Esce gioved� 16 ottobre per Adelphi �Sull’eguaglianza di tutte le cose�, nato dall’esperienza dell’autore a Princeton. La scienza ci mostra una realt� instabile e interconnessa: per afferrarne il senso, dimentichiamo i vecchi paradigmi. Mercoled� 22 la presentazione a Milano
Carlo Rovelli (Verona, 1956; foto LaPresse), fisico teorico
�Il tavolo � rosso�; �Socrate va ad Atene�. La filosofia, per Aristotele, nasce e si fonda su un’intuizione molto semplice: quella di una corrispondenza tra il nostro linguaggio (e pensiero: il logos, in greco) e la realt�. In effetti, il nostro linguaggio � fatto da soggetti che compiono (o subiscono) azioni, o hanno propriet�. Ma questo non fa che rispecchiare la realt�, che si compone appunto di �cose� (sostanze, le chiamava Aristotele) che fanno o subiscono azioni, o hanno propriet�. Il tavolo, che � rosso; Socrate, che va a Atene. Sembra tutto ovvio, e la scienza moderna (quella che studiamo a scuola), pur con tutte le sue rivoluzioni, non ha fatto che spostare questa intuizione a un livello pi� elementare: gli ingredienti primi della realt� sono delle particelle elementari, dotate di propriet� primarie, che si muovono nello spazio.
Non � cos�, per�. L’intuizione di Aristotele si fondava sulla nostra esperienza, costruiva la realt� a partire da come noi ne facciamo esperienza. Ma la nostra esperienza � limitata, e la realt� � pi� ricca, e molto diversa da quello che appare a noi. Come il bambino che scopre che il mondo non � come il villaggio natio, cos� anche noi dovremmo imparare ad adattare i nostri concetti a questa �nuova� realt� che la rivoluzione quantistica ci sta portando davanti agli occhi. La fisica quantistica sta dimostrando una grandissima efficacia nel rendere conto dei fatti del mondo. Ma comporta una �radicale revisione dei nostri concetti� (ad esempio quelli di spazio, tempo, velocit�, ma anche libert�), degli schemi mentali che usiamo per pensare il mondo: la sfida non � trovare idee nuove, ma liberarci da idee che sembrano ovvie (�la scienza � spesso scoprire che cose che credevamo di sapere con certezza sono invece sbagliate�). Di questo trattano le lezioni americane di Carlo Rovelli (Sull’eguaglianza di tutte le cose. Lezioni americane, in uscita oggi per Adelphi). Quali sono le implicazioni, filosofiche e concettuali, della rivoluzione scientifica in corso?
Non si tratta dei soliti paradossi. � proprio la nostra concezione complessiva della realt� che va rimessa completamente in discussione. Lo abbiamo appena osservato: siamo abituati a pensare alla realt� come se fosse formata da oggetti dotati di propriet�, indipendenti gli uni dagli altri, che occupano precise posizioni nello spazio e nel tempo (le sostanze, gli atomi). Ma la realt� � altro: �Nel mondo non esistono oggetti, spazio vuoto, modi assoluti per localizzare eventi, non significa nulla dire che qualcosa rimane nello stesso luogo�. Dobbiamo abbandonare �l’idea che il mondo possa essere pensato come composto da cose che hanno sempre propriet� proprie, indipendentemente da altro�. I fenomeni quantistici non sono pensabili come oggetti provvisti di propriet� indipendenti, perch� le loro propriet� si manifestano sempre in relazione agli altri fenomeni con cui interagiscono. Non c’� nessuna grammatica elementare: di indipendente, separato o determinato non c’� proprio nulla. �Il mondo � inestricabilmente connesso�. La realt� sono processi che si influenzano l’un l’altro.
Un elettrone viene sparato attraverso una doppia fenditura: il modo in cui registriamo il suo passaggio varia in dipendenza dalla misurazione (e da chi lo misura). Il gatto nella scatola � sia vivo sia morto, fino a quando Marco apre la scatola (il famoso esperimento mentale di Schr�dinger). Di pi�, per un osservatore esterno Paolo che guardasse Marco, il gatto � ancora sia vivo sia morto (e Marco � ancora nella posizione in cui potrebbe vedere il gatto sia vivo sia morto, anche se lo ha gi� visto o vivo o morto!), mentre se avesse osservato il gatto questo sarebbe o vivo o morto (questo � l’esperimento mentale di Wigner). E per noi che osserviamo Paolo? La domanda ha poco senso. Non ha senso chiedersi �cosa succede� in assoluto (questo gatto benedetto � vivo o morto?): la realt� si realizza solo nell’interazione (il gatto � in un modo per Marco, in un altro modo per l’amico, in base alle diverse interazioni). Non esiste una realt� univoca, stabile, oggettiva, a cui fare riferimento. �Tutto ci porta verso un pensiero che � fatto di relazioni, processi, prospettive�. �La realt�, come ci appare oggi, � pi� tenue di quella immaginata da vecchi modelli fisici o metafisici: � fatta di eventi discontinui, probabilistici, impermanenti, situati l’uno rispetto all’altro. Non vive in uno spazio, non si dipana in un tempo�.
Sono tesi che lasciano sbalorditi, e che contrastano nel modo pi� netto con la tradizione dominante del pensiero occidentale, sempre in cerca delle cose in s�, del fondamento ultimo di tutte le cose (la materia, Dio, le idee platoniche o le sostanze aristoteliche, gli atomi e via di seguito: gli esempi non mancano). Un pensatore vissuto in India circa duemila anni fa aiuta a fare chiarezza (a questo dovrebbe servire la filosofia: a suggerire modi originali per pensare con efficacia il mondo). Nagarjuna, a cui Rovelli aveva gi� dedicato un capitolo in Helgoland. Le cose sono �vuote�: esistono, ma non hanno una natura propria e indipendente; le cose esistono grazie a, in riferimento a, in funzione di, dalla prospettiva di qualcos’altro. Non si tratta di negare la realt�, insomma, bens� di riaffermarne il carattere relazionale. Osservando una nuvola vedo un drago: chiaramente il drago non esiste di per s�, ma in dipendenza dall’incontro fra me e la nuvola. Per Nagarjuna lo stesso ragionamento vale anche per la nuvola. E pure per noi: anche noi e la nuvola siamo entit� prive di una natura di per s�, perch� sempre dipendenti dalle relazioni con le altre cose. Strano? Eppure, questa � la concezione della realt� che si ricava dallo studio della fisica quantistica. La realt� �� un gioco di specchi� (e non c’� niente al di fuori di questo gioco di rimandi).
� anche una teoria della conoscenza. Inutile aspirare a una oggettivit� che non esiste; dobbiamo rinunciare all’idea che sia possibile conoscere le cose in modo distaccato, come se potessimo abbracciarle dall’esterno. �Il mondo lo descriviamo sempre dal di dentro�. � un punto decisivo: anche noi facciamo parte di questo insieme di relazioni variabili che � la realt�. Standone all’interno non potremo mai averne uno sguardo completo. La conoscenza � sempre soggettiva e parziale: � prospettica. Una certezza assoluta ci � dunque preclusa, ma non c’� bisogno di strapparsi le vesti (al contrario: la certezza, come insegnava Socrate, troppo spesso ci impedisce di aprire gli occhi di fronte a ci� che ci sta davanti). L’obiettivo non � quello di agganciare le mie conoscenze a una realt� ultima, bens� intrecciarle tra di loro in modo che costituiscano un tutto coerente (per quanto possibile) che mi permetta di muovermi in quella realt�.
�Esiste soltanto un vedere prospettico, soltanto un “conoscere” prospettico; e quanti pi� affetti lasciamo parlare sopra una determinata cosa, quanti pi� occhi, differenti occhi, sappiamo impegnare in noi per questa stessa cosa, tanto pi� completo sar� il nostro “concetto” di essa, la nostra “obiettivit�”�. Questo non � Rovelli, ma Nietzsche: e aiuta a cogliere un punto decisivo della teoria di Rovelli (che, come i suoi pacchetti di quanti, non � mai dove uno si aspetta di trovarlo). In un’epoca ossessionata dal bisogno di certezze e semplificazioni, Rovelli prende la direzione opposta, difendendo un approccio pluralista alla realt�: si rifiuta insomma di rivendicare per la scienza (o, ancora pi� specificamente, per la fisica) un potere che non ha, quello di essere l’unico sapere in grado di spiegare “veramente” la realt�. �Chi dice che, se conosciamo le equazioni fisiche del mondo, sappiamo tutto del mondo dice, io credo, una sciocchezza�. I modelli scientifici non sono specchi che riflettono la realt�: sono strumenti che ci permettono di coglierne alcuni aspetti, consentendoci di pensare a ci� che accade in modo efficace. Ma la realt� � anche altro, e anche gli altri saperi servono, allora: ci aiutano a leggere vari aspetti della realt�. �Impariamo sugli esseri umani attraverso la letteratura e la poesia, impariamo gli uni dagli altri, parlando e ascoltando ogni giorno, interagendo fra noi. Ciascuno di questi approcci descrive la realt�.
Il confronto con Nietzsche ci permette di introdurre anche un’altra questione, non meno importante. Parlare della realt� � interessante, appassionante. Ma non meno appassionante � la discussione circa ci� che consegue dalla scoperta che la realt� ha perso un centro unificatore (un tempo lo si sarebbe chiamato Dio). Siamo convinti che esista una realt� stabile — la meccanica quantistica ci costringe a �una radicale revisione� delle nostre concezioni. E le realt� morali? Esistono il bene e il male? E il giusto e l’ingiusto? Esistono, ma non indipendentemente da noi. Esistono, ma al plurale — non in s� come entit� assolute, ma come espressione della pluralit� dei nostri punti di vista. Sono radicate �nella nostra natura e nella nostra cultura�, sono �un’espressione profonda di ci� che siamo�: anche i valori morali �sono fatti che riguardano il nostro mondo�. Non � banale relativismo, e Rovelli ha buon gioco a smascherare le debolezze di chi � in cerca di certezze assolute pena il crollo della civilt�. Semplicemente, ci ricorda che ricondurre tutto all’opposizione tra luce e ombra, bene e male, non serve a molto. �Vivere � scegliere�: dobbiamo imparare a navigare fra spinte diverse, prendendoci la responsabilit� delle nostre decisioni, cercando la soluzione migliore. � pi� faticoso, ma cos� �. Perch� tutto � interrelato: non � una verit� quantistica soltanto, � la realt� di tutti i giorni.
L’incontro a Milano con l’autore mercoled� 22 ottobre
Un invito a indagare le implicazioni filosofiche della rivoluzione scientifica in corso arrivato alla fine del 2024 dall’Universit� di Princeton, dipartimento di Filosofia: nasce da qui �Sull’eguaglianza di tutte le cose�, il nuovo libro di Carlo Rovelli. L’autore lo presenter� con il direttore del �Corriere� Luciano Fontana mercoled� 22 ottobre alle 20.30 al Teatro dal Verme di Milano (via San Giovanni sul Muro 2) e in streaming su �Corriere.it�.
16 ottobre 2025 (modifica il 16 ottobre 2025 | 09:41)
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