DAL NOSTRO INVIATO
KIEV — �Munizioni, munizioni e ancora munizioni�. Nell’ultimo mese abbiamo chiesto di continuo ai soldati e ufficiali ucraini sui campi di battaglia del Donbass quale sia il fattore critico che sta avvantaggiando i russi. E la risposta � stata ovunque la stessa: �I nemici ormai sparano molto pi� di noi, non possiamo pi� avanzare e anche difenderci � sempre pi� difficile�.
La ventina di ufficiali della Terza e Centodecima brigata con cui abbiamo parlato nelle retrovie di Mirnograd appena ritiratisi dalla cittadina fortificata di Avdiivka, dopo una battaglia che li aveva visti in crescente difficolt� sin dalla met� di ottobre, sono stati specifici nell’enumerare i bisogni del loro esercito: �Per ogni nostra cannonata da 155 millimetri i russi ne sparavano una ventina. Le nostre artiglierie non possono pi� coprirci. Mancano droni, colpi per i mortai pesanti, per i tank, non abbiamo missili antiaerei�. Il problema � pressante, specie dopo il fermo dei 61 miliardi di dollari di aiuti militari americani, che Biden aveva stanziato sin da ottobre e il Congresso sta bloccando per volont� dei repubblicani di Trump.
Oggi i russi sparano una media quotidiana di 10.000 cannonate di grosso calibro, gli ucraini rispondono con meno di 2.000. Un tonfo drammatico: l’estate scorsa gli ucraini erano a quota 7.000, i russi 5.000. E le prospettive sono pessime. Putin ha ormai imposto un’economia di guerra, il 7,5% del budget nazionale va in armi. Gli esperti britannici l’hanno battezzata �Kalashnikov economy�, che impiega oltre 3,5 milioni di lavoratori, il 2,5% della popolazione. Ci sono intere province della Russia asiatica arricchite dall’industria bellica. I risultati si vedono: nel 2023 producevano un milione di proiettili pesanti; quest’anno ne produrranno un terzo in pi� e mirano a 4 milioni nel 2024. L’anno scorso costruivano 6 missili Iskander 9M723 mensili, oggi pare siano raddoppiati con una riserva passata da 50 a 200. L’Institute for the Study of War di Washington stima che, se la carenza di munizioni dovesse continuare, l’esercito ucraino sarebbe forse in grado di resistere sino a fine primavera, ma poi la situazione diventerebbe davvero drammatica.
Non a caso, pur continuando a fare pressione sulla Casa Bianca, il governo di Kiev sin dall’inizio dell’anno si sta rivolgendo agli alleati europei. Il tema ha dominato una decina di giorni fa la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, dove Volodymyr Zelensky � stato adamantino sulla necessit� che la Ue si organizzi per �impedire a Putin di vincere la guerra�. Il suo ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, � tornato a presentare le trincee ucraine come la prima linea di difesa comune contro l’avanzata verso ovest della dittatura di Putin, argomento che s� � rafforzato con la morte di Navalny. �Ogni volta che gli ucraini abbandonano una citt� perch� non hanno munizioni pensate che i russi sono un poco pi� vicini a minacciare i vostri soldati e i vostri bambini�, ribadisce.
E la risposta europea sta comunque arrivando. Lenta, a tratti in ordine sparso, eppure mostra una nuova determinazione. A Kiev sono gli stessi dirigenti ucraini a osservare che proprio la Germania, che all’inizio della guerra era la pi� riluttante a schierarsi, oggi � diventato il primo partner europeo. Lo testimonia tra l’altro il milione e 200.000 euro appena garantito in forma bilaterale da Olaf Scholz destinato a obici per le artiglierie. Interviene anche Josep Borrell, che in un messaggio ai diplomatici europei ribadisce la necessit� di inviare il maggior quantitativo possibile di munizioni. �Dragate le vostre riserve, fate nuovi ordini alle industrie europee, se possibile, altrimenti compratele sul libero mercato o finanziate l’industria bellica ucraina�, scrive il responsabile della politica estera della Ue. E plaude all’iniziativa della Repubblica Ceca, che assieme ad altri Paesi ha stanziato 1,5 miliardi di euro per comprare munizioni al di fuori dei mercati europei senza badare alla provenienza, l’importante � che gli ucraini possano usarle subito.
Gli europei non hanno mantenuto la promessa di inviare 1,15 milioni di obici pesanti entro marzo: ne arriva la met�, ma stanno cercando di raddoppiare per dicembre.
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