DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME — �C’� il pericolo che le nostre forze di difesa, che sino ad oggi sono state un esercito di popolo, si trasformino in un’armata degenerata d’occupazione�, sostenne Yeshayahu Leibowitz molto presto dopo la vittoria. Ma la sua voce rimase a lungo inascoltata. Non sorprende, del resto.
Dalla guerra del Kippur alla pace di Camp David: Israele e gli anni Settanta
Le annessioni senza un piano per gli arabi, le violenze dell’Olp di Arafat. Poi il Kippur e l’incubo dell’annientamento. il decennio si chiuse con gli Accordi mediati dagli Stati Uniti

Lo storico summit con Sadat, Carter e Begin a Camp David nel 1978 (Afp)
Israele era in festa: un popolo ubriaco di felicit� dopo l’incubo dell’annientamento. In una settimana, tra il 5 e 11 giugno 1967, era passato dal terrore che gli eserciti arabi potessero �ributtare tutti gli ebrei a mare�, come aveva retoricamente tuonato nei mesi precedenti il presidente egiziano Nasser promettendo di cancellare lo Stato nato nel 1948, al trionfo totale. Leibowitz era un filosofo, un pensatore illuminato che qualcuno poi avrebbe definito la �coscienza morale� d’Israele. Ma le sue preoccupazioni allora sembravano sinceramente fuori luogo. Soltanto ai tempi dello scoppio della Prima Intifada, la rivolta popolare palestinese del 1987, avrebbero trovato ascoltatori.
Adesso, per�, non c’era spazio per il pessimismo realista dei profeti di sventura, anche i generali laici trascinati dall’entusiasmo parlavano di �miracolo�: gli israeliani avevano perso meno di 1.000 soldati, i caduti della coalizione araba erano invece almeno 18.000, oltre a migliaia di feriti e prigionieri. Il piccolo Davide aveva sbaragliato la coalizione dei Golia che lo volevano morto e ora, grazie alla nuova �profondit� strategica�, poteva proporre loro un accordo di pace in cambio del ritiro. Il suo territorio era pi� che triplicato, col risultato di vedere dimezzati i confini da difendere: a sud era stato preso tutto il Sinai, compresa la Striscia di Gaza; nel nord il controllo delle alture del Golan allontanava i cannoni siriani dalle acque contese e vitali delle fonti del Giordano e del lago di Tiberiade; soprattutto, era stata presa la Cisgiordania, compresa l’intera Gerusalemme orientale con il Muro del Pianto e gli altri luoghi Santi. E ci� era avvenuto senza che ci fosse un piano preciso.
Tutt’altro: sino all’ultimo il governo Eshkol aveva chiesto a re Hussein di Giordania di non intervenire. Lui per� era condizionato dalla propaganda della solidariet� araba e oltretutto il trionfo sembrava a portata di mano. �Nasser mi imbrogli�. Mi fece credere che gli aerei tracciati sui radar in rotta verso Tel Aviv fossero suoi all’attacco, invece, erano i caccia israeliani di ritorno dopo aver bombardato l’intera aviazione egiziana parcheggiata nelle basi�, ci avrebbe detto lui stesso durante un’intervista ad Amman nei primi anni Novanta. L’amaro dell’essere stato tradito dai �fratelli arabi� restava pi� doloroso che mai.
Occorre sottolineare che a quel punto la politica israeliana si ritrov� a dover improvvisare. Non esisteva un piano preciso su cosa fare dei territori appena conquistati e della loro popolazione. Nel passato David Ben Gurion aveva detto di non volere la Cisgiordania proprio per non stravolgere gli assetti demografici. Le convenzioni internazionali e l’Onu vietavano l’annessione delle terre conquistate con la guerra. Pi� tardi la posizione israeliana sarebbe stata quella di propagandare che i �tre no� al summit arabo di Khartoum nel settembre 1967 — no alla pace, no al riconoscimento e no al negoziato — avrebbero lasciato come unica via quella dell’occupazione. In realt�, il governo Eshkol il 19 giugno si era detto pronto alla pace con l’Egitto in cambio del Sinai (ma tenendosi la Striscia di Gaza) e con la Siria rendendo il Golan.

Quanto alla Cisgiordania, le cose erano pi� sfumate: il 25 giugno si decise di annettere Gerusalemme est e di proporre a re Hussein una trattativa per rimanere in controllo di alcune aree non meglio definite. La politica dei �fatti compiuti� intanto avanzava: vennero riaperti gli insediamenti a Gush Etzion e a Hebron. A Gerusalemme est le requisizioni di terre arabe per la costruzione di nuovi quartieri ebraici erano all’ordine del giorno. Nel gennaio 1969 erano gi� stati inaugurati 10 insediamenti sul Golan, 2 nel Sinai, 5 in Cisgiordania, con la prospettiva di nuovi a breve. Pi� avanti Yigal Allon avrebbe presentato un piano per l’annessione della valle del Giordano e le zone meno abitate della �Giudea e Samaria� bibliche.
Si ripresentava per� lo stesso quesito che dalla fine dell’Ottocento aveva smentito il celebre slogan sionista della �terra senza popolo per un popolo senza terra�. In verit�, una popolazione locale c’era e non aveva alcuna intenzione di andarsene. Nel 1948 oltre 700.000 palestinesi erano stati espulsi, e solo 150.000 avevano avuto il permesso di diventare cittadini israeliani. Dopo la guerra 19 anni dopo, circa 250.000 avevano ripreso la via dell’esilio, specie verso la Giordania della �sponda orientale�. Per�, quasi un milione e 200mila erano rimasti e tra loro si trovavano tanti profughi del 1948 (oggi i loro discendenti nelle zone controllate da Israele sono diventati circa 2 milioni e 200mila a Gaza e quasi 3 milioni in Cisgiordania, a fronte di circa 9 milioni e 500mila cittadini israeliani, di cui quasi 2 milioni arabi).
Le conseguenze politiche, sociali e militari della situazione scaturita dalla Guerra dei Sei Giorni furono sostanzialmente due: il conflitto arabo-israeliano si �palestinizzava�, nel senso che erano adesso l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) guidata da Yasser Arafat e le altre formazioni della guerriglia legate ai movimenti rivoluzionari socialisti a condurre la lotta. In Israele, intanto, cresceva il progetto di annettere i territori occupati, se non tutti, almeno buona parte di essi. La vittoria elettorale nel 1977 del partito nazionalista Likud guidato da Menachem Begin (dal 1948 avevano sempre prevalso i laburisti, tranne il periodo dell’unit� nazionale per la guerra del 1967) avr� come conseguenza l’aperto sostegno governativo alla colonizzazione. La politica dei �ponti aperti� con la Giordania e l’utilizzo della mano d’opera palestinese dei territori a basso prezzo nei cantieri e tra i campi agricoli israeliani favor� lo sviluppo economico, in parallelo tuttavia legava sempre pi� gli occupati agli occupanti. Ma all’integrazione economica non segu� affatto quella politica e ci� port� una situazione paragonabile all’Apartheid sudafricano.
Il 1968 vede crescere violenze e attentati. L’Olp opera dall’estero, ma anche da Cisgiordania e Gaza. I fedayeen attaccano gli israeliani dove possono, uccidono i collaborazionisti nei territori occupati. Israele reagisce col pugno di ferro. Arafat cerca allora defenestrare re Hussein per trasformare la Giordania in Stato palestinese da cui puntare sulla �sponda occidentale� del Giordano. Fu il �settembre nero� del 1970, che caus� migliaia di morti e la cacciata dell’Olp in Libano. Cresce il terrorismo caratterizzato da dirottamenti aerei, catture di ostaggi, violenze gravissime come la strage degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco nel 1972.
L’anno prima il comandante del fronte meridionale, generale Ariel Sharon, aveva deciso di �ripulire Gaza dal terrorismo una volta per tutte�: il coprifuoco venne imposto per settimane intere, i bulldozer militari cercarono di distruggere i tunnel e bunker sotterranei. Tre grandi campi profughi — Jabalyia, Rafah e Shati — vennero sventrati per costruire ampie strade che permettessero l’accesso rapido di blindati e tank.

Tre anni dopo, l’attacco a sorpresa degli eserciti egiziano e siriano colgono le difese israeliane impreparate. � la debacle nella Guerra del Kippur del settembre 1973. I tank egiziani sfondano la Linea Bar-Lev sul Canale di Suez e irrompono nel Sinai. A nord, le colonne siriane riprendono il Monte Hermon, quasi tutto il Golan e puntano a Tiberiade. L’incubo dell’annientamento cancella l’illusione d’invincibilit�. Golda Meir per un attimo pensa di ricorrere all’atomica e fa preparare i missili a Dimona. Gli americani fanno un ponte aereo ed evitano il peggio. Gli storici ritengono che proprio quello shock abbia preparato le condizioni per la Pace di Camp David sei anni dopo, quando Begin e Anwar Sadat si stringono la mano con la benedizione di Jimmy Carter: Israele si ritira dal Sinai (ma tiene Gaza) e in cambio l’Egitto normalizza le relazioni.
Quella pubblicata qui � la terza puntata di una serie di articoli per ricostruire la storia dello Stato d’Israele e delle guerre che ne hanno segnato la Storia, da quella di indipendenza a oggi. La prima puntata si pu� leggere qui, la seconda si pu� invece leggere qui.
12 novembre 2023 (modifica il 12 novembre 2023 | 21:41)
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