Jacobs, come sta? Oro nei 100 metri agli Europei di atletica, poi la contrattura. Staffetta a rischio

diMarco Bonarrigo

I 42 minuti in cui ieri l’Italia ha conquistato 3 ori e le 6 medaglie, col bronzo della marcia, in una sola notte non hanno precedenti nella storia della nostra atletica. Jacobs oro e poi la preoccupazione: zoppicava dopo lo sprint. «Spero sia una contrattura»

Noblesse oblige, quindi si comincia da Marcell Jacobs che tre anni fa a Tokyo trasportò l’atletica azzurra dall’aurea mediocrità allo spazio siderale con gli ori nei 100 metri e nella 4x100 e che ieri s’è ripreso lo scettro europeo. Marcell è scattato così così dai blocchi, si è disteso con un pizzico di fatica per riagganciare il colosso azzurro Ali (secondo con 10”05, enorme il suo progresso) e l’inglese Glave, terzo. Ma la gioia per il suo 10”02 è macchiata da un risentimento al polpaccio sinistro che gli ha sbiadito il sorriso facendolo zoppicare.

«Credo e spero si tratti di una contrattura — rassicura lui, asciuttissimo — dovuta alle due gare ravvicinate. Sono contento ma so che devo ancora lavorare molto» spiega Marcell. Al momento la fluidità di Tokyo è lontana ma il palmarès del bresciano si arricchisce di un secondo titolo europeo dopo quello di Monaco.

Jacobs non si offenderà, però, se lo scettro di re della notte romana ieri sera se l’è preso un altro italiano di seconda generazione (mamma è tanzaniana), il 22enne romano Lorenzo Simonelli. Accucciato in corsia 4 in un 110 ostacoli che ha cominciato a correre seriamente solo da pochi mesi mettendo da parte la velocità pura, Lorenzo ha polverizzato gli avversari e il suo fresco record italiano (13”21) con un 13”05 che lo porta su una dimensione mondiale.

Perfetto allo sparo, più che perfetto nella ritmica, Simonelli (giro d’onore con cappello di paglia e bandiera da pirata) sintetizza perfettamente la ricetta che fa enorme l’atletica azzurra: «Quando ho visto Jacobs a Tokyo — spiega il romano — mi sono detto: voglio essere anch’io così, anch’io come Marcell, anche io per stupire e stupirmi».

E che dire di un altro giovanissimo, quel Mattia Furlani che a 19 anni con una Tribuna Tevere affollata di reatini come lui, ha avuto l’ardire di portare il primato mondiale under 20 a 8 metri e 38 al primo salto e poi, sempre un pelo troppo avanti in battuta (tre nulli), troppo storto e troppo contorto sull’asse, di provare comunque a insidiare il divino olimpionico greco Tentoglou che con un doppio 8 metri e 65 e altri balzi stellari ha realizzato la miglior serie mondiale dai tempi di Lewis e Powell. Conscio di dover «maturare biologicamente, tecnicamente e fisicamente» (parole sue) Mattia tra 50 giorni salterà a Parigi con un argento mondiale indoor e uno europeo già in saccoccia.

Quello di Leonardo Fabbri è un oro a parte: dopo un primo lancio moscio, il gigante toscano ha deciso di disegnare mentalmente una pedana personale dove ha lanciato quasi un metro e mezzo oltre agli avversari prima storditi poi messi k.o. sparando regolarmente oltre i 22 metri. «Dopo un attimo di incertezza dovuto a lanci terrificanti in riscaldamento — ha spiegato Leo — mi sono detto che se voglio attaccare gli americani a Parigi mica posso lanciare così. E ho cominciato a tirare lungo, molto lungo quasi isolandomi dagli altri. A quel punto mi sono sentito leggero, forte, potente».

Le statistiche dicono che i 42 minuti in cui ieri l’Italia ha conquistato 3 ori e le 6 medaglie, col bronzo della marcia, in una sola notte non hanno precedenti nella storia della nostra atletica.

9 giugno 2024

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