, come Alemanno), leghista, che ha affermato però che sono stati gli stessi manifestanti a invitarlo (affermazione già smentita dai diretti interessati nei giorni precedenti). E ha lanciato un monito: «La protesta dei trattori non può essere ignorata, né strumentalizzata per ragioni politiche». Giusto: se ne dev’essere reso conto anche Matteo Salvini, visto che pure i suoi tentativi di avvicinamento sono caduti nel vuoto.
Gli esponenti di Fratelli d’Italia non hanno miglior fortuna, a cominciare dal ministro dell’Agricoltura: «Lollobrigida ha fatto governare la Coldiretti, fa le dichiarazioni che fanno loro. Il mondo agricolo però si è ribellato», ha ribadito Danilo Calvani all’uscita della questura di Roma, dove ha concordato la manifestazione della prossima settimana. Sembra anzi sempre più evidente che la “sovranità alimentare” che FdI ha voluto nell’intestazione del ministero è molto diversa da quella rivendicata dai tanti gruppi in piazza. «Non significa che il Made in Italy è migliore del Made in France. - rivendica Alessandra Turco, titolare di una piccola azienda in Piemonte, ieri insieme a tanti agricoltori dell’Associazione Rurale Italiana (Ari) alla cooperativa Coraggio, alle porte di Roma, per parlare di diritto alla terra - Il principio della sovranità alimentare nasce all’interno della Via Campesina, nel 2007, al Forum di Nyeleni, in Mali. Si riferisce al valore della produzione agroecologica, alla relazione simbiotica tra il cibo sano e il contadino. La produzione del cibo deve valorizzare l’ambiente e il territorio, ma anche permettere al contadino di vivere decentemente». Una sovranità alimentare che va tutelata, secondo tutto il variegato mondo della protesta, dai “trattori” agli agroecologisti, anche attraverso la cautela negli accordi di libero scambio: quello che fece scattare nel 2013 la rivolta dei forconi era il Green Corridor, con l’Africa. Adesso sul tavolo c’è quello con il Mercosur.
Se la politica cerca di accaparrarsi il favore dei trattori, c’è però anche chi guarda con un certo fastidio a quella che può sembrare una battaglia di retroguardia, affiancata all’ennesima caccia agli aiuti. Alla cooperativa Coraggio gli agricoltori di Ari mettono in ordine i numeri, per dimostrare che le cose non stanno così: «Lo 0,01% di aziende più grandi riceve il 5,4% dei fondi della Pac. Mentre ci sono 400 mila aziende che non ricevono niente», afferma Antonio Onorati, precisando che però le scelte più contestate della Politica Agricola Comune non vengono dalla Commissione, ma «dal Parlamento e dal Consiglio, cioè dai governi nazionali». Ecco perché chi invade le strade con i trattori non si fida di nessuno.