Pozzolo sospeso e il ferito lo denuncia. “Lui è un politico, io un operaio: avevo paura”
«Ho chiesto che Pozzolo venga deferito alla commissione di garanzia e dei probiviri di Fratelli d’Italia (Fdi), indipendentemente dal lavoro delle autorità competenti e che, nelle more del giudizio, venga sospeso da FdI. Chiunque detenga un’arma ha il dovere legale e morale di custodirla con responsabilità e serietà. In caso contrario non va bene per un cittadino, figuriamoci per un parlamentare e figuriamoci per un parlamentare di Fratelli d’Italia». La premier Giorgia Meloni ha già scaricato pubblicamente il deputato vercellese Emanuele Pozzolo quando, alle 10.30, Luca Campana, l’elettricista di 31 anni e genero del caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro varca la soglia della procura di Biella per essere ascoltato dalla sostituta procuratrice Francesca Ranieri.
Nel corso delle tre ore di colloquio Campana ha rilasciato le sue dichiarazioni sul Capodanno dello sparo nella sala della Proloco di Rosazza, il borgo a 70 chilometri da Torino. Dopodiché, ancora claudicante per la ferita riportata alla coscia sinistra a causa del proiettile partito dalla North american arms, la mini-pistola da borsetta calibro 22 di Pozzolo, il trentunenne ha querelato il deputato per lesioni personali.
«Quello che ha detto Pozzolo («la pistola è caduta in terra, Campana l’ha raccolta ed è partito il colpo») è una grandissima menzogna — osserva Campana — Mi ha fatto ridere: sono contento che l’abbia detto perché io quella pistola non l’ho mai toccata».
Campana ha ragionato quattro giorni prima di decidere se denunciare il parlamentare con la passione per il tiro sportivo. «Ho dovuto pensarci — ammette — non era una decisione facile, perché io sono solo un operaio, lui è un politico. Se temo ritorsioni? Per fortuna oggi in procura su questo mi hanno molto rassicurato».
Davanti ai pm Campana, padre di due figli di sette e quattro anni, ha riferito con precisione tutto quello che ricordava sugli attimi che hanno preceduto lo sparo. «Ho visto Pozzolo con l’arma in mano — chiarisce — C’erano altre persone intorno e quando è partito il colpo lui aveva la pistola».
L’uomo non avrebbe visto la fase iniziale della scena, quando il deputato estrae l’arma dalla tasca. Non aveva la visuale. Anche perché Pozzolo non era solo, aveva delle persone a fianco, con le quali stava parlando. Campana, complice anche il caos della serata, non ha sentito le sue parole. Di un fatto però sarebbe certo: il colpo sarebbe partito quando Pozzolo aveva l’arma in mano. E la pistola non sarebbe mai caduta in terra.
Una testimonianza che potrebbe inchiodare Pozzolo come l’uomo che impugnava l’arma, quando ha fatto fuoco. Dopo Campana, ieri alle 15.30 è stato ascoltato dai pm anche Pablito Morello, agente della polizia penitenziaria e capo della scorta di Delmastro, quando il sottosegretario è in Piemonte. «Sono un poliziotto, parlo con la magistratura», taglia corto Morello alle 17.34, braccato dai cronisti fuori dal tribunale. Nelle prossime ore saranno ascoltati gli altri agenti della scorta di Delmastro presenti al cenone di Rosazza, come anche la compagna di Campana.
Intanto la procura diretta da Teresa Angela Camelio potrebbe disporre una perizia balistica per accertare la dinamica dello sparo: diventerebbe un elemento fondamentale, specie in caso di testimonianze discordanti. Saranno rilevate anche le impronte digitali sulla pistola di Pozzolo, già recapitata al Ris di Parma insieme all’ogiva estratta dalla coscia di Campana, alla matrice dello stub eseguito sulle braccia del deputato, per capire se l’arma sia passata di mano in mano o se qualcun altro tra i presenti, oltre a Pozzolo, l’abbia impugnata prima dello sparo che ha ferito Campana.
«Il deputato non ha mai chiesto scusa al mio assistito. Né la notte di Capodanno e neppure nei giorni successivi», dice a Repubblica l’avvocato di Campana Marco Romanello. «Quanto è stato detto davanti al pm — insiste — non possiamo riferirlo. C’è il segreto istruttorio».