Ha respirato polvere d’amianto per anni nel cantiere navale di Livorno in cui ha lavorato per 37 anni, poi si è ammalato ed è morto per un mesotelioma. La sua famiglia ha fatto causa a Fincantieri e il 9 gennaio il Tribunale di Livorno ha condannato Fincantieri al risarcimento da 650 mila euro della vedova e della figlia dell’operaio.
Si chiamava Giancarlo V., la famiglia non vuole che si sappia il cognome, ed è morto il 9 settembre 2009 a 71 anni. Livornese doc, era un orfano di guerra. Nato nel 1938, sua madre, vedova, ha mantenuto lui e suo fratello coi pochi soldi che riusciva a mettere insieme. Così Giancarlo è andato a lavorare in tenera età, facendo prima il manovale, poi a 19 anni è entrato in Fincantieri, ha fatto il carpentiere in ferro e il saldatore, poi è passato alla Cmf di Livorno.
“Lavorava in officina e sui ponti delle navi, che la sera venivano spazzati, mentre gli operai erano presenti. Lui, come i suoi colleghi, ha respirato le polveri d’amianto” racconta la sua unica figlia. “Mio padre era un uomo sano, non aveva mai subito un intervento, mai un ricovero, stava bene. Improvvisamente nel 2008 una sera non respirava più, così, di punto in bianco”. Dopo una corsa in ospedale a Cecina, dove viveva, racconta la famiglia, gli hanno tolto due litri e mezzo di acqua dal polmone. “Non riuscivamo a capire. Poi fu trasferito a Pisa per accertamenti all’ospedale Cisanello. Dopo una biopsia al polmone e l’operazione fatta dal professor Alfredo Mussi, scoprimmo che qualcosa non andava alla pleura. Mio padre se ne è andato in 15 mesi, dopo aver subito un’operazione, una chemio a torace aperto a 42 gradi per uccidere le cellule, la sostituzione un pezzo di pleura. Operato a maggio, ai primi di febbraio dell’anno successivo l’esito della tac era che il mesotelioma si era ripresentato, a settembre è morto. L’ultimo mese è stato devastante, non mangiava più”.
Una vita di sacrifici, ma sempre dedita alla famiglia. Giancarlo a 33 anni ha sposato sua moglie, che a 19 anni ha messo al mondo la loro unica figlia. Poi ha fatto il nonno a tempo pieno, godendosi suo nipote ogni giorno, accompagnandolo a scuola e alle partite di calcio. “È andato in pensione a 50 anni, in prepensionamento. Ci siamo sempre chiesti come mai. Forse sapevano a che destino andava incontro? Quelli che lavoravano con il mio babbo sono tutti morti, lo ho scoperto facendo una piccola ricerca. Molti non avranno nemmeno saputo di cosa. La nostra è stata una lunga battaglia legale, durata 14 anni, avevamo quasi perso le speranze, ma se dovessero chiedermelo, direi anche ad altri di farlo e voglio dire grazie all’avvocato Bonanni che ci ha seguito in questo percorso. Prima con causa vinta con Inail e ora con Fincantieri” conclude la figlia di Giancarlo.
Il Tribunale di Livorno ha accertato la responsabilità di Fincantieri per l’esposizione professionale all’amianto di Giancarlo. L’azienda cantieristica navale dovrà riconoscere alla vedova, che percepirà anche la rendita spettante ai superstiti con le prestazioni aggiuntive del Fondo Vittime Amianto, un risarcimento di oltre 350mila euro, e quasi 300milla euro a sua figlia, assistite dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, avvocato Ezio Bonanni. L’Ona fa sapere che Giancarlo “lavorava in un contesto in cui l’amianto avvelenava ogni comparto. Fin dagli anni ‘60 l’asbesto era onnipresente nei cantieri navali, e per i lavoratori era inevitabile ‘l’incontro ravvicinato’ con le sottilissime fibre di asbesto che si trovava nelle coibentazioni, nelle tubature, nelle pareti, nel vano motore, nonché nelle cuccette delle navi militari e civili. Dalla perizia del CTU è emerso che l’uomo aveva manipolato amianto friabile in locali privi di impianti di aerazione senza le mascherine e tute monouso, dispositivi che avrebbero potuto evitargli l’inalazione delle polveri, ed è stato quindi riconosciuto il nesso tra esposizione e insorgenza del mesotelioma”.
Dopo la vittoria in tribunale, l’Ona mette l’accento su un altro aspetto: “In un decreto ministeriale datato 5 dicembre 2023, firmato dal ministro dello Sviluppo Economico, Giorgetti, e dalla ministra del Lavoro, Calderoni, lo Stato italiano sembra voltare le spalle alle vittime dell'amianto, regalando alle aziende responsabili di morti e malattie professionali, fino a 20 milioni di euro del Fondo vittime di amianto, originariamente creato come mezzo per incrementare gli indennizzi a favore delle vedove dei lavoratori deceduti. Una sorta di rimborso che sembra favorire chi ha seminato morte attraverso l'esposizione all’amianto. Fincantieri potrà coprire i risarcimenti con i soldi destinati alle famiglie”. “In un cortocircuito che fa rabbrividire, la normativa si trasforma in un meccanismo di benefici per le aziende già condannate: un paradosso della beneficenza inversa. È un decreto chiaramente illegittimo perché il fondo è per le vittime e non per le aziende, non c’è cumulabilità tra fondo e risarcimento - commenta Bonanni, che annuncia - se confermata si tratterebbe di un’aberrazione giuridica che combatteremo come associazione, anche perché non siamo stati interpellati e quindi è stata anche un’operazione poco trasparente”.