Regionali in Basilicata, Piero Marrese: “Ho accettato per unire. Il campo è stretto ma vincente, smentirò anche Fiorello”
È stato riconfermato sindaco di Montalbano Jonico con il 90 per cento dei voti e all’unanimità presidente della provincia di Matera. Ora Piero Marrese, 44 anni, avvocato, sposato, tre figli, candidato alla presidenza della Regione Basilicata, è riuscito a mettere d’accordo anche il litigiosissimo campo lucano. E spera di coinvolgere anche Basilicata Casa Comune, il movimento civico cattolico dell’imprenditore del non profit Angelo Chiorazzo, per mesi sostenuto dal Pd e osteggiato dal M5S. Amico del sindaco di Bari Antonio Decaro - «andrò a sostenerlo», assicura il presidente dell’associazione nazionale dei Comuni italiani - ha l’appoggio di tutti i progressisti meno Azione e Italia Viva. Non è più “largo”. «Ma il mio - assicura - è il campo vincente».
Cosa glielo fa dire?
«Noi sindaci siamo il front office della disperazione, solo se si sta tra la gente, si percepisce qual è la realtà. E qui non c’è stato ascolto. La Regione è stata assente».
E lei invece?
«Con la Provincia abbiamo avviato tantissimi cantieri, soprattutto scolastici».
E perché allora non hanno pensato subito a lei, invece di scomodare un oculista dopo tanti nomi bruciati?
«Dovrebbe chiederlo alla politica. A me è stato chiesto un impegno dal partito e non mi sono tirato indietro. Non mi sarei mai esposto personalmente, in prima battuta. Non volevo dividere».
Eppure un sondaggio, a novembre, la dava favorito.
«Lo hanno fatto a mia insaputa. Ma essendo uomo di partito e di istituzioni, non mi sono fatto avanti. Credo molto nel lavoro di squadra, a prescindere da chi sta in prima linea».
Ora però l’aspetta un’impresa difficile: con lei non ci sono né Italia Viva né Azione, finiti nel centrodestra. E nemmeno Chiorazzo, ritenuto molto forte.
«Le persone di buon senso non possono non mettersi intorno a un tavolo e pensare all’interesse dei lucani. Chiorazzo lo stimo, con lui c’è sempre stato dialogo, non vedo muri insormontabili. Io però non ho mai anteposto la mia persona alla coalizione. L’obiettivo comune è battere una destra che non è presente sul territorio, che ha mal governato. Ora c’è tanto entusiasmo sulla proposta che stiamo mettendo in campo. Movimenti civici, gruppi di agricoltori, cittadini, giovani amministratori mi stanno scrivendo. C’è molto entusiasmo».
È stato scout come Matteo Renzi. Farà strada anche lei?
«Lui ne ha fatta di strada ma ora è dall’altra parte. So però che molti dei suoi sono felici già della mia candidatura. E anche in Azione».
Attenzione, terreno minato da veti. Non ce ne sono troppi, nella sua coalizione?
«Lo chieda ai dirigenti nazionali».
L’hanno chiamata?
«Sì, prima Elly Schlein, subito dopo Giuseppe Conte. Quasi contestualmente».
L’hanno rassicurata che non è una finta? Fiorello dice che hanno scritto il suo nome con la matita per poterlo cancellare.
«Da domani forse ripeterà ogni giorno che Marrese è ancora candidato».
Ma tutta questa litigiosità è perché siete di sinistra o perché siete lucani?
«Nel centrodestra e nel resto d’Italia lo sono molto di più. Ma sanno nasconderlo. Da noi c’è più democrazia e si discute tanto. Ma alla fine si trova l’intesa. E con coraggio e amore si lavora insieme».
Nel suo pantheon c’è Rocco Scotellaro, il sindaco poeta di cui ricorre il centenario.
«Come lui ho origini umili e credo nel riscatto sociale. E aspiro a una nuova alba per la Basilicata».