Il grande gelo tra Biden e Bibi. «Il presidente ha perso la pazienza»

Quali siano queste pressioni lo ribadisce Antony Blinken, il segretario di Stato, ogni volta che gli mettono un microfono davanti, l’ultima ieri dal palco del Forum economico a Davos in Svizzera, dopo aver descritto le scene di devastazione e morte a Gaza come un pugno nello stomaco: �La soluzione � una nazione palestinese, con un governo che funzioni e dia alla gente quello di cui ha bisogno. � una necessit� anche per la sicurezza di Israele�. Il capo della diplomazia americana non � ancora riuscito a ottenere dal governo Netanyahu che trasferisca al presidente Abu Mazen le decine di milioni di dollari in tasse raccolte dagli israeliani a nome dell’Autorit� in Cisgiordania.

La frattura sulla gestione della guerra
— limitare il numero di vittime civili — e sul dopo — restituire la Striscia al controllo del ra�s a Ramallah — sta diventando tanto ampia che Michael Oren, gi� ambasciatore a Washington ed ex deputato della destra, commenta all’agenzia Associated Press: �Gli interessi dei due Paesi non sempre convergono. Alla fine c’� un limite e se Biden dovesse ordinarci lo stop, noi andremo avanti�. Come ha ripetuto ieri Netanyahu: �Il conflitto non si ferma fino al raggiungimento degli obiettivi, eliminare Hamas e liberare gli ostaggi�.

Bibi, che ha studiato all’Mit di Boston, si considera un grande manovratore nei corridoi del Congresso, dove ha parlato tre volte davanti alla seduta plenaria, un record condiviso solo con Winston Churchill. I critici sostengono per� che conosca meglio le stanze dove macchinano i repubblicani, quanto il suo consigliere politico Ron Dermer, cresciuto negli Stati Uniti, il padre e il fratello sono stati sindaci di Miami: �Entrambi sono convinti che i leader americani (Barack Obama sopra a tutti) — scrive sul New Yorker il direttore David Remnick — tendano a lasciarsi illudere dalle intenzioni dei palestinesi, di Hezbollah e in modo cruciale dell’Iran�. Dopo il voto di novembre, alla Casa Bianca potrebbe tornare l’amico Donald, che pur con umori oscillanti ha sempre sostenuto Netanyahu. L’ostacolare Biden servirebbe anche a questo: aspettare l’invito alla Casa Bianca firmato Trump.