Taiwan: guerra e pace appese a un voto

Dov’è diretto?». Taipei. «Ah», esclama il poliziotto al controllo passaporti dell’aeroporto di Pechino. «Taiwan province», dice, sfoggiando un po’ di inglese, con un mezzo sorriso. Ogni occasione è buona per i cinesi per ribadire - soprattutto allo straniero - quello che ripetono da oltre settant’anni. Che al di là dello Stretto non esiste un’isola che già di fatto si sente sovrana - anche se non si azzarderebbe mai a dichiarare formalmente l’indipendenza - ma soltanto una “provincia”.