Le minacce di Al-Houti all’Italia non fermano la missione nel Mar Rosso. Tajani: “Se attaccati reagiremo”

“Noi andremo nel Mar Rosso a difendere gli interessi nazionali, e da che mondo è mondo questo lo si fa anche con le armi, se necessario”, dice Stefania Craxi, presidente della commissione Difesa del Senato.

Le sue parole sono la risposta all’intervista su Repubblica a Mohamed Ali al-Houti, uno dei leader di spicco del movimento Ansar Allah, i partigiani di Dio meglio conosciuti come Houti. “L'Italia diventerà un bersaglio se parteciperà all'aggressione contro lo Yemen”, ha avvertito. Secondo Craxi “è in corso, ormai da anni, una guerra ibrida contro l’Occidente”. Le minacce sono quindi realistiche? “Tutto l’Occidente viene minacciato e non da oggi, e noi facciamo parte dell’Occidente...”. Insomma, passi indietro rispetto alla missione Aspides, fissata entro il 19 febbraio, non ce ne saranno.

Enrico Borghi, senatore di Italia viva e componente del Copasir, è cauto: “In questi casi bisogna separare la retorica dall’elemento effettivo, quel che è sicuro che Houti è uno spin off dell’Iran insieme ad Hamas, Hezbollah e alla jihad islamica”. Per Borghi “la vera scaturigine di eventuali decisioni non è a Sana’a ma a Teheran, C’è un monitoraggio attento, la settimana scorsa il direttore dell’Aise (il servizio segreto italiano per l’estero, ndr) è stato lungamente audito dalla nostra commissione: è evidente che nel momento in cui si decide di attivare un’azione militare nel mar Rosso la consapevolezza di eventuali rischi c’è a tutti i livelli”.

Quanto alla missione europea nel Mar Rosso "sarà navale e aerea" e "noi avremo il comando operativo della missione in mare", specifica invece il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani al Med Dialogues Extraordinary expert meeting in corso a Roma. "Non saranno missioni di accompagno, ma di difesa operativa: se c'è un attacco si reagisce", ha aggiunto il ministro, precisando che "le regole di ingaggio sono di reazione militare ad attacchi con missili o marittimi".