Mi sono chiesto spesso, in questi anni, da dove arrivassero le storie.
Non me lo ero mai domandato nel tempo felice in cui ero un semplice lettore, ed ero saldamente convinto che fosse una questione di talento magico di quel ristretto novero di persone benedette dalla sorte che erano gli scrittori. Immaginavo stanze in penombra, dove donne e uomini speciali si sedevano in poltrona con gli indici sulle tempie e gli occhi socchiusi, una musica soffusa e non invasiva a sollecitare le idee, una tazza di qualcosa di fumante, ed ecco emergere dai bassifondi di un fecondo inconscio personaggi e trame.
Maurizio de Giovanni, un amore mi è venuto a cercare
Nel nuovo libro in uscita marted� 25 febbraio per Mondadori, lo scrittore cambia genere: una scena vista per caso gli ha ispirato una storia diversa dalle trame gialle che l’hanno reso celebre. Qui svela che cosa l’ha ispirato...

Maurizio de Giovani (foto di Mourad Balti Touati / LaPresse)

In seguito, da quando � cominciata la mia avventura, ho scoperto che piuttosto si tratta di qualcosa di botanico. Arriva un seme portato dal vento, che sul momento passa inosservato, e una volta interrato nel cervello comincia il suo lavoro, germina, mette minuscole radici e tu te ne accorgi solo quando � gi� spuntato, con tenere foglie e sottili ramoscelli: e risalire al momento in cui da qualche parte, occhi, orecchie o bocca, � entrato � difficilissimo e sostanzialmente inutile.
Rare, rarissime volte invece � del tutto chiaro il momento dell’accensione del processo che ti porta a immaginare una storia. In questo caso lo �, e il ricordo � vivido e preciso come se stesse accadendo in questo stesso istante.
Ero ancora nella mia vita precedente, quando non immaginavo che questo di scrivere potesse diventare un mestiere e mi tenevo ancora ben stretto il mio forse un po’ grigio ma solido lavoro di bancario. Mi trovavo seduto al tavolino di un caff�, in attesa di un imprenditore col quale avrei dovuto concordare un’operazione di investimento. Sono un napoletano poco stereotipato, mi anticipo sempre perch� odio i ritardatari. Mi guardai attorno, e mi accorsi che al tavolino di fianco al mio era seduto un signore anziano, rughe e capelli candidi, occhiali da lettura e un libro in mano. A una certa distanza una signora bionda, dai tratti stranieri, lo osservava con attenzione pur rispettandone lo spazio.
Questo signore leggeva con un coinvolgimento e una passione veramente interessanti. Il suo volto rugoso era un caleidoscopio di emozioni, sorrideva, corrugava la fronte, piegava il capo assorto, ogni tanto si fermava e alzava gli occhi fissando il vuoto davanti a s�. Dalla mia posizione naturalmente non distinguevo le parole, ma dalla loro disposizione sulle pagine pensai si trattasse di poesie.
La cosa mi incurios�, ricordo: non sono un lettore forte di questa antica e meravigliosa forma letteraria, confesso; ma conosco i sentimenti che solo i poeti riescono a trasmettere, senza la mediazione di una storia e di una trama, senza consentire al lettore di vivere una vita per conto terzi ma mettendo l’anima di fronte a uno specchio. Mi chiesi chi fosse l’autore, cos� formidabile da procurare un totale coinvolgimento in un uomo di quell’et�.
Arriv� l’imprenditore che attendevo, e cominciai a discutere con lui: ma con la coda dell’occhio continuavo a guardare l’uomo anziano, che a un certo punto si era soffermato su una pagina e aveva lasciato spazio a una forte commozione. Le labbra tremavano, ed estrasse un fazzoletto che pass� veloce sulla guancia. La signora bionda si materializz� vicino a lui, e gli sussurr� qualcosa all’orecchio. L’uomo fece cenno di s� e si alz�. La donna lasci� qualche moneta sul tavolo e lo aiut� a infilare il soprabito, e fu allora che il libro, chiuso e deposto per favorire l’operazione, mostr� la copertina con autore e titolo.
Non ricordo altro di quel momento, se non la mia sorpresa. Come poteva essere che a distanza di duemila e cento anni o quasi parole messe in fila potessero causare tante emozioni, e addirittura il pianto, di un uomo cos� evidentemente lontano nel tempo dall’aver provato quei sentimenti?
Tornato a casa cercai e trovai quello stesso libro nei miei nutriti scaffali di lettore compulsivo. Risaliva ai tempi felici del liceo, quando tutti i poeti e gli autori del mondo e di ogni tempo sembrano essere seduti attorno a te per parlarti dei sentimenti che ti travolgono ogni giorno.
Passai, ricordo bene, l’intera serata all’interno di quelle parole. Senza musica soffusa e senza penombra, quell’antico insopprimibile devastante terribile tenerissimo amore invase di nuovo il mio cuore, con la stessa magia alla quale avevo assistito nel pomeriggio sul volto di quel vecchio signore, io e lui fratelli improvvisi e inconsapevoli dello stesso sentimento.
E siccome io non sono un poeta, ma la mia fantasia si muove ben al di sotto dell’espressione pura e rarefatta di questi artisti, mi venne in mente una storia. Anzi, due o forse tre, o alla fine solo una. Con chiarezza luminosa e un po’ inquietante, da quelle pagine arrivarono tre voci che cominciarono a raccontarmi quello che era successo.
Quello che era veramente successo.
Sono sedici anni che ho questa storia. Sedici anni perch� fosse intera e completa, sedici anni perch� trovassi il coraggio di raccontarla cos� com’�, senza costruire e senza abbellire, senza compiacere nessuno, neanche me stesso, senza ampliare e senza restringere.
� una storia ben fuori dal perimetro della mia rassicurante comfort zone. Una storia di morte, di incontri, di incanto e disincanto, di abbandono e di ricerca.
Una storia d’amore, certo. Ma l’amore, sapete, � un sentimento strano. Ci rende felici, certo: anzi, � impossibile immaginarsi felici senza l’amore. Ma, e le pagine dell’antico poeta lo dicono con chiarezza, pu� essere un virus che infetta l’intera esistenza, che si espande come un cancro divorando ogni cellula viva che lo circonda, invadendo ogni spazio e ogni pensiero senza lasciare nulla fuori, senza consentire di conservare qualcosa per s�, per immaginare di sopravvivere.
Tre personaggi, forse. Una badante che osserva un vecchio e i suoi strani comportamenti, dolorosamente convinta che la mente dell’anziano si stia sgretolando per perdersi nel nulla, come la donna ha visto accadere altre volte; un poeta di duemila e cento anni fa, che cerca disperatamente di sopravvivere al suo cuore; un professore universitario che guarda la desolazione di una vita sbagliata, e che incontra negli occhi di una sua studentessa un’insperata ipotesi di futuro. Tre condizioni apparentemente lontanissime, tre personalit� diverse, tre fasi della vita abissalmente distanti. Ma, in realt�, la stessa storia.
Adesso che mi trovo ad avere tra le mani fisicamente questo frutto di un casuale incontro di sedici anni fa, non provo sollievo ma un po’ di paura a non averlo pi� dentro di me. Adesso conosco i volti e il suono di quelle voci, adesso non ho pi� la curiosit� di come sarebbe andata a raccontarla ad alta voce.
Ma mi sento profondamente grato e commosso, perch� un uomo che � cenere da venti secoli mi ha scritto una lettera che mi � stata consegnata da un vecchio, e quella lettera � felicemente arrivata a destinazione, e partendo da me, nella mia rudimentale e incompleta e difettosa maniera, forse arriver� a qualcun altro.
In fondo, � questo il compito dell’antico amore.
Agenda
�L’amore antico� viene festeggiato luned� 24 febbraio a Napoli in uno spettacolo a cui partecipano Maurizio de Giovanni, Marianita Carfora, Alfredo Mundo e Alessio Sica, musiche di Marco Zurzolo con Rocco Zaccagnino, regia di Annamaria Russo (ore 20.30, Teatro Sannazaro). Altri appuntamenti: le presentazioni di sabato 1� marzo a Roma con Marco Iannelli e Fran�ois Morlupi (ore 11, libreria Nuova Europa a I Granai) e gioved� 6 a Bologna con Claudio Cumani (ore 18, Salaborsa); lo spettacolo torna in scena a Torino marted� 18 (ore 21, Ogr), a Milano venerd� 21 (ore 19, auditorium Monterosa91) e a Roma luned� 24 (ore 18, Teatro Manzoni); presentazione a Bari il 28 marzo con Anna Puricella (ore 18, libreria Feltrinelli).
24 febbraio 2025 (modifica il 24 febbraio 2025 | 11:17)
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