Bufera all'università di Bari, indennità a 160 mila euro. Il rettore contro i malumori: «Applicata solo la legge»
Bronzini replica dopo il via libera del cda al nuovo compenso. Malumori nei dipartimenti, sindacati spaccati
È bufera all’università di Bari sull’aumento dell’indennità di mandato per il rettore Stefano Bronzini. Per il numero uno dell’ateneo barese, in modo particolare, passerà da 71.856 a 160 mila euro, un incremento del 128 per cento. C’è il via libera del Consiglio di amministrazione, ora l’iter si concluderà con il sì del Mef. È il terzo caso in Puglia. Nei mesi scorsi il rettore di Lecce, Fabio Pollice, congelò gli aumenti dopo le proteste in Senato accademico. Invece per Francesco Cupertino, rettore del Politecnico di Bari, l’aumento è arrivato. Ora all’ateneo barese è polemica. Bronzini spiega: «Il cda ha dato applicazione ad una nota ministeriale utilizzando i termini che il documento indicava, la cui applicazione reale andrà verificata sia nella tempistica che nella quantità».
Malumori e perplessità sull’aumento dell’indennità a favore di Bronzini arrivano dai direttori di dipartimento che per regolamento sono membri del Senato accademico. Negli scorsi giorni avevano evidenziato come contestualmente fosse stata rispedita al mittente la richiesta di ottenere un’indennità annuale di 10 mila euro e fosse stata aumentata di 90 mila euro quella del rettore. Bronzini aggiunge: «Va ricordato che gli indennizzi di tutti i componenti degli organi, per quanto concerne l’università di Bari, erano già stati adeguati (con il mandato del rettore Corrado Petrocelli, ndr). Quelli di oggi poi sono vincolati ad una serie di criteri che deve possedere l’ateneo. E possono essere applicati a condizione di uno stato economico finanziario positivo degli enti. È importante chiarire che tutto ciò non è un automatismo: quando finirà questo iter, dovremo decidere. Magari varrà tutto a partire dal 1° ottobre del 2025 quando il mio sessennio sarà finito». Eppure tra gli accademici il senso di ingiustizia rimane. Infatti i direttori lamentano dapprima la retroattività del provvedimento che potrebbe portare nelle casse di Bronzini 180 mila euro relativi al 2022 e 2023 e poi il mancato adeguamento delle indennità collegate al loro ruolo. «La retroattività - prosegue Bronzini - è una clausola prevista nella nota ministeriale, la richiesta della sua applicazione non vuol dire che sarà applicata». E conclude: «Dopodiché, dal momento in cui arriveranno tutti gli assensi, il cda deciderà come e dove applicarla - e aggiunge - parlare poi di retroattività non è propriamente corretto. Il 2022 è il riferimento di avvio dell’iter ministeriale, altrimenti nel mio caso si sarebbe dovuti arrivare al 2019. I veri termini per avviare questa variazione ci saranno indicati dal Mef, gli atenei tutti chiedono l’autorizzazione a partire dal 2022. Sarà poi il ministero a chiarire se ci sono o meno gli estremi».
Dal fronte docenti una posizione di conciliazione arriva dalla professoressa Anna Rinaldi, docente del dipartimento di Economia e Finanza eletta in consiglio di amministrazione: «Si tratta di un’operazione a somma nulla rispetto al nostro bilancio, gli aumenti avvengono a fronte della riduzione delle spese di funzionamento degli organi. Sono stati, infatti, inseriti i tetti ai gettoni di presenza». Poi Rinaldi aggiunge: «Non è stato tolto nulla a nessuno - e rispetto allo sbilanciamento di indennità tra rettore e direttori di dipartimento la docente chiarisce - il rapporto tra indennità e il numero di profili di cui è responsabile il rettore, non ci restituisce una sperequazione». In sostanza, è corretto. Sul fronte sindacale nonostante la grande mobilitazione avvenuta a Lecce per lo stesso argomento, la Cgil barese ha mantenuto una posizione di attesa.
Probabile che i responsabili territoriali attendano aggiornamenti dal Mef prima di alimentare una mobilitazione simile a quella che aveva interessato il rettore di Lecce, Fabio Pollice.
E se il sindacato Gilda aveva attaccato duramente il provvedimento inviando una circolare a livello nazionale a tutti gli atenei, Rocco Campobasso di Snals è più sereno: «Il rettore è un lavoratore come altri, da un punto di vista personale non posso che essere contento - e conclude - se si agisce nel perimetro della legge, sono in linea con il suo intervento».
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