
Sinner e il trionfo agli Australian Open: “Ora mi rimetto a lavorare. Sanremo? Preferirei non andare, io resto il ragazzo dell’altroieri”
Si è buttato a terra e ha guardato il cielo, Jannik Sinner, ricordando di essere nato in un mattino di sole tra le viole di un pascolo. «Avevo vinto, e ho provato tante emozioni. Ho pensato al grande lavoro fatto partendo dagli anni passati».
Quali emozioni?
«Troppe. Ci vuole un po’ di tempo per elaborare tutto. Ma in pochi secondi m’è passata davanti tutta la vita...».

Il primo Slam personale. Il primo di un italiano in Australia…
«Sì, e significa molto per me. Forse è la cosa più importante. Perché il supporto che ricevo ormai da anni, è incredibile. Essere in grado di rendere felice l’Italia oggi è fantastico, perché sento che i tifosi spingono anche me, mi fanno credere in me stesso. È una cosa che avverto come il pubblico fisicamente sugli spalti, e mi dà una forza come quando lo stadio è pieno con 15.000 persone che fanno il tifo per te o per il tuo avversario. È una sensazione incredibile».
Il mondo è rimasto positivamente colpito dalla dedica a mamma e papà.
«Volevo fare una cosa carina, far sentire speciali per un giorno anche loro. Di solito non mi piace parlare delle mie cose private. Ma dentro c’è anche mio fratello, naturalmente».
Comunque, Medvedev l’ha davvero costretta a scalare la montagna.
«Accidenti, mi aspettavo qualcosa di diverso da parte sua, ma non avevo immaginato che potesse essere così aggressivo. Davvero tanto. Ha giocato bene, molto bene per i primi due set, due set e mezzo. Non mi ha fatto toccare palla: questa è la verità. Ero un bel po’ nei guai, con due set da rimontare, in poco più di un’ora di gioco. Quindi ho solo cercato di rimanere positivo, cercando di attenermi al piano di gioco, che ho dovuto aggiustare un po’. Daniil è un giocatore incredibile...».

E cosa si pensa in quei momenti?
«Pensavo e ripensavo alle molte persone che guardavano anche da casa, in tv, quindi ho fatto del mio meglio per far vedere loro un match. Ho cercato di giocare alla pari, cercando di cogliere un paio di occasioni nel terzo set, cosa che ho fatto. Quando giochi una partita molto importante, la trama può cambiare di tanto in tanto, ed è stato così. Mi sono solo detto di cercare di rimanere in campo il più a lungo possibile, sapendo anche che Medvedev aveva trascorso tante più ore in campo di me. Più la partita andava avanti e meglio sarebbe stato per me. Penso che questa sia stata la chiave della finale».

Ha contribuito alla svolta anche quel plateale “che devo fare?” al suo box, con la risposta/consiglio di Vagnozzi, il suo coach.
«Sì, mi ha detto di fare un passo indietro sul servizio di Daniil, e in effetti la cosa ha aiutato. In più si cominciava a notare che Medvedev era in lieve calo fisico rispetto all’inizio».
E adesso? Tante cose cambieranno.
«Ma che cosa? Io sono sempre lo stesso ragazzo dell’altro ieri. Il momento è bellissimo, ma adesso ci tranquillizziamo e ci rimettiamo in riga».
In che senso?
«Semplice: c’è tanto lavoro da fare, e non vedo l’ora perché mi piace. Abbiamo realizzato una cosa bella, che ci fa capire che sto facendo le cose giuste. Quindi l’importante è vivere in modo sereno con il mio team e lavorare perché gli avversari ormai mi conoscono, s’è visto a Melbourne e dunque devo migliorare tanto».

Aumenteranno le pressioni: ormai è un personaggio pop.
«C’è sempre pressione, ma la pressione è un privilegio, no? Non ci sono molti giocatori che devono convivere con la pressione. Quindi diciamola così: mi piace ballare sotto la tempesta».
Giovedì sarà dal presidente Mattarella: ha preparato il discorso?
«No, ancora no...».
A proposito di ballare: ci sarebbe il Festival di Sanremo…
«Eh, Sanremo... non lo so, non ne ho idea. Però, conoscendomi, se posso non ci vado».
Meglio il tennis.
«La cosa che mi fa sentire libero, mi rende felice. Insieme allo sci. E anche alla Play con gli amici».