Bruxelles, commissari Ue e presidenze: la partita dell'Italia. Macron, Scholz e von de Leyen si vedranno senza Meloni

Al tavolo del Consiglio europeo i negoziatori sono: per il Ppe, che conta 13 leader, i premier polacco Tusk e greco Mitsotakis, per i socialisti (4 leader) il tedesco Scholz e lo spagnolo Sanchez, per i liberali (4) il dimissionario belga De Croo e la estone Kaja Kallas, che è data per favorita alla guida della diplomazia Ue, anche se ci sono ancora dubbi Il ticket von der Leyen alla Commissione con l’ex premier portoghese Costa al Consiglio europeo sembra favorito così come Metsola per il Parlamento Ue, che però decide autonomamente. Ma sarebbe un errore pensare che i giochi siano già chiusi. A margine del G7 a Fasano si è tenuto un incontro tra il presidente francese Macron (liberale), il cancelliere tedesco Scholz (socialista) e la presidente uscente della Commissione von der Leyen (popolare), mancava la padrona di casa Meloni, che in Europa fa parte della famiglia politica dei conservatori dell’Ecr. Del resto non avrebbe potuto essere altrimenti, perché da settimane socialisti e liberali dicono ai popolari che per sostenere von der Leyen non ci deve essere accordo con i conservatori dell’Ecr e con l’estrema destra di Identità e democrazia.
 
Ancora ieri Scholz ha collocato Meloni «all’estrema destra dello spettro politico», in un’intervista con i media del gruppo Alex Springer in cui ha detto che «ci sono tutte le indicazioni che von der Leyen potrà svolgere un secondo mandato». La cena di domani sarà cruciale per capire se i leader Ue troveranno un consenso sufficiente per formalizzare le nomine nel Consiglio europeo di fine giugno. Scholz ha detto che «tutti sono d’accordo» sul decidere «molto rapidamente» e «in un colpo solo». Macron ha espresso lo stesso auspicio, ma ha aggiunto: «È una discussione che si fa a 27».