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Dove si trova Sinwar, il capo di Hamas? Malato, fuggito, nascosto in un tunnel
Malato di polmonite. Scappato in Egitto con la famiglia. In difficolt� e sotto assedio nella Striscia. Solo alcune delle ultime �voci� su Yayhya Sinwar , informazioni senza certezze che si scontrano con le valutazioni ufficiose: il capo di Hamas � molto probabilmente ancora nei tunnel di Khan Younis, nel sud della Striscia, attorniato da un nucleo di fedelissimi e un buon numero di ostaggi come scudi umani.
Il Washington Post e i media locali hanno rilanciato il tema della caccia al leader di Hamas riuscito fino ad oggi ad essere un passo avanti rispetto ai �battitori�. Le unit� speciali che lo inseguono dal 7 ottobre hanno trovato tracce consistenti, non sufficienti per� a chiudere la trappola. Nei cunicoli ben attrezzati sono stati recuperati numerosi indizi: abiti, un video che mostra il leader con figli e moglie, annotazioni, forse persino il suo spazzolino da denti. Dettagli diffusi per mostrare all’opinione pubblica gli sforzi incessanti ma che al tempo stesso alimentano la fama di imprendibilit�.
Di recente sono trapelate indiscrezioni su possibili problemi nei contatti con i dirigenti in esilio o con alcuni �battaglioni�, tagliati fuori dalle operazioni nemiche. Lui, comunque, resta al comando. L’intelligence lo cerca con le spie sul campo, l’offerta di ricompense ai civili, la ricognizione di droni e aerei da guerra elettronica.
Ci sono anche le intercettazioni, anche se � noto che Sinwar e il responsabile militare Mohammed Deif (altro most wanted) sono attenti a mantenere il silenzio radio preferendo passare gli ordini con i �corrieri�. Tuttavia, nel setaccio potrebbero rimanere contatti di qualche figura vicina alla leadership, piccoli tasselli utili per restringere il cerchio.
A volte si arriva al vertice grazie ad un colpo di fortuna, all’errore di un collaboratore, al link di un familiare. Alla missione investigativa partecipano, in modo parallelo, Usa e Gran Bretagna. Dopo il 7 ottobre gli alleati hanno schierato velivoli senza pilota, ricognitori, tecnologia e �consiglieri� usando come basi d’appoggio Cipro e altre installazioni nel Mediterraneo. Una collaborazione – negata da una fonte citata dal Washington Post – concentrata sugli ostaggi, i loro possibili nascondigli, le strutture clandestine e, inevitabilmente, le gallerie scavate dai palestinesi a Gaza.
Senza trascurare un aspetto importante. L’intelligence statunitense, impegnata nei negoziati per la tregua con il direttore della Cia William Burns, vuole avere informazioni indipendenti e non solo �bilaterali�, ossia quelle ricevute dal Mossad o Shin Bet. I cunicoli continuano ad essere l’arma migliore dei miliziani. Consentono ai combattenti di muoversi al riparo dai raid, accolgono depositi, sono usate come celle, permettono una resistenza prolungata. E dopo mesi non � ancora chiara l’estensione di un network costruito nel corso degli anni: ieri l’Idf ha annunciato la scoperta di un passaggio sotterraneo lungo dieci chilometri vicino all’ospedale turco. Secondo i militari era a disposizione di unit� operanti a Gaza City e nel settore centrale.
Il Washington Post e i media locali hanno rilanciato il tema della caccia al leader di Hamas riuscito fino ad oggi ad essere un passo avanti rispetto ai �battitori�. Le unit� speciali che lo inseguono dal 7 ottobre hanno trovato tracce consistenti, non sufficienti per� a chiudere la trappola. Nei cunicoli ben attrezzati sono stati recuperati numerosi indizi: abiti, un video che mostra il leader con figli e moglie, annotazioni, forse persino il suo spazzolino da denti. Dettagli diffusi per mostrare all’opinione pubblica gli sforzi incessanti ma che al tempo stesso alimentano la fama di imprendibilit�.
Di recente sono trapelate indiscrezioni su possibili problemi nei contatti con i dirigenti in esilio o con alcuni �battaglioni�, tagliati fuori dalle operazioni nemiche. Lui, comunque, resta al comando. L’intelligence lo cerca con le spie sul campo, l’offerta di ricompense ai civili, la ricognizione di droni e aerei da guerra elettronica.
Ci sono anche le intercettazioni, anche se � noto che Sinwar e il responsabile militare Mohammed Deif (altro most wanted) sono attenti a mantenere il silenzio radio preferendo passare gli ordini con i �corrieri�. Tuttavia, nel setaccio potrebbero rimanere contatti di qualche figura vicina alla leadership, piccoli tasselli utili per restringere il cerchio.
A volte si arriva al vertice grazie ad un colpo di fortuna, all’errore di un collaboratore, al link di un familiare. Alla missione investigativa partecipano, in modo parallelo, Usa e Gran Bretagna. Dopo il 7 ottobre gli alleati hanno schierato velivoli senza pilota, ricognitori, tecnologia e �consiglieri� usando come basi d’appoggio Cipro e altre installazioni nel Mediterraneo. Una collaborazione – negata da una fonte citata dal Washington Post – concentrata sugli ostaggi, i loro possibili nascondigli, le strutture clandestine e, inevitabilmente, le gallerie scavate dai palestinesi a Gaza.
Senza trascurare un aspetto importante. L’intelligence statunitense, impegnata nei negoziati per la tregua con il direttore della Cia William Burns, vuole avere informazioni indipendenti e non solo �bilaterali�, ossia quelle ricevute dal Mossad o Shin Bet. I cunicoli continuano ad essere l’arma migliore dei miliziani. Consentono ai combattenti di muoversi al riparo dai raid, accolgono depositi, sono usate come celle, permettono una resistenza prolungata. E dopo mesi non � ancora chiara l’estensione di un network costruito nel corso degli anni: ieri l’Idf ha annunciato la scoperta di un passaggio sotterraneo lungo dieci chilometri vicino all’ospedale turco. Secondo i militari era a disposizione di unit� operanti a Gaza City e nel settore centrale.