Qatargate, il divieto di parlare con la stampa per gli indagati

di Giuseppe Guastella

La mossa del giudice Dejaiffe, E l’ex pm Claise si candida alle Europee

Qatargate, il divieto di parlare con la stampa per gli indagati

In Italia probabilmente ci sarebbe stata una levata di scudi, in Belgio nessuno ha avuto niente da ridire sul divieto di parlare con la stampa che un giudice ha imposto agli indagati del Qatargate, tra i quali ben tre europarlamentari, per consentire all’inchiesta di “proseguire in un clima sereno”. Divieto arrivato quando sui giornali e su internet montavano da mesi le polemiche sulla scarsa propensione della magistratura di Bruxelles a rispettare i diritti delle persone coinvolte in un’inchiesta che sta mostrando tutte le sue debolezze a partire dalla consistenza delle prove e dal rispetto dei diritti. Una decisione della Camera di Consiglio ora ha annullato il divieto per “difetto di motivazione”.

La decisone dei giudici � un altro segnale che contribuisce gettare un’ombra sull’intero fascicolo venuto alla ribalta il 9 dicembre 2022 con gli arresti che misero in ginocchio di fronte all’opinione pubblica mondiale l’immagine gi� traballante del Parlamento europeo. Tra le persone arrestate c’erano Eva Kaili, eurodeputata greca del Pasok ed allora vice presidente dell’assemblea, Marc Tarabella, suo collega belga del gruppo Socialisti & Democratici, ed Antonio Panzeri, l’ex europarlamentare italiano di Articolo uno considerato il fulcro di presunte tangenti provenienti da Marocco, Qatar e Mauritania (che restano per ora solo un teorema indimostrato) e Francesco Giorgi, marito di Kaili considerato il socio di Panzeri. Nei mesi successivi fu arrestato anche Andrea Cozzolino, eurodeputato italiano del Pd. Tornarono tutti in libert� dopo vari mesi tra carcere ed arresti domiciliari, l’ultimo � stato a met� giugno Cozzolino.

Intanto ha lasciato l’indagine il celebrato giudice istruttore Michel Claise - noto magistrato interventista, idolatrato paladino anticorruzione, fervente massone e celebrato scrittore di romanzi - per un pesante conflitto di interessi (suo figlio � socio del figlio di Maria Arena, potente eurodeputata dalla presenza costante negli atti, ma indagata solo dopo che il giudice ha abbandonato). Il primo gennaio scorso, il giorno dopo essere andato in pensione, Claise non ha provato alcun imbarazzo ad annunciare la sua candidatura alle prossime elezioni federali di giugno nel partito D�fi di centro-sinistra inneggiando, guarda caso, alla lotta contro la corruzione. Tutto questo, compreso il trattamento di favore riservato alla Arena (� stata interrogata la prima volta solo il 9 febbraio scorso nonostante nove mesi prima fossero stati trovati 280 mila euro in contanti a casa del figlio, che poi � la sua), hanno infuocato le critiche sulla stampa internazionale e, solo parzialmente, su quella belga riguardo ai metodi e alla fondatezza delle indagini di Bruxelles.

Dopo mesi in cui non si sono certo sottratti alla stampa Kaili, che dall’inizio si batte con tenacia contro la violazione dei suoi diritti di parlamentare e di cittadina, Cozzolino, Tarabella e la stessa Arena, oltre a tutti i loro avvocati, il 22 dicembre il giudice istruttore Aur�lie Dejaiffe, che ha preso il posto di Claise, ha deciso di imporre il silenzio stampa con una decisione che, almeno in Italia, sarebbe incostituzionale perch� violerebbe l’art.21 della Carta sulla libert� di espressione.

Nell’ ordinanza, � scritto che era necessario imporre “il divieto di contatti con la stampa su tutto ci� che riguarda la presente indagine che � ancora in corso e richiede di proseguire in un clima sereno”.

Un atto che, data la situazione alla quale si � arrivati, pu� essere interpretato come un tentativo disperato di proteggere magistratura e polizia federale belga dalle critiche. Contro si � scagliato il difensore di Marc Tarabella, l’avvocato Maxim T�ller, che in un ricorso alla Camera di Consiglio di Bruxelles ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza, che riguarda anche altre restrizioni, perch� senza che venga precisata alcuna motivazione, viola “il diritto fondamentale alla libert� di espressione e alla difesa” che sono tutelati, tra l’altro, dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Costituzione del Belgio. Il divieto, per come � scritta l’ordinanza, si estende anche agli avvocati difensori i quali, invece, hanno il diritto per legge di poter parlare con la stampa se ritengono che ci� sia nell’interesse del loro assistito. Tutto questo senza che il giudice, sottolinea l’avvocato Maxim T�ller, abbia spiegato “come gli eventuali interventi (..) sulla stampa danneggerebbero il clima della presente indagine”.

Le perplessit� si alzano ulteriormente di livello se solo si pensa a come le autorit� belghe credono di poter limitare il diritto di espressione sull’indagine, ad esempio, degli europarlamentari Kaili e Cozzolino che, essendo liberi di tornare nei loro paesi o di recarsi in altri, parlassero con la stampa avvalendosi del diritto di parola tutelato dalle rispettive Costituzioni.

L’annullamento del divieto si estende anche a tutti gli altri indagati.

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15 febbraio 2024 (modifica il 15 febbraio 2024 | 20:24)

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