Saakashvili: «Mosca sottomette la Georgia, l'Ovest ha capito troppo tardi»
Intervista all'ex presidente georgiano che è in carcere dal 2021: «Sono il prigioniero personale di Putin»

I sostenitori di Saakashvili manifestano per la sua liberazione davanti al tribunale a Tbilisi (Vano Shlamov/Afp)
Nel 2003 fu l’eroe della Rivoluzione delle Rose quando le strade di Tbilisi furono inondate da cittadini che invocavano la democrazia, oggi Mikheil Saakashvili, l’uomo che è stato presidente della Georgia dal 2004 al 2013, ci parla da una cella dove, dal 2021, sconta una condanna a sei anni per abuso di potere. In quest’intervista al Corriere si definisce «il prigioniero personale di Putin» e punta il dito sui tanti errori dell’Occidente
L'anno scorso lei ha denunciato di essere stato avvelenato in prigione, sta ricevendo le cure mediche di cui necessita?
«Non lo dico io ma un autorevole gruppo internazionale di medici che si è basato sulle conclusioni di laboratori tedeschi e californiani. Da allora ho tutti i sintomi dovuti all’avvelenamento ma sto in qualche modo meglio dello scorso anno quando sono stato sul punto di morire».
La presidente Zourabichvili ha posto il veto alla «legge sugli agenti stranieri» ma il Parlamento ha riapprovato il provvedimento. Cosa succederà ora?
«Il problema non è soltanto la legge ma la guerra ibrida più ampia che viene combattuta dalla Russia, una guerra che è stata per la prima volta agita contro la Georgia e l’Ucraina, rispettivamente dopo la Rivoluzione delle Rose e quella arancione nel 2003 e nel 2004. Nel 2008 la Russia ha attaccato la Georgia direttamente. Nel 2012 durante le elezioni politiche Mosca ha condotto nei nostri confronti la stessa operazione speciale sotterranea che sta attuando ora in Moldavia. Ma mentre la Moldavia oggi è protetta dall’Occidente, noi al tempo fummo lasciati soli».
Il premier Kobakhidze ha detto che con questa legge la Georgia potrebbe condividere lo stesso destino dell’Ucraina. È d’accordo?
«Con questo provvedimento Mosca sta portando a termine l’operazione compiuta nel 2012 mettendo fine all’indipendenza, anche se solo formale, della Georgia. Ora l’Occidente ha capito cosa c’è in gioco ma è probabilmente troppo tardi».
Il Presidente Volodymyr Zelenskyy ha chiesto alle autorità georgiane di farla trasferire in Ucraina o in un Paese terzo per curarsi. Lei si sente appoggiato dall’Ue e dagli Usa?
«Zelensky ha ridotto al minimo le relazioni diplomatiche con la Georgia aspettando il mio ritorno. Io sono ancora un funzionario di alto livello della sua amministrazione essendo il capo del comitato esecutivo del Consiglio Nazionale per le riforme. Molti ucraini mi amano e desiderano il mio ritorno. Per tantissimo tempo sono stato il simbolo delle riforme pro occidente in questa regione e ho avuto un appoggio significativo ma non sufficiente, altrimenti non sarei ancora nelle carceri di Putin e tutti sanno bene che io sono il prigioniero personale di Putin».
Se l’Ucraina e la Georgia avessero ricevuto un piano d’azione per diventare membri della Nato nel 2008 sarebbe stato possibile evitare le guerre che Mosca ha lanciato contro Tbilisi nel 2008 e Kiev nel 2014?
«Nel 2008 la cancelliera Merkel e i suoi alleati in pratica dissero alla Russia che poteva attaccarci perché si rifiutarono di far entrare la Georgia nel Piano d’azione per l’adesione (Map), anticamera per l’ingresso nella Nato e, poi quando fummo aggrediti dettero la colpa a noi. Ero in Ucraina nel 2014 quando la Crimea fu occupata e gli americani facevano pressione su Kiev perché non resistesse all’invasione russa nella penisola e dopo l’annessione della Crimea dichiararono un embargo sulle armi mettendo in chiaro che non avrebbero difeso l’Ucraina».
Pensa che l’avanzata dell’estrema destra alle ultime elezioni europee renderà più difficile l’entrata della Georgia nella Ue?
«Non tanto le elezioni europee che sono state comunque vinte dal Partito Popolare Europeo (il mio Movimento Nazionale Unito è loro membro) ma la vittoria di Le Pen in Francia potrebbe avere conseguenze disastrose in questa parte d’Europa, speriamo che il presidente Macron possa comunque fare un’alleanza con il partito di sinistra guidato dal mio amico Raphael Glucksmann. Anche i neonazisti in Germania potrebbero diventare pericolosi in un prossimo futuro ma la minaccia maggiore per l’integrazione in Europa della Georgia è nel regime stile gangster messo in piedi dall’oligarca Ivanishvili».