«Sicura, protetta, affidabile»: l'Onu detta le linee guida sullo sviluppo della intelligenza artificiale
La risoluzione sponsorizzata dagli Usa è stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e ha l'obiettivo di dare delle linee guida sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale

Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale dovrà essere «Sicuro, protetto e affidabile». Il cuore della prima risoluzione che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato con l'obiettivo di assicurare che l'evoluzione di questa nuova tecnologia dirompente sia un beneficio e non un danno per le nazioni e le persone sono queste tre parole. La risoluzione era sponsorizzata dagli Stati Uniti e altri 123 Paesi l'hanno appoggiata, inclusa la Cina. Non è servito un voto: è bastato un colpo di martelletto, storico simbolo che significa che il testo ha il sostegno di tutti i 193 Paesi membri.
Mesi di lavoro
Di concreto, in questa risoluzione, c'è poco. E non deve esserci: a differenza delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, quelle dell'Assemblea Generale non sono vincolanti, ma piuttosto un indice di ciò che è il pensiero comune mondiale su un argomento. L'obiettivo è più che altro quello di mettere a terra delle linee guida, dei principi comuni su come procedere in una rivoluzione che, stiamo già intravedendo, andrà a modificare la nostra società, il lavoro, l'economia. E lo stesso accesso alla conoscenza. Secondo il Segretario di Stato americano Antony Blinken si tratta di uno «sforzo epocale e un approccio globale, primo nel suo genere, allo sviluppo e all'uso di questa potente tecnologia emergente». E in effetti lo sforzo c'è stato, con mesi di lavoro per ottenere un documento condiviso da 120 Paesi, tra cui anche la Russia, la Cina e Cuba. «In un momento in cui si vede che il mondo è d'accordo su poco, forse l'aspetto più silenziosamente radicale di questa risoluzione è l'ampio consenso ottenuto in nome del progresso», ha dichiarato l'ambasciatore americano Linda Thomas-Greenfield.
Cosa dice la risoluzione
Nel testo - che potete leggere qui - si parla di superare il divario digitale, per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri. Tutti devono poter partecipare a questa «trasformazione, per sfruttarne i benefici e partecipare efficacemente allo sviluppo, alla diffusione e all'uso dell'AI». Per questo è importante anche lavorare sull'alfabetizzazione digitale e sull'infrastruttura, perché la connettività arrivi ovunque. Si menziona l'Agenda 2030 e i 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile che contiene e che potrebbero beneficiare dei nuovi sistemi. Qualche esempio sono sistemi per l'individuazione di malattie, per la previsione delle inondazioni, per l'aiuto agli agricoltori e per la formazione. Si parla di «consapevolezza pubblica», di «misure di classificazione, valutazione, prevenzione, mitigazione delle vulnerabilità», e anche di sicurezza dei dati, di «rispetto per i diritti di proprietà intelletuale», di «privacy» e «trasparenza». C'è attenzione alla protezione della diversità culturale e linguistica, così come al gender divide. Infine, si menziona il settore privato che da tempo sostiene la necessità di avere una regolamentazione del settore, a cui chiede di partecipare per salvaguardare i suoi interessi.
Le leggi sull'AI
C'è anche un punto importante sulle leggi locali riguardanti la regolamentazione dell'intelligenza artificiale, che la risoluzione incoraggia. Quella delineata nel testo è una cornice dentro il quale ogni Stato, organizzazione, società, istituto di ricerca può muoversi per creare delle regole così da concretizzare le linee guida dell'Assemblea Generale e metterle in pratica. Così ha già fatto l'Unione europea, che a metà marzo ha approvato la prima legge al mondo sull'intelligenza artificiale, l'AI Act (qui spieghiamo cosa dice). Così vorrebbero fare anche Stati Uniti e Cina.