Perché un conflitto aperto con Hezbollah conviene a Israele: «Ovunque si nascondano li troveremo»

Il ministro della Difesa israeliano � stato esplicito: �Ovunque si nascondano li troveremo, incluso in luoghi molto distanti come Damasco e oltre. Il primo responsabile dei seri danni del Libano � Hezbollah e il principale responsabile delle molte vittime � Hassan Nasrallah, in persona�. Nasrallah � il clerico sciita libanese filoiraniano a capo di Hezbollah e sa da sempre di essere nel mirino di Israele. Da anni non si conosce dove viva, pare che cambi residenza ogni notte, senza preavviso, ma ora dovr� stare ancora pi� attento.

L’annuncio di Gallant vuol dire che Israele si impegner� in un’altra guerra contemporanea a quella di Gaza? Non � detto.

�Aumenteremo la frequenza di nostri attacchi ed espanderemo l’area di operazioni – ha detto Gallant -. Questo � quello che ho riferito in settimana a Washington al Segretario della Difesa Usa Austin, all’inviato speciale per il Medio Oriente Amos Hochstein e altri. E questo � ci� che ho ordinato di fare alle nostre Forze di Difesa del Comando Nord�.

Sin dal 7 ottobre il confine tra Israele e Libano � stato caldo. Hezbollah si � impegnato in un tiro di razzi verso Israele in solidariet� con i palestinesi di Gaza. �Non abbiamo intenzione di scatenare una guerra aperta contro Israele – hanno detto i leader di Hezbollah -, ci basta tenere impegnato parte dell’esercito sionista perch� non si possa concentrare sulla Striscia di Gaza�. Il risultato sono stati lanci di razzi, granate da mortaio e missili dal confine libanese e risposte sempre pi� in profondit� di Israele con artiglieria, missili e jet fighter. Tra tutti e due quasi 5mila attacchi registrati dalla forza internazionale di caschi blu dell’Onu che controlla il (non) rispetto della tregua tra i due Paesi. C’� una Risoluzione Onu, la 1701, che vieterebbe di schierare armi vicino al confine, nessuno la rispetta. I civili dei due lati del confine, circa 150mila, sono sfollati verso zone pi� sicure.

Secondo fonti di stampa, Israele gi� l’11 ottobre era pronto a lanciare un massiccio bombardamento preventivo sulle basi militari di Hezbollah. Pare che Washington l’abbia impedito per timore di veder deflagrare una guerra regionale. In cambio del contenimento israeliano, gli Usa schierarono ben due portaerei davanti alle coste libanesi come chiaro messaggio di supporto alla Stato ebraico. Hezbollah ha mantenuto un fuoco di disturbo verso Israele limitato nel 99% dei casi a pochi chilometri dal confine, Tel Aviv ha via via allargato il raggio d’azione delle sue risposte fino a colpire presunte basi militari della milizia nel nord del Libano, ma anche vicino all’aeroporto della capitale siriana Damasco, nella siriana Aleppo (come ieri), in Iraq e persino in Iran.

A chi conviene la guerra? Non ad Hezbollah che sa di non poter proteggere il Libano dai cacciabombardieri israeliani. I danni ad obbiettivi civili e infrastrutture potrebbero rovinare la gi� precaria economia libanese e compromettere il ruolo politico di Hezbollah come partito di governo. L’arsenale di Hezbollah � consistente: da 130 a 200mila missili di cui almeno 30mila a lunga gittata e abbastanza potenti da poter infliggere pesanti danni alle citt� israeliane. La forza di Hezbollah, temprata dalla guerra in Siria e dall’esperienza del 2006 contro l’occupazione israeliana, � di molto superiore a quella di Hamas. Ma se dal punto di vista militare, forse Hezbollah potrebbe accrescere la sua fama nella Regione, dal punto di vista politico potrebbe perdere il consenso di cui gode tra i libanesi.

Un conflitto aperto con Hezbollah potrebbe convenire di pi� a Israele. Essenzialmente per due ragioni tattiche e per una di politica interna.

A livello militare una campagna aerea di distruzione degli arsenali di Hezbollah e di uccisione dei suoi leader servirebbe a ridurre la forza del nemico prima che questo decida di usare il suo arsenale missilistico. I bombardamenti aiuterebbero anche ad indebolire un alleato di ferro dell’Iran com’� Hezbollah prima di un accordo sulla questione palestinese con gli altri attori regionali. Dal punto di vista politico un nuovo fronte Nord servirebbe invece al governo israeliano per continuare a governare con il gabinetto di emergenza. Il senso di insicurezza che ha traumatizzato gli israeliani dopo la sanguinosa incursione terroristica del 7 ottobre ha forse bisogno di essere medicato disarmando non solo Hamas, ma anche l’�altro nemico�, il pi� poderoso Hezbollah. Ritardando le elezioni a causa dei due conflitti, il premier Benjamin Netanyahu otterrebbe anche il risultato di guadagnare tempo per riconquistare la sua fama di Mr Security andata perduta con la strage del 7 ottobre.

Gli Usa restano contrari all’escalation del conflitto a livello regionale e Israele, attaccando, potrebbe provocare una reazione di Hezbollah tale da mostrare altre falle nel sistema di sicurezza garantito da Netanyahu agli elettori.

Se tutti gli attori stanno seguendo un comportamento razionale, la guerra non conviene a nessuno. Forse, da parte di Tel Aviv si tratta di ferire il movimento filoiraniano per costringerlo ad accettare una soluzione diplomatica pi� conveniente. Forse. Se invece predominano le emozioni, tutto � possibile.