Pd diviso sull’abuso d’ufficio, Orlando bacchetta i sindaci dem: “Vogliono abolirlo? Sbagliano”
ROMA — «Sbagliano i sindaci di sinistra che chiedono di cambiare la legge sull’abuso d’ufficio per paura della firma». La bacchettata a Matteo Ricci, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Matteo Biffoni e gli altri primi cittadini del Pd, arriva dall’ex Guardasigilli Andrea Orlando. Si apre un “caso” nel partito, perché i sindaci dem sono a favore dell’abolizione dell’abuso d’ufficio.
Una modifica dell’abuso d’ufficio era stata chiesta dall’Anci, cioè da tutti i sindaci, e rilanciata da Ali, la lega delle autonomie locali che raccoglie i Comuni guidati dal centrosinistra. Ali è presieduta da Matteo Ricci, sindaco dem di Pesaro. Al rimprovero di Orlando, Ricci risponde per le rime: «Il 99% dei sindaci italiani, compresi quelli del centrosinistra, chiede da dieci anni una riforma radicale dell’abuso d’ufficio, quindi l’abolizione è una vittoria di tutti i sindaci. Non è che se lo fa un governo di destra, cambiamo opinione. Siamo coerenti con le nostre battaglie». Elenca le cifre del paradosso: «Il 95% dei procedimenti avviati finisce con l’archiviazione o l’assoluzione, ma nel frattempo è stata minata l’autorevolezza e l’autorità di tanti sindaci ed è stato ingolfato il sistema giudiziario».
L’ex Guardasigilli dem ribadisce invece che «cancellare dal nostro ordinamento quel concetto, presente in tutte le organizzazioni internazionali, di abuso di potere è ciò che ci si aspetterebbe da forze politiche autoritarie, non da sedicenti liberali». Intervistato da Radio popolare, Orlando giudica la presa di posizione dei sindaci di sinistra «un errore politico grave», perché una cosa è «riconfigurare» il reato, altra cancellarlo. Ma Ricci replica che si sarebbe potuta fare una revisione, è vero, tuttavia l’abolizione va nella direzione giusta: «Ripeto: è una vittoria dei sindaci italiani compresi quelli di centrosinistra». E Biffoni, sindaco di Prato, commenta: «O lo cambi radicalmente o meglio levarlo. Orlando? Voglio bene ad Andrea, ma lui il sindaco non l’ha mai fatto».
Al Nazareno provano a smussare. Stefania Bonaldi, responsabile Pubblica amministrazione in segreteria, ex sindaca di Crema e avvocata, sfuma i contrasti: «L’abuso d’ufficio va affrontato in modo serio e non con misure propagandistiche: abolirlo non è serio. Ci creerà problemi con l’Europa, potrebbe avere un effetto distorsivo, è stato già in parte modificato». Bonaldi sulle responsabilità dei sindaci ha molto da dire: quando venne indagata per le dita di un bimbo schiacciate nella porta antincendio dell’asilo, partì una campagna dei sindaci sul confine delle responsabilità amministrative. Gori, sindaco di Bergamo, spiega: «Sull’abuso d’ufficio c’è stato un confronto molto franco nel Pd. Io rispetto la posizione dei nostri parlamentari, ma condivido l’opinione della maggioranza dei sindaci del Pd, che per anni si sono battuti per l’abrogazione del reato che nella sua indeterminatezza ha il suo principale limite. A tutelare i cittadini ci sono molte altre norme penali, che definiscono e puniscono i singoli reati contro la Pa, come corruzione, peculato, turbativa d’appalto, omissione d’atti d’ufficio. Le procure penali hanno utilizzato a piene mani il reato di abuso d‘ufficio, salvo registrare un numero infimo di condanne: 27 nel 2021 su 5.418 imputazioni, l’1,1%. Più di 5 mila persone hanno visto compromessa la loro reputazione senza motivo. Penso a Giuseppe Falcomatà, primo cittadino di Reggio Calabria, all’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, persone innocenti passate attraverso anni di sofferenze e accuse ingiuste».
Fa da mediatore tra sindaci e partito, il primo cittadino dem di Firenze, Dario Nardella: «Non vedo un plateale conflitto tra i sindaci del Pd e il partito, perché il Pd non ha detto che questo reato va bene così com’è. Se si fosse fatta una riforma seria e radicale del reato di abuso d’ufficio in un contesto complessivo, sarebbe andata anche meglio. Cancellarlo completamente non è detto che dia gli stessi effetti di una riforma».