
Altro che sostenibilità. Parigi-Tahiti, le Olimpiadi del surf sono a km 16mila. E nella spiaggia eden hanno già distrutto il reef
Olimpiadi con sedi agli antipodi. O quasi. Parliamo della venue del surf dei giochi di Parigi 2024, che sarà, nientemeno, sulla costa sud di Tahiti, Polinesia Francese. Ma la scelta, nata per portare spettacolo nello spettacolo, in uno dei templi mondiali della tavola e delle onde, sembra destinata a creare non pochi problemi sul fronte dell’impatto ambientale. A livello globale, e a livello locale, dove i primi tentativi di installazione di una torre, che dovrebbe ospitare i giudici di gara, ha provocato la parziale distruzione del corallo della barriera, che dovrebbe fungere da sostegno.
Altro che Giochi sostenibili e/o a chilometri zero. Parigi e Tahiti distano appena meno di 16mila chilometri, una distanza per la quale in nessuna parte del mondo esiste (ancora) un volo diretto. Si pensi che l’attuale Parigi-Tahiti di Air France – 22 ore abbondanti - fa scalo a Los Angeles ed ha coperto solamente una volta l’intera tratta senza fare tappa, ma erano circostanze eccezionali: accadde quando, nel 2020, in piena emergenza Covid, ai francesi di ritorno dal territorio d’oltremare non fu consentito l’atterraggio nell’aeroporto californiano. Ad oggi, quel Papetee-Parigi del 18 marzo 2020 detiene il record del volo scheduled a più lunga percorrenza, 15.715 km. Era accaduto una sola volta, che le Olimpiadi prevedessero una competizione (quasi) altrettanto distante dalla sede deputata. Il concorso di equitazione di Melbourne 1956 si tenne infatti a Stoccolma, a una distanza di appena 150 chilometri inferiori rispetto all’attuale. Erano altri tempi e altre ragioni: la rigidità delle leggi australiane sulla quarantena – degli animali, in quel caso, anche se in tempi recenti la cosa ha toccato fior di sportivi bipedi, come ben sa Nole Djokovic – aveva indotto tale scelta.

Teahupo'o
Ma la necessità di traslocare dirigenti olimpici, giornalisti, e verosimilmente gli stessi atleti e il pubblico, dalle rive della Senna a quelle del Pacifico non sembra essere l’unico limite di una scelta nata con ragioni evidenti. Benché la Francia atlantica potesse offrire più di un litorale adatto ai cacciatori di onde, tra Biarritz e il Canale della Manica, la stagione – ultima decade di luglio, prima d’agosto – era tale da innalzare esponenzialmente le possibilità di avere calma piatta, soprattutto nella stagione del cambiamento climatico, in cui il limite dell’estate “mediterranea” piena conquista, anno dopo anno, ulteriori gradi di latitudine e di longitudine verso il Nord-Atlantico. Altra cosa la scelta di Teahupo’o, sulla costa meridionale di Tahiti, dove in quel momento è “inverno”. Definizione questa che potrebbe far sorridere, almeno per quanto riguarda i valori termici, a 17 gradi di latitudine (Sud), ma che è tutt’altro che irrilevante se parliamo di venti: il litorale olimpico ha davanti a un braccio di mare che conduce direttamente all’Antartide, con annessi venti tumultuosi, capaci di generare – proprio in quel periodo dell’anno – le onde agognate dai surfer e dal loro pubblico.

Lo scenario e lo show che è capace di produrre sono tali che qualcuno potrebbe pensare Tehaupo’o
Questo dopo che venerdì scorso una chiatta da costruzione destinata a fare da prova per l'installazione della torre ha rotto in più punti i coralli della barriera, fatto che è stato filmato, e quindi documentato, da gruppi ambientalisti. Riprende pertanto forza l'ipotesi che per i giudici rimanga a disposizione una vecchia torre di legno ch già si trova “in loco”!. "Oggi stiamo rompendo il corallo e domani potremmo mettere in pericolo la vita delle persone se usiamo questa attrezzatura", ha detto Brotherson all'emittente locale TNTV. "Se alla fine non ci sarà una soluzione. dobbiamo mettere in discussione la sopravvivenza delle gare di surf a Teahupo’o", ha aggiunto.

La cerimonia della consegna della bandiera olimpica a Teahupo'o
Nei giorni scorsi Brotherson aveva annullato l'inizio dei lavori di costruzione. E aveva detto che "non potremo assolutamente riutilizzare le vecchie fondamenta e, secondo me, neppure la vecchia torre". Ha poi aggiunto che non sarebbe possibile spostare la competizione su un'altra spiaggia di Tahiti, poiché Teahupo’o era il sito originariamente depositato presso le autorità olimpiche come parte della candidatura della Francia. E costerebbe diversi milioni di euro (dollari) spostare gli eventi di surf in una sede nella Francia metropolitana.
Ma Barbara Martins-Nio, direttrice del sito delle Olimpiadi di Tahiti, si è detta "fiduciosa che esista una soluzione tecnica". "Una nuova torre e nuove fondamenta sono l'unica via", ha aggiunto, pur riconoscendo che "è vero che è difficile accedere al sito". "Se non ci riusciamo, tutti insieme dovremo chiederci cosa succederà dopo", ha detto Martins-Nio.
Intanto più di 168.000 persone hanno firmato una petizione online contro la progettata torre dei giudici in alluminio, che dovrebbe raggiungere un'altezza di 14 metri, mentre centinaia hanno protestato presso lo stesso sito di Teahupo’o. "Non ha alcun senso aver bisogno di una torre così gigante per un evento di due giorni", ha scritto online la settimana scorsa la leggenda americana del surf Kelly Slater, invitando invece a "dare i soldi alle infrastrutture locali".